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Documento - Scuola Superiore di Studi Storici, Geografici ...

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ANTONIO ROTONDÒ<br />

fratribus quod erant demones». 295 Della sua volontà <strong>di</strong> dare ampia <strong>di</strong>ffusione<br />

a queste ragioni della sua polemica contro l’or<strong>di</strong>namento ecclesiastico<br />

si conosce un solo episo<strong>di</strong>o: la sua proposta al pittore Girolamo Comi,<br />

incontrato nel duomo, <strong>di</strong> riprodurre una «carta stampata», il cui contenuto<br />

più tar<strong>di</strong> il Comi descrisse all’inquisitore così: vi «erano alcuni vescovi<br />

che dormivano et alcuni lupi che portavano via le pecore et alcuni<br />

vescovi che giocavano et alcuni cappellani che lasciavano portar via le<br />

pecore et alcune volpi vestite da frati che pre<strong>di</strong>cavano alli agnelli». 296 La<br />

circolazione <strong>di</strong> questa «carta stampata» giunta a Modena nelle mani del<br />

Rangoni e popolata <strong>di</strong> figure (lupi, volpi, agnelli) ricorrenti nella libellistica<br />

antiromana, figurata e non, del tempo, è un’ulteriore testimonianza<br />

dell’uso propagan<strong>di</strong>stico che <strong>di</strong> questo genere <strong>di</strong> immagini («cartelli impii<br />

et vituperosi» li chiamava il nunzio a Venezia Fabio Mignanelli) 297 si faceva<br />

anche in Italia: un uso sul quale si conoscono varie testimonianze generali,<br />

ma la cui <strong>di</strong>mensione quantitativa resta tuttora inesplorata. 298<br />

Neppure il caso del Rangoni è un’eccezione. La configurazione della<br />

Chiesa romana come personificazione dell’Anticristo è un tema ricorrente<br />

nella documentazione inquisitoriale modenese (nelle ammissioni, sia<br />

pure reticenti, degli stessi inquisiti, oltre che nelle accuse contro <strong>di</strong> essi).<br />

Una delle <strong>di</strong>fficoltà nel precisarne le <strong>di</strong>mensioni e le variazioni <strong>di</strong> significato<br />

<strong>di</strong>pende da una particolarità delle fonti, alla quale s’è già accennato.<br />

Nel 1568, l’anno in cui si concentra il maggior numero <strong>di</strong> processi (e<br />

perciò la maggior quantità <strong>di</strong> documenti), la certezza dell’assoluzione in<br />

forza del noto privilegio concesso da Pio V al Morone provocò un gran<br />

295 Ibid.<br />

296 Ibid., busta 5, Processi 1568, «Liber undecimus», processo Girolamo Comi, costituto<br />

del 22 marzo 1568. Il Comi <strong>di</strong>sse d’essersi rifiutato <strong>di</strong> riprodurre l’immagine.<br />

297 Ve<strong>di</strong> sopra, nota 110.<br />

298 Un esempio caratteristico è quello descritto dal residente estense a Venezia Tebaldo<br />

Tebal<strong>di</strong> in una lettera a Ercole II del 9 <strong>di</strong>cembre 1544: «Da Trevigi è stato mandato al legato<br />

apostolico uno Christo in croce stampato in un foglio <strong>di</strong> carta reale, con un arbore pieno <strong>di</strong><br />

detti della Scrittura, che conchiudono niuno essere ubligato a far opera buona, volendosi<br />

salvare, impercioché Christo, con la sua passione ha supplito per tutti» (Modena, Archivio <strong>di</strong><br />

Stato, Cancelleria ducale: Ambasciatori, Venezia, busta 33/85, II, 66). Un esempio interessante<br />

è la figura commissionata dal noto pre<strong>di</strong>catore Andrea Ghetti da Volterra a «un più saggio<br />

pittore che non è il Michelangelo» e da lui stesso descritta al car<strong>di</strong>nale Benedetto Accolti in<br />

una lettera del luglio 1544 (GIGLIOLA FRAGNITO, Un pratese cit., p. 24). Un esemplare della<br />

medaglia <strong>di</strong> cui si parla nella testimonianza sulla propaganda <strong>di</strong> un abitante <strong>di</strong> Oderzo (cfr.<br />

GIOVANNA PAOLIN, I conta<strong>di</strong>ni anabattisti <strong>di</strong> Cinto, «Il Noncello», n. 50, 1980, p. 93) è riprodotto<br />

in Forme e destinazione del messaggio religioso cit., p. 96, tavv. 3-4.<br />

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