All'improvviso un temporale d'estate - di Valter ... - Nicola Saba
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si trovava, cioè qui a Mestre. Il ragionamento mi sembra plausibile, anche<br />
se piuttosto macchinoso. Però continuo a trovare assai strano, se non<br />
assurdo, che Francesca mi abbia inviato <strong>un</strong>a lettera. Lei, che non scriveva<br />
mai. E <strong>un</strong>a lettera come questa poi.” Letizia tace palesemente incerta.<br />
“Forse ci sono. A me è venuta <strong>un</strong>’altra idea - esor<strong>di</strong>sce Umberto con<br />
vivacità, dopo aver riflettuto a l<strong>un</strong>go in silenzio -. Possiamo escludere con<br />
tutta tranquillità che tua sorella sia venuta a Mestre soltanto per imbucare<br />
<strong>un</strong>a lettera. E’ semplicemente assurdo pensarlo. E allora possiamo ragionevolmente<br />
pensare che Francesca è venuta a Mestre durante la notte<br />
per portare qualcosa <strong>di</strong> persona e, prima <strong>di</strong> tornare in<strong>di</strong>etro, per <strong>un</strong>a ragione<br />
che ancora non ho capito, ti ha spe<strong>di</strong>to la lettera. E la cosa che ha<br />
portato era tanto importante da giustificare la sua fretta e il suo viaggio<br />
notturno.”<br />
“Ma che cosa, quale oggetto poteva essere così importante o essenziale<br />
da farle fare <strong>un</strong>a corsa da Trieste a Mestre e viceversa, e tutto in<br />
<strong>un</strong>a notte? E poi, perché non si è fermata a dormire qui invece <strong>di</strong> tornare<br />
subito a casa? E la lettera che mi ha spe<strong>di</strong>to, quale senso, quale valore ha<br />
in tutto questo contesto ipotetico?”<br />
“E’ quello che dobbiamo capire” mormora Umberto assorto.<br />
Entrambi ora tacciono. Non sanno che altro aggi<strong>un</strong>gere. Ma poi<br />
Umberto con <strong>un</strong> movimento rapido afferra la busta che aveva poggiato<br />
sul tavolino dopo aver esaminato la stampigliatura, ne estrae il foglio e<br />
<strong>di</strong>ce concitato: “Bisogna ripartire da quello che tua sorella ti ha scritto<br />
nella lettera. Quello è il nostro solo p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> partenza per sciogliere il<br />
mistero <strong>di</strong> questa corsa notturna così strana <strong>di</strong> Francesca. Perché, guarda,<br />
io sono sempre più convinto che è venuta lei e che ha portato con sé<br />
<strong>un</strong> qualcosa che voleva assolutamente consegnare <strong>di</strong> persona.”<br />
“Bene. Proviamo a riesaminare con attenzione le sue parole” <strong>di</strong>ce<br />
Letizia con decisione. Subito dopo cerca invano <strong>di</strong> soffocare <strong>un</strong>o sba<strong>di</strong>glio.<br />
La stanchezza comincia però a farsi com<strong>un</strong>que strada nella sua voce<br />
e Umberto se ne accorge.<br />
“Se hai sonno, possiamo concludere qui, per il momento” propone<br />
Umberto guardandola con tenerezza e sollecitu<strong>di</strong>ne.<br />
“No, no, è meglio continuare. Ho l’impressione che non siamo molto<br />
lontani dalla soluzione” <strong>di</strong>ce lei con la voce che si va appannando.<br />
“Guarda che, se sei stanca, possiamo riprendere domani. Io ho avuto<br />
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