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Insegnamento e Apprendimento delle Coniche A049.pdf - Didattica.it

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Strategia di insegnamento<br />

Anche<br />

in questo caso le cose da dire sarebbero tante. E una riflessione pedagogica di ampio spettro<br />

sarebbe qui necessaria. R<strong>it</strong>engo però che, in questa sede, delineare alcune scelte riguardanti lo “stile<br />

di insegnamento” possa essere sufficiente per indicare o tratteggiare il metodo e la visione del<br />

processo di insegnamento/apprendimento che ho in mente.<br />

Se l’approccio costruttivista è oggi pressoché imprescindibile, nel senso della forte sottolineatura<br />

dell’importanza della partecipazione attiva del discente al proprio cammino di apprendimento e del<br />

conseguente approccio per gradi ai concetti disciplinari, un<br />

insegnante dovrebbe a mio parere<br />

adottare un metodo di conduzione del lavoro in classe il più possibile attento alle premesse da cui i<br />

ragazzi partono, alle loro teorie ingenue, alle loro difficoltà di percorso e considerarsi come guida di<br />

un processo di apprendimento che, pur stimolato, avviene “spontaneamente”. L’errore perciò non<br />

dovrebbe essere pun<strong>it</strong>o, censurato o ev<strong>it</strong>ato a tutti i costi, ma dovrebbe essere in quest’ottica fonte e<br />

stimolo di migliore comprensione e approfondimento. Specialmente in materie scientifiche gli<br />

studenti dovrebbero imparare a non temerlo e soprattutto a non temere il dubbio o la mancanza di<br />

conoscenza, proprio in quanto questi sono (e storicamente lo sono sempre stati) veicolo di<br />

cambiamento e progresso. R<strong>it</strong>engo che anche il docente stesso debba agire nello stesso modo,<br />

permettendosi di riflettere, di sbagliare, e mostrando col proprio insegnamento (che naturalmente<br />

deve essere però il più sicuro possibile nei suoi fondamenti) la dinamic<strong>it</strong>à e il carattere v<strong>it</strong>ale della<br />

matematica (e vale anche per altre materie). Ciò a mio parere consente inoltre allo studente di<br />

mettersi accanto all’insegnante nello sforzo comune di capire, e non contro di esso. Sempre in<br />

questo senso il richiamo alla cooperazione e alla discussione<br />

pubblica tra studenti al fine<br />

dell’apprendimento credo siano tratti importanti.<br />

Il coinvolgimento dello studente a mio avviso è un punto fondamentale del processo didattico e<br />

passa non attraverso semplici trucchi o stratagemmi, né attraverso motivazioni esterne e non<br />

condivise (come punizioni, paura del voto, obblighi o costrizioni eccessive), bensì tram<strong>it</strong>e un reale<br />

tentativo del docente di entrare nel processo di apprendimento del ragazzo, una didattica che aspetti<br />

(o stimoli) la “domanda” prima di dare la “risposta”, che non affretti i tempi, che crei la possibil<strong>it</strong>à<br />

di un ambiente di apprendimento in cui sia condiviso il fine (e lo sforzo per tale fine), che dia senso<br />

e significato a ciò che si spiega, evidenziando e dando peso alle nov<strong>it</strong>à, e, non ultimo, che dia spazio<br />

all’entusiasmo, alla curios<strong>it</strong>à e al reale interesse per ciò che si dice (e questo dovrebbe essere vero<br />

tanto più per l’insegnante). Il docente non deve temere la vivac<strong>it</strong>à (purché sia segno di interesse e<br />

non di disinteresse), credo, quanto la passiv<strong>it</strong>à. Solo se lo studente è attivo e ciò che apprende è<br />

significativo per lui la sua conoscenza<br />

è duratura.<br />

Credo inoltre che la plural<strong>it</strong>à e la varietà dell’azione didattica, dei registri, degli strumenti e degli<br />

ambienti utilizzati sia essenziale per parlare a menti tra loro disomogenee e che in fondo anche ogni<br />

singolo ragazzo necess<strong>it</strong>i egli stesso di una plural<strong>it</strong>à di approcci che coinvolgano il più possibile<br />

tutti gli aspetti del suo essere (mentale, emotivo, fisico, relazionale…). A tale fine un approccio<br />

embodied all’apprendimento, che usi anche lo spazio fisico, il corpo e i sensi lo facil<strong>it</strong>a e lo rende<br />

solido e fertile.<br />

Per fare un ultimo accenno a ciò che penso possa essere un mio “stile” o una mia personale<br />

preferenza tra le modal<strong>it</strong>à di insegnamento direi che r<strong>it</strong>engo mi sia congeniale un ambiente ordinato,<br />

in cui l’attenzione è concentrata, e la discussione (anche vivace) si svolga seguendo un percorso<br />

ordinato che coinvolga il più possibile tutti. Come insegnante r<strong>it</strong>engo quindi di dover tentare di<br />

creare un simile<br />

ambiente, di cercare di guidare una discussione, di dover coinvolgere gli studenti<br />

(ad esempio, chiamandoli spesso a parlare in pubblico o a scrivere alla lavagna) e di stimolare i loro<br />

interventi ponendo ques<strong>it</strong>i, problemi. Il voto, o la “sgridata” come strumento r<strong>it</strong>engo possano essere<br />

usati, ma che ciò non debba cost<strong>it</strong>uire la norma.<br />

V

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