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Documento - Scuola Superiore di Studi Storici, Geografici ...

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ANTONIO ROTONDÒ<br />

Presupposto (per il Curione non meno che per l’ignoto autore dei<br />

ritmi) <strong>di</strong> un’attesa <strong>di</strong> rigenerazione, questa rappresentazione insiste sulla<br />

generalità, sull’universalità della decadenza (un’attesa <strong>di</strong> rigenerazione è<br />

tanto più plausibile quanto più la decadenza e la corruzione sono descritte<br />

e percepite come pervasive dell’intero corpo sociale). Eppure, in questa<br />

rappresentazione d’una società universalmente corrotta non ci sono<br />

soltanto ingannatori: c’è anche l’in<strong>di</strong>viduazione d’uno strato sociale che<br />

porta il peso <strong>di</strong> questa generale assenza <strong>di</strong> rettitu<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong> fede. Almeno<br />

così è nella redazione dei ritmi pubblicata dal Curione. È tutto l’ampio<br />

strato sociale degli «i<strong>di</strong>otae», dei «simplices» e dei «pauperes», che <strong>di</strong>eci<br />

anni dopo Castellione identificherà con l’«ecclesia spiritualis» contrapposta<br />

all’«ecclesia carnalis». 372 È un mondo che, estraneo alle collusioni mercenarie<br />

<strong>di</strong> prelati e monaci, <strong>di</strong> nobili e giu<strong>di</strong>ci, <strong>di</strong> usurai e mercanti, «est<br />

abiectus et vilescit / et vocatur i<strong>di</strong>ota, / non est <strong>di</strong>gnus una iota». 373 I ritmi<br />

insistono <strong>di</strong> preferenza sulla debolezza dei «simplices», degli «i<strong>di</strong>otae»,<br />

dei «pauperees» <strong>di</strong> fronte ai soprusi nell’amministrazione della giustizia e<br />

sull’assenza <strong>di</strong> carità nei ricchi: e su questi due punti le connessioni col<br />

pensiero del Curione vanno molto al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> motivazioni generiche che<br />

potrebbero averlo spinto a riprodurli nei Pasquillorum tomi duo. In una società<br />

in cui «dolus glossat iura, leges», i <strong>di</strong>sonesti con successo reclamano<br />

sempre per sé le ragioni del <strong>di</strong>ritto. 374 La scomparsa <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>ci giusti<br />

(«Nullus nostra tempestate / iustus iudex cernitur») 375 e le sentenze emanate<br />

«ad mensuram nummi» rendono vano il ricorso dei poveri ai tribunali:<br />

«Frustra stat ante tribunal / pauperum simplicitas». 376 Il ritmo prosegue<br />

in un’invettiva feroce contro tutte le <strong>di</strong>storsioni della funzione sociale<br />

della giustizia: i giu<strong>di</strong>ci chiedono «in occulto» compensi ai semplici,<br />

alternando blan<strong>di</strong>zie e minacce; se privo <strong>di</strong> danaro, il povero «facti reus<br />

<strong>di</strong>citur»; l’innocente è sempre condannato, il reo sempre assolto; sempre<br />

assolto «plena cui crumena pendet»; 377 e così via. Sono aspetti d’un mon-<br />

372 SÉBASTIEN CASTELLION, De l’impunité des hérétiques. De haereticis non punien<strong>di</strong>s. Texte latin<br />

iné<strong>di</strong>t publié par BRUNO BECKER. Texte français iné<strong>di</strong>t publié par MARIUS VALKHOFF, Genève,<br />

Droz, 1971, pp. 164-165 («Duarum ecclesiarum pugna»). Ma ve<strong>di</strong> soprattutto DELIO<br />

CANTIMORI, Note su alcuni aspetti del misticismo del Castellione e della sua fortuna, in Autour de<br />

Michel Servet et de Sébastien Castellion. Recueil publié sous la <strong>di</strong>rection de BRUNO BECKER,<br />

Haarlem, H. D. Tjeenk Willink en Zoon, 1953, pp. 239-243, in part. pp. 240-241.<br />

373 Pasquillorum tomi duo cit., I, p. 101.<br />

374 Ibid., p. 117.<br />

375 Ibid.<br />

376 Ibid.<br />

377 Ibid., p. 118.<br />

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