All'improvviso un temporale d'estate - di Valter ... - Nicola Saba
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suo lavoro e sui suoi colleghi d’ufficio. Tu non lo puoi sapere, ovviamente,<br />
ma ti assicuro che sopportava appena quel lavoro e quasi o<strong>di</strong>ava i colleghi.<br />
Diceva caustica che escogitavano pretesti sempre nuovi per scaricare<br />
sulle sue spalle i lavori più fasti<strong>di</strong>osi o l<strong>un</strong>ghi, che mandava avanti lei<br />
tutta intera la baracca, e insisteva a <strong>di</strong>re risentita che si comportavano a<br />
quel modo soprattutto perché lei era <strong>un</strong>a donna, e allora si metteva a<br />
imprecare contro l’abituale e insopportabile complicità mafiosa, oscurantista<br />
e retrograda dei maschi.”<br />
Umberto la guarda con <strong>un</strong> sorriso leggero, poi scorre veloce le poche<br />
parole rimanenti della lettera <strong>di</strong> Francesca. ‘Ti saluto caramente e, mi<br />
raccomando, ricordati sempre <strong>di</strong> me, e ricorda quanto eravamo felici e<br />
come ci <strong>di</strong>vertivamo a giocare insieme quando eravamo bambine. Un<br />
bacio, tua Francesca.’ Ecco tutto.”<br />
Terminata la lettura, Umberto appoggia lentamente la lettera sul tavolino<br />
e <strong>di</strong>ce: “Certo, è <strong>un</strong>a lettera <strong>un</strong> poco strana, ma - che <strong>di</strong>re? - mi<br />
sembra più che altro l’espressione <strong>di</strong> <strong>un</strong>a malinconia e <strong>di</strong> <strong>un</strong> rimpianto.<br />
Del resto, che vuoi, a vivere così, da sola, a Trieste, non fa meraviglia che<br />
il suo stato d’animo non fosse al massimo. Io però, <strong>di</strong> primo acchito, nelle<br />
parole <strong>di</strong> tua sorella non trovo nulla <strong>di</strong> veramente particolare. Tu forse,<br />
che la conoscevi bene e, attraverso le sue parole, almeno, hai conosciuto<br />
l’ambiente in cui lavorava, riesci a sentire meglio <strong>di</strong> me e <strong>di</strong> chi<strong>un</strong>que altro<br />
perché il contenuto della lettera suona strano e <strong>di</strong>fforme dalla realtà.”<br />
Umberto smette all’improvviso <strong>di</strong> parlare, ascolta attento e riprende in<br />
fretta. “Accidenti, mi <strong>di</strong>spiace, ascolta, stanno ann<strong>un</strong>ciando il mio treno.<br />
Purtroppo devo partire subito, ma ti garantisco che al mio ritorno<br />
riesamineremo tutta questa faccenda con molta più calma.”<br />
Raccolgono le loro cose, escono imme<strong>di</strong>atamente dal bar e si avviano<br />
solleciti al sottopassaggio per raggi<strong>un</strong>gere il binario cinque. Solo quando<br />
gi<strong>un</strong>gono alla pensilina, Umberto riprende a parlare. “Se fossi in te, per<br />
ora, non farei assolutamente nulla, e non parlerei a ness<strong>un</strong>o <strong>di</strong> questa<br />
lettera. Anzi, non <strong>di</strong>re nulla nemmeno ai tuoi genitori, se non gliene hai già<br />
parlato. Perché rattristarli con <strong>un</strong>a lettera arrivata fuori tempo? Se a Roma<br />
tutto va bene, e non ci sono intoppi <strong>di</strong> ness<strong>un</strong> genere, tra otto giorni sarò <strong>di</strong><br />
ritorno, e allora riprenderemo tutta questa faccenda con molta più calma.”<br />
Mentre sale in carrozza, Umberto si gira a salutarla con <strong>un</strong> sorriso<br />
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