Documento - Scuola Superiore di Studi Storici, Geografici ...
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II - ANTICRISTO E CHIESA ROMANA<br />
dro religioso, politico e sociale romano, le pasquinate, come ogni altra<br />
forma <strong>di</strong> libellistica analoga, hanno, invece, ben altra efficacia e comunque<br />
ben altra intenzione allorché, <strong>di</strong>ffuse fuori della cornice del mondo<br />
romano o prodotte fuori <strong>di</strong> Roma, si accompagnano alla <strong>di</strong>ffusione e alla<br />
lettura <strong>di</strong> scritti che dalla realistica descrizione della corruzione della<br />
Chiesa traggono o suggeriscono la riprova della necessità <strong>di</strong> contestazioni<br />
più ra<strong>di</strong>cali delle istituzioni e del mondo <strong>di</strong>leggiati e vituperati da Pasquino.<br />
A questo genere <strong>di</strong> efficacia pensava a Basilea il teologo Wolfgang<br />
Wissenburg, quando nel 1555, in anni <strong>di</strong> rinato interesse per la satira<br />
pasquillesca a un decennio dalla famosa raccolta del Curione, incluse le<br />
pasquinate tra le altre forme <strong>di</strong> letteratura <strong>di</strong> larga <strong>di</strong>ffusione, efficace per<br />
la denuncia della corruzione della Chiesa (figurazioni per ogni genere <strong>di</strong><br />
persone «non minus doctis quam appositis», cantilene, scritti allusivi,<br />
profezie ecc.). 121 Limitiamoci a un solo esempio.<br />
Nel maggio del 1568, alla domanda dell’inquisitore se fosse <strong>di</strong> sua<br />
mano una copia del Divi Severi episcopi Neapolitani vaticinium mirabile, il<br />
padovano Marziale Clementi rispose che si trattava <strong>di</strong> «pasquinate, et chi<br />
cercasse – aggiungeva – le case <strong>di</strong> questa terra el se ghe ne troveria in tutte<br />
de qualche sorte». 122 Evidentemente, nella <strong>di</strong>chiarazione del Clementi il<br />
termine pasquinate, esteso alla nota Prophetia Sancti Severi (vedremo quale<br />
ridendo il mondo de sommi pontifici, prelati et ministri dela chiesa santa» (Epistolae mixtae<br />
ex variis Europae locis ab anno 1537 ad 1556 scriptae, nunc primum a patribus Societatis Iesu in lucem<br />
e<strong>di</strong>tae, Matriti, excudebat Augustinus Avrial, t. IV, 1900, pp. 598-599; in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong><br />
Ottavia Niccoli, che ringrazio).<br />
121 Antilogia Papae: hoc est de corrupto ecclesiae statu, et totius Cleri Papistici perversitate. Scripta<br />
aliquot veterum authorum, ante annos plus minus CCC et interea: nunc primum in lucem eruta, et ab<br />
interitu vin<strong>di</strong>cata. Cum praefatione D. Wolfgangi Wissenburgii Theologi Basiliensis, ex officina<br />
Ioannis Oporini, 1555, pp. a 6v-7r: «Hos [<strong>di</strong>fensori della vera fede] autem de<strong>di</strong>t [Dominus]<br />
non unius generis, sed <strong>di</strong>versos ac variis mo<strong>di</strong>s armatos [...]. Pasquilli (ut vocant) quibus non<br />
nuper, sed ab ingruente fere errore liberius semper, etiam in ipsa urbe Roma et pontificis<br />
conspectu, Romanensium vicia et cleri statum corruptissimum corripere licuit. Quod praeter<br />
<strong>di</strong>vinam or<strong>di</strong>nationem factum esse minime censendum est: utcunque lusum eam rem fecerint<br />
pontifices».<br />
122 Venezia, Archivio <strong>di</strong> Stato, Sant’Ufficio dell’Inquisizione, busta 25, Contra Martialem <strong>di</strong><br />
Clemente, costituto del 26 maggio 1568. L’importanza <strong>di</strong> questo processo va molto al <strong>di</strong> là<br />
dell’utilizzazione che se ne fa qui. Si compone <strong>di</strong> due serie <strong>di</strong> costituti e interrogatori testimoniali:<br />
quelli padovani, dal 15 aprile 1567 al 21 luglio 1568; quelli veneziani dal 19 agosto<br />
al 26 ottobre 1568. Gli atti padovani sono in copia spe<strong>di</strong>ta a Venezia. La fase veneziana del<br />
processo si chiude con una <strong>di</strong>chiarazione dei giu<strong>di</strong>ci («videntes eum debilem, macilentum et<br />
languidum») <strong>di</strong> inabilità dell’imputato alla tortura. Il processo fu probabilmente revocato<br />
dalla Congregazione del Sant’Ufficio, alla quale fin dal luglio del 1568 l’inquisitore padovano<br />
aveva inviato gli atti e parte delle carte dell’imputato insieme col quesito «se egli sia da<br />
esser iu<strong>di</strong>cato per heretico convinto <strong>di</strong> violente suspicione e presoncione overo <strong>di</strong> vehemente».<br />
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