Documento - Scuola Superiore di Studi Storici, Geografici ...
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ANTONIO ROTONDÒ<br />
vide vent’anni dopo, quando l’inquisitore Antonio Balduzzi mise in atto<br />
la stessa severa azione repressiva con cui aveva operato Girolamo Muzzarelli.<br />
Agli inizi del 1567, la fuga in Valtellina del più noto inquisito bolognese<br />
<strong>di</strong> quell’anno, Giovanni Battista Bovio, fu, non l’esito della vicenda<br />
religiosa d’un isolato, ma il <strong>di</strong>stacco da un contesto <strong>di</strong> complicità e <strong>di</strong><br />
contemporanee condanne <strong>di</strong> uomini dello stesso ceto sociale alto: pochi<br />
mesi dopo, il gentiluomo Matteo Lupari confesserà d’aver «dato certi denari<br />
ad uno heretico, per mandarli a Chiavenna a Battista dei Boi heretico<br />
fugitivo». 213 E la sentenza <strong>di</strong> condanna a morte in contumacia <strong>di</strong> Girolamo<br />
Vittori delinea una figura la cui attività determinò la sorte degli altri<br />
numerosi gentiluomini (Paolo e Matteo Lupari, Antonio Ludovisi, Girolamo<br />
Guastavillani, Ludovico Fiera) che nello stesso anno il Balduzzi sottopose<br />
a processo. 214<br />
Sembra, invece – per quanto è possibile dedurre da una documentazione<br />
estremamente frammentaria – che l’azione inquisitoria del 1549<br />
abbia posto fine a quella promiscuità sociale che aveva caratterizzato il<br />
movimento eterodosso bolognese nel decennio precedente. È quanto risulta<br />
dalle vicende ancora sconosciute d’un consistente gruppo <strong>di</strong> popolani<br />
– merciai, tessitori, tintori, battilana, pittori, stracciaiuoli, sarti, cia-<br />
213 Dublino, Library of Trinity College, ms. 1224, c. 165 (cfr. T. K. ABBOTT, Catalogue<br />
of the Manuscripts in the Library of Trinity College, Dublin, Dublin and London, 1900, n. 89, p.<br />
248; KARL BENRATH, Atti degli Archivi romani della Biblioteca della Trinità in Dublino, «La rivista<br />
cristiana», VIII, 1880, p. 141). Per l’identificazione esatta della figura e della provenienza sociale<br />
del Bovio ve<strong>di</strong> ora MARIO FANTI, Un progetto cit., pp. 326-330; sul suo pensiero durante<br />
l’esilio DELIO CANTIMORI, Eretici italiani del Cinquecento cit., pp. 313-315, 343.<br />
214 ANTONIO BATTISTELLA, Il S. Officio cit., p. 185: «... se veluti caput et magistrum in civitate<br />
Bononia professum fuisse, esse, habuisse errores et haereses huiusmo<strong>di</strong> et inter alios<br />
<strong>di</strong>sseminando et quamplures personas edocendo et in talibus erroribus et haeresibus inducendo<br />
et instruendo et aliis haereticis libros haereticales ope, consilio et auxilio favisse eosque<br />
caeteros ad scholam et in propriis ipsius Hieronymi ae<strong>di</strong>bus convocando et ipsis convocatis<br />
legendo et cum eis super talibus erroribus et haeresibus ut in suum sensum et errores<br />
ipsos ac haereses traheret et confirmaret tractando, <strong>di</strong>sputando, <strong>di</strong>sserendo, aliquid <strong>di</strong>cendo<br />
et faciendo ac procurando ut quamplures lucrifaceret ad sui ipsius ac caeterorum haereticorum<br />
sectam per<strong>di</strong>tissimam». La sentenza è del 22 marzo 1567. La data delle sentenze riguardanti<br />
gli altri gentiluomini bolognesi (20 settembre 1567) sembra in<strong>di</strong>care che il proce<strong>di</strong>mento<br />
contro <strong>di</strong> loro fu una conseguenza del processo contro il Vittori. Nella sentenza <strong>di</strong><br />
condanna del Guastavillani si legge: «Havendo notitia il padre Inquisitore <strong>di</strong> Bologna che tu,<br />
Hieronimo Guastavillani, figliuolo <strong>di</strong> messer Angelo Michele gentilhuomo bolognese, eri<br />
sospetto de heresia et che, essendo stato a<strong>di</strong>mandato se sapevi che Hieronimo Vittorio fosse heretico<br />
et in casa sua si facessero conventicole, l’havevi negato, sapendo essere vero» (Dublino, Library<br />
of Trinity College, ms. 1224, cc. 203r-204r). Per la presenza del Vittori a Ginevra nel<br />
1567 ve<strong>di</strong> JEAN BARTHÉLEMY G. GALIFFE, Le refuge italien de Genève aux XVI e et XVII e siècles,<br />
Genève, H. Georg, 1881, p. 159.<br />
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