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Insegnamento e Apprendimento delle Coniche A049.pdf - Didattica.it

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Altri commenti<br />

Aggiungo qui alcuni cenni ad altri temi emersi nel corso della preparazione, dello svolgimento e della<br />

valutazione del tirocinio.<br />

Accennando all’immagine della scuola degli studenti, vi è da notare che la classe vive l’esperienza<br />

scolastica con una forte componente sociale e relazionale, almeno a quanto ho avuto modo di vedere,<br />

con una bassa compet<strong>it</strong>iv<strong>it</strong>à tra compagni e poca importanza data al giudizio esterno (gli adulti, i<br />

professori). A livello disciplinare sanno di non essere i più bravi e “si accontentano” (o almeno lo<br />

danno a vedere). Sono invece molto attaccati al voto spicciolo, anche se non fanno tragedie per brutti<br />

voti presi. Tutto ciò vale per tutte le materie (si veda il progetto di tirocinio). Vi sono alcuni meno<br />

“scolarizzati”<br />

degli altri, più rumorosi e ag<strong>it</strong>ati, per il cui comportamento e rendimento l’insegnante mi<br />

diceva<br />

avere un ruolo importante la famiglia. Mi sono chiesto però come mai, in assenza di una famiglia<br />

“direttiva”, la scuola dopo tanti e tanti anni non pare aver avuto alcun peso pos<strong>it</strong>ivo nella loro<br />

educazione, prima ancora che nella loro istruzione. Per quanto mi riguarda non sapevo cosa attendermi<br />

dalla loro risposta in termini di studio, immagine dell’attiv<strong>it</strong>à e della v<strong>it</strong>a scolastica, immagine del<br />

docente. Per quel poco che mi era dato, il mio tentativo era quello di trasmettere l’immagine di un<br />

docente che non si mettesse “contro” gli studenti, ma che facesse capire la sua volontà di ascoltare e<br />

prendere in considerazione realmente le loro richieste o le loro<br />

difficoltà: questo ha significato per me<br />

non alzare la voce e non fare “ramanzine” in certi momenti, ma piuttosto chiedere spiegazioni su<br />

quanto avvenuto (ad esempio se non avevano fatto i comp<strong>it</strong>i) e portare le mie ragioni. Credo che si usi<br />

troppo spesso la sgridata (a volte come sfogo), mentre funzioni di più e sia più educativo il mettere i<br />

ragazzi di fronte alle loro responsabil<strong>it</strong>à parlando loro e ascoltandoli in quanto persone, appunto,<br />

responsabili. Naturalmente in tutto questo ci vuole una misura che non può che essere acquis<strong>it</strong>a man<br />

mano dall’insegnante. L’ “arrischiarsi” a portarli in g<strong>it</strong>a scolastica (era la prima che facevano in tre anni,<br />

l’avevano sempre saltata per “cattiva condotta” e gli insegnanti che ci hanno accompagnato erano un<br />

po’ tesi per come sarebbe andata) è però ad esempio stata una esperienza molto pos<strong>it</strong>iva: il dare loro<br />

fiducia da parte del consiglio di classe è stato premiato dal loro comportamento equilibrato e attento e<br />

questo non può che aver avuto benefici influssi<br />

sul loro rapporto con la scuola oltre che sulla loro<br />

autopercezione. Oltre tutto questo volevo agire sullo scollamento che c’è tra la loro v<strong>it</strong>a vissuta e gli<br />

argomenti<br />

scolastici (si vede che i loro interessi sono in buona parte altri) mostrando, per quanto<br />

possibile,<br />

come la scuola possa anche essere vicina ai loro interessi. Quanto ciò sia riusc<strong>it</strong>o non so.<br />

Quello<br />

che cercavo era perlomeno di privilegiare l’aspetto “interesse e curios<strong>it</strong>à ” a quello “voto e<br />

giudizio” anche se le domande sul voto (e non sugli errori<br />

commessi) dopo le verifiche sono state assai<br />

pressanti!<br />

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