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Insegnamento e Apprendimento delle Coniche A049.pdf - Didattica.it

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sicuramente alla mente di un futuro fisico (intellettualmente parlando, al di là che lo faccia o meno<br />

come professione). Un momento che quindi bisogna stare molto attenti a non “bruciare”.<br />

Partendo da questo, che per me è un presupposto irrinunciabile, ne consegue che il coinvolgimento<br />

dello studente nel suo personale processo di apprendimento è un aspetto imprescindibile<br />

dell’insegnamento: il richiamo alla quotidian<strong>it</strong>à dei fenomeni studiati, l’uso di “materiale povero”, il<br />

coinvolgimento della sfera emotiva, di quella intellettiva e di quella relazionale, l’utilizzo del corpo<br />

e dei vari sensi sono tutti modi di rendere vicino lo studente a quanto viene discusso a scuola,<br />

perchè il sapere venga, se non partor<strong>it</strong>o spontaneamente dallo studente, almeno sviluppato sullo<br />

studente, a partire da ciò che egli è e chiede. Naturalmente per fare ciò occorre tenere conto della<br />

divers<strong>it</strong>à di approccio e di sensibil<strong>it</strong>à che vi può essere tra studente e studente, ed anche della<br />

varietà e della molteplic<strong>it</strong>à di bisogni nell’intimo di ogni studente. Il coinvolgimento non può che<br />

passare attraverso<br />

una varietà di vie, di modal<strong>it</strong>à, di strumenti, di registri, di ambienti didattici: il<br />

dialogo e la discussione, il parlare in pubblico, la gara, la manual<strong>it</strong>à (ad esempio in laboratorio), la<br />

visione (di film…), lo studio e l’approfondimento personale, l’insegnamento (lo studente che “ha<br />

cap<strong>it</strong>o” verso chi non ha cap<strong>it</strong>o…), la riflessione metacogn<strong>it</strong>iva… Quante di queste cose possono<br />

essere agevolmente fatte con la fisica, ben più che con altre materie!<br />

In sintesi penso ad un insegnamento che dia un senso e un significato a ciò che si spiega, che<br />

evidenzi e dia peso alle nov<strong>it</strong>à, e, non ultimo, che dia spazio all’entusiasmo, alla curios<strong>it</strong>à e al reale<br />

interesse per ciò che si dice (e questo dovrebbe essere vero tanto più per l’insegnante, il quale<br />

riveste a volte anche il ruolo di modello per gli studenti, non dimentichiamolo). Il docente non deve<br />

temere la vivac<strong>it</strong>à (purché sia segno di interesse e non di disinteresse), credo, quanto la passiv<strong>it</strong>à.<br />

Solo se lo studente è attivo e ciò che apprende è significativo per lui, la sua conoscenza è duratura.<br />

Se poi l’insegnante vuole realmente condurre un lavoro che parta dalle teorie ingenue dei ragazzi,<br />

dalle loro difficoltà di percorso, l’errore non dovrebbe essere pun<strong>it</strong>o, censurato o ev<strong>it</strong>ato a tutti i<br />

costi, ma dovrebbe essere in quest’ottica fonte e stimolo di migliore comprensione e<br />

approfondimento. Specialmente in materie scientifiche gli studenti dovrebbero imparare a non<br />

temerlo e soprattutto a non temere eccessivamente il dubbio o la mancanza di conoscenza, proprio<br />

in quanto questi sono (e storicamente lo sono sempre stati) veicolo di cambiamento e progresso.<br />

R<strong>it</strong>engo che anche in questo caso il docente stesso, anche a mo' di esempio, debba agire nello stesso<br />

modo nei confronti del dubbio e dell’errore, permettendosi di riflettere, di sbagliare, e mostrando<br />

col proprio insegnamento (che naturalmente deve essere però il più sicuro possibile nei suoi<br />

fondamenti!) la dinamic<strong>it</strong>à e il carattere v<strong>it</strong>ale della fisica (e vale anche per altre materie). La<br />

consapevolezza del lim<strong>it</strong>e dell’uomo che conosce, sia a livello personale, sia<br />

a livello collettivo<br />

favorisce<br />

infatti una visione “tridimensionale” della fisica e della ricerca (cioè del suo metodo). Lo<br />

studente da un lato vede i lim<strong>it</strong>i di chi gli insegna fisica (il docente)<br />

e capisce che lui stesso può<br />

avere i t<strong>it</strong>oli per essere chiamato a costruire quel tassello di fisica mancante - e l’insegnante stesso<br />

può lanciare questa sfida (ciò naturalmente presuppone fiducia nello studente e nelle sue capac<strong>it</strong>à);<br />

questa prospettiva a mio parere consente inoltre allo studente di mettersi accanto all’insegnante<br />

nello sforzo comune di capire, e non contro di esso (sempre in questo senso il richiamo alla<br />

cooperazione e alla discussione pubblica tra studenti al fine dell’apprendimento credo siano tratti<br />

importanti). Dall’altro lato (se cioè non vengono tenuti nascosti o taciuti i lim<strong>it</strong>i e le frontiere<br />

conosc<strong>it</strong>ive stesse che la fisica attualmente ha) lo studente può vedere dove è arrivata e dove non è<br />

arrivata la fisica moderna e può quindi cogliere la v<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à dell’ “impresa”, con tutto il carico di<br />

motivazione che ciò porta con sé.<br />

Per concludere, dal momento che ho accennato prima all’entusiasmo del docente, vorrei specificare<br />

di quale natura intendo debba essere e sia: oltre alla passione per la ricerca, per i fondamenti della<br />

propria disciplina, credo che un insegnante debba maturare e coltivare anche una vera passione per<br />

la trasposizione didattica della propria disciplina, per le sempre continue sfide (concettuali, da un<br />

lato, e molto urgenti e concrete dall’altro) che l’insegnamento gli pone. In fondo cosa c’è di più<br />

affascinante che rendere partecipe un’altra mente di qualcosa di concettualmente così bello e<br />

profondo?<br />

LXV

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