All'improvviso un temporale d'estate - di Valter ... - Nicola Saba
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panchina, in attesa <strong>di</strong> raggi<strong>un</strong>gere la fermata dell’autocorriera che li riporterà<br />
a Reischach.<br />
Sono piuttosto silenziosi ora, e malinconici, perché la giornata festosa<br />
è già trascorsa ed è da relegare tra i ricor<strong>di</strong>. E’ certamente <strong>un</strong> ricordo<br />
bello, ma è <strong>un</strong> ricordo e nulla più.<br />
Ascoltano i rumori confusi della città che poco a poco si quieta. Gustano<br />
la pace e la tranquillità che sono impensabili in altri momenti della<br />
vita, in altri luoghi, in città, a casa, dove si è sempre occupati, <strong>di</strong> fretta,<br />
dove tutto sembra correre via inesorabile. E intanto la vita scivola tra le<br />
<strong>di</strong>ta, si frantuma in brevi momenti isolati, in briciole, che assai raramente<br />
concedono <strong>un</strong> qualche breve ristoro, e non saziano mai.<br />
A <strong>un</strong> certo momento Letizia rompe il silenzio e, con voce che suona<br />
non poco triste, <strong>di</strong>ce: “Sai, stasera devo preparare le valigie. Domani torno<br />
a casa. Sono finite anche le ferie. Dopodomani si ricomincia a lavorare.”<br />
“E’ <strong>un</strong> vero peccato che tu te ne debba andare già via. Purtroppo<br />
anche le cose più belle sono destinate a finire. Dove lavori?” le chiede<br />
subito, quasi per conservare <strong>un</strong> collegamento ideale con lei, che se ne va,<br />
per conoscerla ancora meglio, per vederla, con gli occhi della mente, in <strong>un</strong><br />
ambiente che le è com<strong>un</strong>que familiare. E anche per sapere dove può<br />
raggi<strong>un</strong>gerla, e magari passare a salutarla in <strong>un</strong> ambiente poco impegnativo,<br />
neutrale.<br />
“All’Ospedale Civile <strong>di</strong> Mestre, in pe<strong>di</strong>atria. Quando si è trattato <strong>di</strong><br />
scegliere <strong>un</strong>a specializzazione per completare gli stu<strong>di</strong> in <strong>un</strong>iversità, ho<br />
scelto pe<strong>di</strong>atria. A me piacciono molto i bambini.”<br />
“Ma, allora, come mai non... Non sei sposata, voglio <strong>di</strong>re. Oppure non<br />
hanno voluto venire?”<br />
“Come mai, come mai... cosa vuoi che ti <strong>di</strong>ca. No, non sono sposata.<br />
Non è andata.”<br />
“Già, qualche volta succede proprio così, non va, e bisogna rassegnarsi<br />
all’evidenza, anche se può fare molto male.”<br />
“Oh, da questo p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> vista ho anch’io <strong>un</strong>a mia esperienza infausta.<br />
Proprio la sera in cui ci siamo visti per la prima volta, in ristorante, avevo<br />
appena ricevuto <strong>un</strong>a pessima notizia e cercavo <strong>di</strong> rendermene ragione, e<br />
senza riuscirci, per altro.”<br />
L’intuito, pensa subito Umberto. Aveva indovinato, d<strong>un</strong>que. Il suo intuito<br />
non aveva sbagliato. Anche se stava scherzando ed era piuttosto<br />
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