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Documento - Scuola Superiore di Studi Storici, Geografici ...

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II - ANTICRISTO E CHIESA ROMANA<br />

guevano polemicamente tra insegnamento dei papi e l’esser buon cristiano:<br />

i papi «gli sono homini, potriano cosi fallare come mi, se non mostrano<br />

la Sacra Scrittura. Io qui starò e voglio essere bon cristiano». 252 Il<br />

processo si interruppe senza accertare quali fossero le conseguenze che il<br />

Sighizzi traeva da questa sua <strong>di</strong>stinzione. Quando nel 1550 il Sighizzi<br />

morì, sia pure con qualche esitazione il Lancillotti annotò che si era ritirato<br />

«alquanto»: solo avrebbe aspettato il momento delle <strong>di</strong>sposizioni testamentarie<br />

per assegnare alla scelta <strong>di</strong> esequie <strong>di</strong>messe il significato d’un<br />

rifiuto polemico <strong>di</strong> voler «pompa e finzere santità». 253<br />

Ma non fu così. In realtà, anche dopo il processo il Sighizzi svolse<br />

un’intensa attività <strong>di</strong> propaganda. Intanto, già dal processo era emerso<br />

che andava <strong>di</strong>ffondendo «multa haereticalia» nelle vicine campagne modenesi<br />

(«per villam Freti, scilicet parochie S. Salvatoris, inter comitatinos<br />

<strong>di</strong>cit et <strong>di</strong>sseminat multa haereticalia»); e il testimone se ne <strong>di</strong>ceva così<br />

certo da suggerire che «possunt sumi informationes ab ipsis comitatinis». 254<br />

Né questa né la coeva testimonianza sul genere <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>cazione con cui<br />

Lisia Fileno «andava suvertendo li villani» sono le sole su tentativi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ramazioni<br />

del robusto movimento eterodosso modenese dalla città nel<br />

contado: e se anche l’analisi <strong>di</strong> esse non mo<strong>di</strong>fica – per quanto provvisoriamente<br />

mi risulta – la tesi generale d’una scarsa recettività del mondo<br />

rustico italiano alle idee riformatrici, tuttavia esse testimoniano, per Modena<br />

e il Modenese, una possibilità <strong>di</strong> espansione che si giovava d’una<br />

ancora forte persistenza <strong>di</strong> rapporti tra città e campagna. Ciò che risulta<br />

evidente da tutte le testimonianze sull’evoluzione religiosa del Sighizzi e<br />

sulla sua propaganda è la coerente deduzione d’una ra<strong>di</strong>cale polemica antiecclesiastica<br />

da un’originaria opzione per l’unicità della fede giustificante:<br />

insomma, un caso tipico dei percorsi religiosi <strong>di</strong> cui ci stiamo occupando<br />

in queste pagine. Quanto la propaganda del Sighizzi sia stata incisiva<br />

risulta da un episo<strong>di</strong>o tardo dell’attività inquisitoriale modenese: un<br />

episo<strong>di</strong>o che, tuttavia, credo sia destinato a rimanere oscuro nei suoi<br />

aspetti forse più interessanti, nonostante l’indagine contestuale sempre<br />

252 Ibid., testimonianza <strong>di</strong> Benedetto Caran<strong>di</strong>ni del 15 febbraio 1541.<br />

253 Le annotazioni del Lancillotti (Cronaca cit., IX, p. 273) sono confermate da una denuncia<br />

contro Elena Sighizzi («Domina Helena de Brexillo quondam uxor D. Francisci de<br />

Sigitiis») presentata da una sua domestica al vicario dell’inquisizione <strong>di</strong> Modena, fra Costanzo<br />

da Modena, in data 24 marzo 1553: «Au<strong>di</strong>visse ab eadem quod, cum mortuus est maritus<br />

suus, fecit eum sepelire sine luminibus et aliis solemnitatibus solitis» (Modena, Archivio <strong>di</strong><br />

Stato, Fondo Inquisizione, busta 3, Processi 1550-1559).<br />

254 Processo Francesco Sighizzi, testimonianza <strong>di</strong> Tommaso Fontana del 15 febbraio 1541.<br />

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