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All'improvviso un temporale d'estate - di Valter ... - Nicola Saba

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Evidentemente per raggi<strong>un</strong>gere la località in cui intendeva trascorrere le<br />

ferie, aveva pensato il delinquente, mettendo in moto l’automobile e seguendola<br />

a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> sicurezza.<br />

Al killer, sorpreso dalla rapi<strong>di</strong>tà dei movimenti <strong>di</strong> Francesca e ignaro<br />

della sua destinazione, non era rimasta altra soluzione che telefonare imme<strong>di</strong>atamente<br />

al capo per avvisarlo che si era messo a seguire Francesca<br />

De Stefani e che avrebbe continuato a farlo, se non riceveva or<strong>di</strong>ni<br />

<strong>di</strong>versi in proposito, fino a quando non avesse trovato l’occasione e il<br />

modo <strong>di</strong> intercettarla e eliminarla, senza creare problemi per l’organizzazione.<br />

E senza correre rischi inutili, aveva aggi<strong>un</strong>to mentalmente. Con<br />

sod<strong>di</strong>sfazione si era sentito dare all’istante carta bianca.<br />

Ness<strong>un</strong>o però, la sera prima, stava già sorvegliando l’appartamentino<br />

<strong>di</strong> Francesca De Stefani quando, finita quell’ultima giornata <strong>di</strong> lavoro prima<br />

del periodo <strong>di</strong> ferie, lei era rientrata quasi <strong>di</strong> corsa in casa. E ness<strong>un</strong>o<br />

l’aveva vista quando, poco dopo, era <strong>di</strong> nuovo uscita dal condominio, aveva<br />

imme<strong>di</strong>atamente tirato fuori l’automobile dal garage e se ne era andata<br />

<strong>di</strong> fretta verso il casello dell’autostrada.<br />

Ness<strong>un</strong>o perciò poteva sapere e nemmeno sospettare che l’intervallo<br />

vuoto <strong>di</strong> quasi do<strong>di</strong>ci ore tra quella sera e il mattino successivo era servito<br />

a Francesca De Stefani per correre rapidamente a Mestre, dove contava<br />

<strong>di</strong> riuscire a leggere il <strong>di</strong>schetto con l’aiuto <strong>di</strong> Gino Molin, <strong>un</strong> amico <strong>di</strong><br />

l<strong>un</strong>ga data e <strong>di</strong> tempi più turbinosi, <strong>di</strong> furibonde pazzie giovanili, che poi<br />

aveva messo su giu<strong>di</strong>zio, come <strong>di</strong>cono sempre i genitori finalmente rasserenati<br />

e <strong>un</strong> poco più tranquilli, e si era laureato, ma che era rimasto <strong>un</strong><br />

vero, ottimo amico.<br />

Spinta dalla necessità <strong>di</strong> sapere cosa era registrato nel floppy, Francesca<br />

si era trovata a pensare che Gino era proprio la persona abile e<br />

competente <strong>di</strong> cui lei aveva ora bisogno, <strong>un</strong> amico <strong>di</strong>screto e laureato in<br />

informatica. Anzi, come lei ben sapeva, Gino era <strong>un</strong> vero mago del computer,<br />

e per <strong>di</strong> più non abitava a Trieste, e perciò era ragionevolmente al<br />

sicuro da ogni preoccupazione, sospetto o pericolo derivanti dalla sottrazione<br />

del floppy.<br />

Ormai per Francesca De Stefani era inderogabile leggere quanto prima<br />

possibile quel <strong>di</strong>schetto estraneo, infilatosi per <strong>un</strong>a sua <strong>di</strong>sattenzione e<br />

per <strong>un</strong> caso malaugurato tra quelli su cui aveva lavorato quel pomeriggio<br />

così esasperante, <strong>un</strong> <strong>di</strong>schetto sconosciuto e misterioso e illeggibile, con<br />

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