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Documento - Scuola Superiore di Studi Storici, Geografici ...

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II - ANTICRISTO E CHIESA ROMANA<br />

quali «questi sacerdoti <strong>di</strong> Venere e <strong>di</strong> Bacco più facilmente si cavano tutte<br />

le loro voglie con la roba, anzi con il sangue delle vedove et pupilli». 132<br />

E non perdeva occasione per <strong>di</strong>chiarare che «non è più cativa fede al<br />

mondo quanto tra preti, frati et car<strong>di</strong>nali». 133 A ogni colpo <strong>di</strong> scandaglio<br />

nelle carte e nelle convinzioni del Clementi, le accuse si facevano via via<br />

più gravi: ad esempio, d’aver negato i miracoli e la venerazione dei santi,<br />

«a tanto de <strong>di</strong>re che Giesù Christo farebbe bene a scaciarli dal para<strong>di</strong>so»<br />

(sulla base <strong>di</strong> appunti sul canone Venerabiles e sul salmo CXXXIV, 15, Simulacra<br />

gentium argentum et aurum, opera manuum hominum); d’aver negato<br />

la presenza reale del corpo e del sangue <strong>di</strong> Cristo nell’eucaristia (sulla base<br />

del «liberculus manuscriptus»); d’aver sostenuto che non bisogna perseguitare<br />

gli eretici (sulla base d’una scrittura a stampa «cartarum quinque<br />

cum <strong>di</strong>mi<strong>di</strong>a, in quarto»); e così via. 134<br />

Una simile compenetrazione <strong>di</strong> negazioni ra<strong>di</strong>cali della tra<strong>di</strong>zione<br />

dottrinale e insieme <strong>di</strong> propaganda antiecclesiastica ispirata al genere della<br />

derisione pasquillesca, non era un’eccezione. Il processo del Clementi è<br />

tra i non pochi che documentano l’ampiezza <strong>di</strong> questa compenetrazione:<br />

le reticenti ammissioni del Clementi finirono col coinvolgere esponenti<br />

del patriziato veneziano come Alvise Cornaro e Antonio Barbarigo;<br />

dubbi degli inquisitori, forse elusi dall’abilità <strong>di</strong>ssimulatoria del Clementi,<br />

riguardarono, ad esempio, Sperone Speroni e «la madama Giovacchina»,<br />

cioè la nobildonna genovese Caterina Sauli, moglie <strong>di</strong> Giovanni Gioacchino<br />

da Passano, per almeno un ventennio figura centrale del movimento<br />

eterodosso nel Veneto; e tra la folla <strong>di</strong> quanti componevano, leggevano<br />

e <strong>di</strong>ffondevano pasquinate s’affaccia, ancora una volta in modo<br />

enigmatico, un «Tizian» attivo negli anni Quaranta tra Venezia e Padova,<br />

con notizie che non sono incompatibili – compreso il suo servizio presso<br />

i Cornaro – con quanto sappiamo del noto capo anabattista. 135<br />

132 La parte del «liberculus manuscriptus» conservata in trascrizione si intitola Sermone secundo<br />

della cena del Signore (il brano riportato nel testo è alla c. 14 non num.). Lo scritto era<br />

in possesso del Clementi fin dal 1562 (costituto padovano del 1 o luglio 1568).<br />

133 Costituto padovano del 16 settembre 1567.<br />

134 Costituti padovani del 9 luglio 1567 e del 26 maggio 1568.<br />

135 Era «<strong>di</strong> mano del quondam magnifico messer Alvise Cornaro» una pasquinata inclusa<br />

in un «libercolo» <strong>di</strong> scritti analoghi, composti da tale Giovanni Paccalona, e portata a Padova<br />

dal «suddetto Titian, mio compare, che alhora stava in ca’ Cornaro» (costituto padovano del<br />

4 giugno 1568). Del Barbarigo viene fra l’altro esibita al Clementi una lettera compromettente<br />

(in data 27 novembre 1549) riguardante la <strong>di</strong>ffusione della Prophetia Sancti Severi (costituto<br />

padovano del 1 o luglio 1568: «Io non ho ancora potuto haver la profezia, essendo nelle<br />

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