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Insegnamento e Apprendimento delle Coniche A049.pdf - Didattica.it

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non lo nascondo, anche nella speranza di poter agire pos<strong>it</strong>ivamente proprio su quelle persone che<br />

r<strong>it</strong>enevo avessero più problemi in matematica, e che risentissero nel loro rendimento della mancanza di<br />

interesse o di senso dato alla scuola, oltre che di sfiducia nelle proprie capac<strong>it</strong>à. Del resto quando la<br />

tutor ha comunicato alla classe la mia scelta (verso la fine del tirocinio osservativo) uno di loro ha<br />

osservato: “Gli piacciono le sfide!”. Beh, è vero.<br />

Il tentativo era perciò, attraverso alcune attenzioni, di condurre gli studenti in un sapere matematico che<br />

“valesse la pena” studiare, imparare e capire. La metodologia stessa con cui l’argomento “coniche”<br />

sarebbe stato affrontato, e cioè attraverso l’esame di artefatti e tram<strong>it</strong>e la produzione (attraverso essi) di<br />

coniche, studiate per buona parte del tempo in maniera totalmente svincolata dall’algebra e più vicina<br />

ad una percezione diretta, quasi corporea, a mio parere avrebbe dovuto essere un fattore motivante (si<br />

veda il progetto di tirocinio), un fattore cioè che avrebbe dovuto creare alcune <strong>delle</strong> precondizioni per<br />

cui uno studente decida di dedicarsi maggiormente allo studio, ad esempio, della geometria.<br />

Naturalmente la motivazione non è l’unico problema: vi sono alcuni ragazzi che, pur nutrendo un certo<br />

interesse per la materia, non sono abbastanza vol<strong>it</strong>ivi da mettere in atto azioni tese a superare le proprie<br />

difficoltà. L’interesse non è sempre per loro sufficiente e deve intervenire qualche motivazione<br />

estrinseca. Il voto è sicuramente la prima e principale forma di motivazione per la maggioranza di loro.<br />

Quello che intendevo dunque dal mio tirocinio era intraprendere qualche azione motivazionale. A<br />

questo scopo la mia intenzione e la mia speranza era anche infatti, attraverso attiv<strong>it</strong>à di tipo non<br />

strettamente<br />

didattico, o comunque non molto “tipiche” (del resto è il tirocinio SSIS a dare questa<br />

opportun<strong>it</strong>à),<br />

quella di coinvolgere, divertire, far giocare, stupire (lo stupore e il gioco sono porte molto<br />

ampie per l’apprendimento),<br />

insomma se possibile “trascinare” la classe in un apprendimento che non<br />

fosse<br />

pesante, ma anzi, al lim<strong>it</strong>e, divertente o comunque piacevole.<br />

Come ho detto mi aspettavo in ogni caso partecipazione durante le ore di classe, in quanto in generale<br />

la classe si dimostra attiva e comunicativa. I possibili problemi potevano semmai derivare dal<br />

mantenimento di questa partecipazione e dall’impegno a medio e lungo termine che ciascuno degli<br />

studenti sarebbe stato in grado o avrebbe voluto mettere in atto. In generale infatti tutta la classe, pur<br />

dimostrando un interesse immediato agli argomenti e alle attiv<strong>it</strong>à proposte, risulta essere molto<br />

incostante e disomogenea nell’impegno che è disposta a dare.<br />

Le strategie motivazionali che intendevo usare comprendevano la stimolazione dell’interazione fra di<br />

loro, lo spazio dato a commenti e domande, lo spazio dato all’approfondimento personale, la<br />

sottolineatura di legami stretti tra matematica e altre discipline culturali (umanistiche o scientifiche) o<br />

amb<strong>it</strong>i più conosciuti o grad<strong>it</strong>i dagli studenti (per tutto ciò si veda il progetto di tirocinio)<br />

Un’ulteriore strategia, sempre a fini motivazionali (ma non solo), era quella di sottolineare la vicinanza<br />

alla “v<strong>it</strong>a quotidiana” di argomenti e procedimenti matematici, sottolineando da una parte applicazioni<br />

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