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Documento - Scuola Superiore di Studi Storici, Geografici ...

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ANTONIO ROTONDÒ<br />

Staggia, Caterina Gandolfi denunciò per prime quelle sull’eucaristia («<strong>di</strong>cit<br />

assertive quod in hostia consecrata non est corpus verum in carne, sed<br />

in spiritu»). Probabilmente, tra i contenuti religiosi condensati e irrigi<strong>di</strong>ti<br />

in verbali inquisitoriali come la denuncia <strong>di</strong> Caterina Gandolfi, da una<br />

parte, e dall’altra l’esposizione articolata delle fonti (in questo caso Una<br />

semplice <strong>di</strong>chiaratione del Vermigli) cui essi sono, in tutto o in parte, riferibili,<br />

ci sarà sempre uno scarto ineliminabile. Così, poteva essere facilmente<br />

accessibile, o quanto meno esercitar fascino su popolani come il<br />

Gandolfi, la prospettiva d’una chiesa invisibile che, in quanto priva <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinzioni<br />

sociali, attuava il concetto dell’«impartialità <strong>di</strong> Dio» («non conta<strong>di</strong>ni,<br />

non femine, non principi, non servi, non poveri, non ricchi, non<br />

barbari, non civili o gentil populi ha riguardato, quasi che a eleggerli per<br />

la con<strong>di</strong>ttione volesse muoversi»). 273 Più ostico, meno imme<strong>di</strong>ato, doveva<br />

risultare (per un popolano come il Gandolfi, ma forse anche per i suoi<br />

mentori della Staggia) il <strong>di</strong>stacco dai sia pur criticati e respinti meccanismi<br />

quoti<strong>di</strong>ani del sacro, per accedere a una nozione <strong>di</strong> Spirito come<br />

«virtù occulta che habbia forza <strong>di</strong> spignere et muovere», insomma a una<br />

forma aristocratica <strong>di</strong> religiosità le cui esigenze venivano esaurite dall’ispirazione,<br />

dalla fiducia in una forza che «gl’animi et cuori de’ fedeli efficacemente<br />

spigne, muove, persuade, regge, consola, illumina et finalmente<br />

opera quanto a nostra santificatione s’appartiene». 274 In ogni caso, la<br />

prospettiva religiosa del Vermigli provvedeva un ideale para<strong>di</strong>gma, il<br />

modello polemico d’una chiesa il cui fine non era «l’amplificare tyrannide,<br />

monarchia o temporal giuris<strong>di</strong>ttione, non [...] l’accumulare thesori et<br />

richeze terrene, non [...] reggere stati, trattar guerre, occupare città, sottomettersi<br />

provincie et regni». 275 Tanto più che l’invettiva antiromana del<br />

Vermigli era quanto mai aspra. Con l’usurpazione della dottrina, con l’escogitazione<br />

<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zioni il cui fine era «il trarre da ogni parte qualche<br />

guadagni, il <strong>di</strong>latare o confermare la loro tyrannica autorità», i papi avevano<br />

fatto <strong>di</strong> sé degli idoli. Bernar<strong>di</strong>no Ochino aveva, sia pure succintamente<br />

(il riferimento è certamente all’Imagine <strong>di</strong> Antechristo), <strong>di</strong>mostrato<br />

quanto fossero stridenti le antitesi tra Cristo e colui che si fa chiamare<br />

suo vicario: è <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong>re che cosa «hoggi vi sia rimaso da Antichristo et<br />

dal Diavolo non corrotto et guasto». 276 E su testimonianza del marito, Ca-<br />

273 Ibid., p. 120.<br />

274 Ibid., pp. 98-99.<br />

275 Ibid., pp. 123-124.<br />

276 Ibid., p. 135.<br />

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