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Insegnamento e Apprendimento delle Coniche A049.pdf - Didattica.it

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1. Educazione, insegnamento, didattica<br />

1.1 Pensieri su educazione ed insegnamento<br />

Sono convinto che vi sia un forte peso della didattica nell’educazione. Mi spiego: se per didattica<br />

intendiamo tutte quelle attenzioni, cure, riflessioni che mettiamo nel nostro atto di insegnare e<br />

trasmettere contenuti e abil<strong>it</strong>à, e per educazione intendiamo il prendersi cura della buona cresc<strong>it</strong>a (a tutto<br />

tondo) dell’educando, allora possiamo a mio avviso interpretare la stessa didattica come un mezzo<br />

dell’educazione, un suo strumento, mentre essa viene a diventare perciò il fine ultimo che perseguiamo.<br />

Si discute di come e quanto la scuola debba (e possa!) rivestire un ruolo educativo: essa è sicuramente<br />

un agenzia educativa, ma quanto e come essa deve dedicarsi esplic<strong>it</strong>amente all’educazione integrale della<br />

persona? Non rischia di mancare di compiere una sua funzione primaria che è prettamente ed<br />

espressamente quella di istruire?<br />

Oggi, specialmente con l’autonomia didattica, un certo numero di ore possono essere destinate (e<br />

vengono destinate) a molte attiv<strong>it</strong>à che si affiancano alle lezioni e alle materie tradizionali e che hanno<br />

lo scopo di ampliare ed estendere il nucleo di concetti trasmessi dalla scuola, di avvicinare<br />

maggiormente i ragazzi alle tematiche della v<strong>it</strong>a quotidiana e alle problematiche della società moderna.<br />

Del resto vi sono comprensibili lamentele sulla diminuzione relativa di peso che le materie<br />

“tradizionali” subiscono nel complesso del monte ore che lo studente dedica alla scuola anche se d’altra<br />

parte in certi casi la scuola tende a coinvolgere lo studente per sempre maggior tempo, in attiv<strong>it</strong>à<br />

pomeridiane o facoltative, rispetto alle ore disponibili nella sua giornata. Questa libertà di scelta è<br />

naturalmente da gestire, e da gestire bene se non si vuole che la scuola perda il suo senso tradizionale<br />

senza peraltro trovarne uno nuovo. Credo tuttavia che un processo di questo genere non sia da<br />

fermare, tenuto conto che per il ragazzo, a parte la famiglia, la scuola è e rimane la principale fonte<br />

(intenzionale), sì di conoscenza, ma anche di valori ed educazione, considerato che è l’ist<strong>it</strong>uzione<br />

principale che segna e determina i suoi r<strong>it</strong>mi di v<strong>it</strong>a da 6 anni sino alla maggiore età. Non si può quindi<br />

naturalmente trascurare o non voler vedere il comp<strong>it</strong>o educativo che essa si trova ad avere per suo<br />

cost<strong>it</strong>uzione (per sua natura?), e quindi tutte le potenzial<strong>it</strong>à e tutti i rischi che questa enorme mole di<br />

responsabil<strong>it</strong>à comporta. Ciò implicherebbe naturalmente una revisione, una trasformazione profonda<br />

non tanto dei programmi scolastici ma più che altro di tutto il modo di intendere la scuola e di<br />

intendersi della scuola stessa, una rinnovata coscienza collettiva della comun<strong>it</strong>à di insegnanti come<br />

comun<strong>it</strong>à di educatori, quindi una collaborazione tra docenti e con l’ist<strong>it</strong>uzione famigliare, eccetera<br />

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