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Documento - Scuola Superiore di Studi Storici, Geografici ...

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II - ANTICRISTO E CHIESA ROMANA<br />

tutte le redazioni sono i due punti essenziali del messaggio che l’autore<br />

affida al libro: il papa è l’incarnazione pienamente attuata dell’Anticristo;<br />

il cristiano ha il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere e il dovere <strong>di</strong> confutare, sulla base<br />

delle Scritture, i principi <strong>di</strong>storti e le perverse strategie con cui esso è riuscito<br />

a modellare la realtà storica del cristianesimo. È la proposta e insieme,<br />

attraverso la narrazione della metamorfosi <strong>di</strong> Marforio, l’interlocutore<br />

<strong>di</strong> Pasquino, la descrizione d’un passaggio non facile dal rifugio mistico<br />

nell’esaltazione della fede alla rappresentazione della Chiesa come costruzione<br />

e personificazione dell’Anticristo. È il riscontro <strong>di</strong> questo passaggio<br />

che bisogna cercare nei documenti, se si vuole identificare, al <strong>di</strong> là<br />

d’una originaria concor<strong>di</strong>a sulla centralità e l’unicità della fede giustificante,<br />

processi che in quegli anni si arrestano e altri che si evolvono e si<br />

ra<strong>di</strong>calizzano.<br />

Con Marforio, l’itinerario descritto dal Curione comincia, per così<br />

<strong>di</strong>re, da zero. In lui Curione impersona il tipo <strong>di</strong> credente dalla formazione<br />

rigidamente tra<strong>di</strong>zionale: non ha letto il Vangelo; ha solo familiarità<br />

(«solum assuevi») con le Clementine e con le Decretali. 86 Nonostante<br />

la sua armatura canonistica («tot annis in iure canonico et subtilitatibus<br />

Ioannis de gamba rotta versatus sum»), 87 Marforio ha <strong>di</strong>sponibilità a informarsi<br />

<strong>di</strong> tutte le strane e rumorose novità che sente intorno. E va da<br />

Pasquino. La curiosità <strong>di</strong> Marforio è dapprima puntigliosa: se, a proposito<br />

del culto dei santi, Pasquino parla, senza tante <strong>di</strong>stinzioni, <strong>di</strong> usanze idolatriche,<br />

lui lo avverte: «De <strong>di</strong>is Christianorum loquimur, Pasquille»; e<br />

trova sconveniente parlarne come se si trattasse <strong>di</strong> inezie lucianesche<br />

(«mittamus nugas Lucianicas suo authori»); 88 uso ad apprendere soltanto<br />

attraverso il genere <strong>di</strong> comunicazione assertiva, ha <strong>di</strong>fficoltà a seguire le<br />

finezze maieutiche del Curione («nimis Socratice mecum <strong>di</strong>sputas»). 89 È<br />

ovvio che, come vuole l’intenzione e il genere stesso del <strong>di</strong>alogo, alla fine<br />

Marforio è vinto: alla fine della prima e<strong>di</strong>zione, si congeda con la<br />

promessa <strong>di</strong> essere «sincerus et Christianus»; e alla fine delle e<strong>di</strong>zioni accresciute,<br />

si licenzia desideroso che Pasquino mantenga presto la promessa,<br />

nientemeno, «<strong>di</strong> fargli vedere ancora in estasi la rovina del mondo e ’l<br />

iu<strong>di</strong>cio tremendo <strong>di</strong> Giesù Christo». 90 Tuttavia, l’itinerario <strong>di</strong> Marforio<br />

86 Pasquillorum tomi duo cit., II, p. 466.<br />

87 Ibid., II, p. 435.<br />

88 Ibid., II, p. 428.<br />

89 Ibid., II, pp. 436-437.<br />

90 Pasquino in estasi cit., p. 274.<br />

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