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All'improvviso un temporale d'estate - di Valter ... - Nicola Saba

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quenza con cui si era messo a guardare verso la sua parte, aveva ad<strong>di</strong>rittura<br />

deciso <strong>di</strong> sedere al suo stesso tavolo. Visto che al suo sedeva lei<br />

soltanto e che tutti gli altri erano abbondantemente occupati, era chiaro<br />

che voleva calare il suo sedere sul se<strong>di</strong>le <strong>di</strong> fronte a lei. E per cosa? Per<br />

rimpinzarsi, ingolfarsi schifosamente <strong>di</strong> cibo davanti a lei, sotto i suoi occhi<br />

sbarrati e incapaci quasi <strong>di</strong> staccarsi da quella lettera ignobile. Divorare<br />

cibo come <strong>un</strong> animale, bramava, davanti a lei, che aveva lo stomaco<br />

tanto contratto da provocarle già dolori e nausea. E per fare cosa voleva<br />

sedere davanti a lei? Per <strong>di</strong>vorare come <strong>un</strong> maiale quei piatti abominevoli<br />

che il cameriere gli avrebbe portato, piatti dall’odore sicuramente nauseabondo<br />

per lei e rivoltante per il suo stomaco.<br />

E, come del resto le era stato facile prevedere, all’improvviso eccolo<br />

qui. Si è avvicinato <strong>di</strong> soppiatto e ora osa chiederle se può accomodarsi al<br />

suo stesso tavolo. E lei cosa può rispondere? Che la lasci in pace, che non<br />

vuole essere <strong>di</strong>sturbata? Ma che se ne vada al <strong>di</strong>avolo, e <strong>di</strong> brutto? Quello<br />

però, mentre lei tergiversa indecisa, si è già seduto, ha conquistato con<br />

velocità encomiabile il suo nobile posto. E lei si sente incapace perfino <strong>di</strong><br />

parlare. E, ironia del destino, eccolo imme<strong>di</strong>atamente qui il cameriere, il<br />

sempre bravo e sollecito Franz, che sembra avere accolto quell’in<strong>di</strong>viduo<br />

sotto la sua protezione.<br />

Ma come fa quello a pensare <strong>di</strong> ingozzarsi a quel modo <strong>di</strong> tutto quel<br />

cibo, che ha or<strong>di</strong>nato <strong>di</strong> seguito e in tutta fretta, quasi avesse paura <strong>di</strong><br />

perdere il posto a tavola. Lei intanto ha lo stomaco ancora talmente contratto<br />

da non riuscire a mandare giù nulla, nemmeno <strong>un</strong> sorso <strong>di</strong> quel<br />

bicchiere <strong>di</strong> vino che ha or<strong>di</strong>nato senza pensarci, subito dopo essere entrata<br />

ed essersi seduta, con le gambe che non la reggevano più, dopo che,<br />

già per strada, incuriosita e perplessa, aveva aperto e appena cominciato<br />

a scorrere la lettera infame <strong>di</strong> Giacomo tesoro, <strong>di</strong>venuto quasi subito dopo,<br />

ora e per sempre Giacomo il bastardo malnato, vigliacco e spregevole.<br />

Non più <strong>di</strong> mezz’ora prima lei era rientrata in garni per rinfrescarsi <strong>un</strong><br />

momento dalla l<strong>un</strong>ga passeggiata in città e nei luminosi boschi circostanti,<br />

e per prendere l’ombrello ripiegabile, visto che all’improvviso il cielo aveva<br />

cominciato <strong>un</strong> poco a rannuvolarsi. Si era trattenuta alc<strong>un</strong>i minuti in<br />

camera, e già usciva <strong>di</strong> nuovo per recarsi con calma all’abituale e vicino<br />

ristorante, quando la proprietaria del garni l’aveva raggi<strong>un</strong>ta per consegnarle<br />

<strong>un</strong>a busta.<br />

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