Insegnamento e Apprendimento delle Coniche A049.pdf - Didattica.it
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sost<strong>it</strong>uzione, da parte della total<strong>it</strong>à dei ragazzi, nell’esercizio 2 della verifica). Mi fermo con l’elenco degli<br />
errori, per descrivere invece alcuni punti dell’attiv<strong>it</strong>à svolta, su cui vi è da fare qualche annotazione. La<br />
relazione “da esperto” che avevo proposto dopo la g<strong>it</strong>a (insieme alla relazione sul lavoro di gruppo che<br />
però non sono riusc<strong>it</strong>o a far fare) voleva avere anche lo scopo di mettere lo studente “relatore” di<br />
fronte ad una platea di pari che non conoscevano ciò di cui parlava e per cui il suo sforzo sarebbe stato<br />
rivolto a farsi capire da essi, imponendosi quindi scelte precise di linguaggio. Vi è da dire che i ragazzi<br />
(volontari) che si sono offerti per la relazione orale alla classe hanno redatto lavori abbastanza<br />
soddisfacenti, la classe ha partecipato con attenzione ma senza troppe domande (o perlomeno fatte con<br />
discrezione, per non mettere in difficoltà il compagno). Si notava tuttavia la fatica a rivolgersi veramente<br />
alla classe, sia per la presenza mia e della docente a cui veniva spontaneo rivolgersi come in<br />
un’interrogazione (nonostante i miei inc<strong>it</strong>amenti a rivolgersi ai compagni), sia per la mancanza di reale<br />
padronanza, in certi casi, dell’argomento trattato. Ciononostante vi sono state alcune presentazioni in<br />
stile personale, in cui venivano raccontati in un linguaggio colloquiale i propri approfondimenti.<br />
Anche<br />
io personalmente ho usato in certi casi un linguaggio più colloquiale, rilassando certe precisioni e<br />
rigoros<strong>it</strong>à matematiche<br />
allo scopo di farmi capire meglio e di rendere concreta e vicina la materia di cui<br />
parlavo.<br />
In pratica, accanto a puntualizzazioni sul rigore e l’esattezza dell’esposizione da tenere quando<br />
si fa matematica, volte a correggere le disattenzioni o il pressappochismo degli studenti (e quindi ad<br />
esempio avendo ripetuto varie volte quali fossero definizioni accettabili per, poniamo, la parabola) ho<br />
accostato in fase di spiegazione mie espressioni meno matematiche e più vicine al linguaggio naturale<br />
(ad esempio nella descrizione <strong>delle</strong> distanze e proprietà spaziali).<br />
Valutazione<br />
Se quest’ultima scelta (che mi è parsa “naturale”) mi sembra buona per poter trasmettere “la v<strong>it</strong>a” che si<br />
cela dietro le formule, tuttavia forse ha un po’ involontariamente smorzato il tentativo di “rigorizzare” il<br />
linguaggio dei ragazzi ed avvicinarlo al mondo della matematica ist<strong>it</strong>uzionale (è un po’ quel fenomeno<br />
chiamato “paradosso del linguaggio specifico”).<br />
Vi è stato inoltre qualche intoppo per quanto riguarda la descrizione dell’ellisse nel registro algebrico, in<br />
quanto la gestione faticosa dell’algebra da parte degli studenti non ha permesso di dedicare attenzione,<br />
nel tempo che avevo programmato di impiegare, all’esercizio e alla pratica del “cambio di registro” tra<br />
algebra e geometria. Non posso dire quindi di aver avuto modo di far svolgere tutti gli esercizi e le<br />
prove che avrei voluto per ab<strong>it</strong>uarli e familiarizzarli alla doppia trattazione dell’oggetto, né che loro<br />
siano riusc<strong>it</strong>i ad acquisire pienamente questa abil<strong>it</strong>à.<br />
Complessivamente, se è impossibile valutare a breve termine competenze così generali come quella<br />
linguistica, si può però dire che per quanto riguarda l’argomento svolto, errori algebrici e di calcolo a<br />
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