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Insegnamento e Apprendimento delle Coniche A049.pdf - Didattica.it

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molto elevato. C’è inoltre da notare che per molti di loro vige la figura del “genio”, termine con cui vari<br />

di loro designano uno che con poco studio e quanto basta di intu<strong>it</strong>o riesce a cavarsela col 6. Alcuni di<br />

loro (Alceste, Pietro, ad esempio) sono<br />

dei “geni”, nonostante il loro rendimento complessivo non<br />

molto soddisfacente, perché sanno ogni tanto dare la risposta giusta. Inoltre alcuni sono sempre alla<br />

ricerca della “ regola”, che semplifica la v<strong>it</strong>a: ad esempio durante la disfida una ragazza pone la domanda:<br />

“perché in un’ellisse i raggi di luce che escono da un fuoco si incontrano nell’altro?” e uno risponde:<br />

“ beh? è la regola dell’ellisse, no?”<br />

La mia intenzione era perciò di agire anche su questa immagine proponendo in primo luogo attiv<strong>it</strong>à<br />

aperte o libere, come ricerche o approfondimenti, che lasciassero appunto libertà d’azione e di scelta al<br />

singolo studente, in modo che ciascuno scegliesse modal<strong>it</strong>à e quant<strong>it</strong>à dell’impegno e dell’ingegno da<br />

impiegare. In secondo luogo avevo in mente di condurre le lezioni nella maniera più aperta possibile a<br />

domande sul “senso” di quello che veniva fatto e di stimolare io stesso riflessioni in mer<strong>it</strong>o. In terzo<br />

luogo la mia intenzione era di proporre problemi, più ancora che esercizi, e possibilmente problemi che<br />

potessero anche non essere risolti o che contemplassero soluzioni non banali. Intendevo inoltre,<br />

stimolando la loro curios<strong>it</strong>à con argomenti inusuali o oggetti concreti, far passare il messaggio che la<br />

matematica<br />

e il fare matematica può comprendere anche queste cose, anzi che le comprende a pieno<br />

t<strong>it</strong>olo,<br />

e che l’uso di oggetti, o macchine matematiche, lungi dal banalizzare l’argomento trattato lo<br />

rende<br />

ancora più profondo e a volte assai difficile: in pratica che non è detto che, a dispetto di quanto<br />

credono<br />

loro, il sapere eseguire correttamente procedure sia sempre necessario, né sia sempre sufficiente a<br />

“fare matematica” o anche a svolgere un esercizio<br />

di un comp<strong>it</strong>o in classe. Avevo intenzione perciò di<br />

utilizzare<br />

anche le verifiche per far passare questo messaggio, inserendo esercizi non meramente<br />

esecutivi,<br />

problemi e domande aperte o addir<strong>it</strong>tura la richiesta di proprie valutazioni, in quanto avevo<br />

notato quanto peso essi dessero al voto e alle verifiche rispetto al resto <strong>delle</strong> lezioni, e quindi quanto per<br />

essi<br />

il contenuto <strong>delle</strong> verifiche pesasse nella formazione e nel mantenimento di una certa immagine<br />

della matematica.<br />

Per quanto riguarda<br />

me e la mia personale didattica ero abbastanza convinto che un modo di procedere<br />

come quello sopra descr<strong>it</strong>to (e che avevo già utilizzato in altre esperienze didattiche o divulgative, non<br />

però in qual<strong>it</strong>à di insegnante t<strong>it</strong>olare di una cattedra) avrebbe sort<strong>it</strong>o i suoi effetti, nonostante fossi<br />

consapevole che una modifica radicale non può avvenire in tempi così brevi (r<strong>it</strong>engo che i tempi siano<br />

sulla scala dell’anno e non del mese), anche se il lavoro poteva contribuire a ciò. L’argomento che<br />

avevamo scelto si prestava notevolmente a questo scopo. Il timore principale era però che gli studenti<br />

prendessero “sottogamba” una serie, come questa, di lezioni che non richiedesse l’apprendimento di<br />

concetti standard o procedure risolutive, e che le considerassero un gioco (bello o brutto), comunque<br />

esterno alla “vera” matematica. Mi ero perciò proposto (e il tempo speso per questo è stato tanto) di<br />

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