All'improvviso un temporale d'estate - di Valter ... - Nicola Saba
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che quella sciagurata decida quanto prima <strong>di</strong> bere quel bicchiere, si alzi e<br />
se ne vada via, <strong>un</strong>a buona volta. Se lo facesse subito, sarebbe com<strong>un</strong>que<br />
sempre troppo tar<strong>di</strong>.<br />
Seppure con insopportabile lentezza, il tempo continua a scorrere inesorabile,<br />
ma quella cariatide, con grande <strong>di</strong>sapp<strong>un</strong>to <strong>di</strong> Umberto e del suo<br />
stomaco, non beve, non si alza e non se ne va via.<br />
Anzi, prima <strong>di</strong> scorgere quel tavolo, lui, al bancone del bar, aveva già<br />
centellinato poco a poco quanto restava del suo secondo bicchiere <strong>di</strong> vino<br />
bianco e stava quasi per or<strong>di</strong>narne <strong>un</strong> terzo a Renate, la giovane barista.<br />
A stomaco vuoto però <strong>un</strong> terzo bicchiere sarebbe stato sicuramente<br />
deleterio, perché a quel modo avrebbe bevuto <strong>un</strong> bicchiere e mezzo <strong>di</strong><br />
troppo, almeno.<br />
E intanto, nello stesso periodo <strong>di</strong> tempo, quella mummia insensibile<br />
non doveva aver ancora nemmeno assaggiato il suo vino, visto che il<br />
bicchiere era ancora pieno e che, da quando lui era entrato in ristorante e<br />
si era seduto al bar, Franz si era recato là in fondo soltanto per entrare<br />
veloce in cucina e uscirne subito dopo <strong>di</strong> fretta con il vassoio carico <strong>di</strong><br />
vivande da servire ai tavoli.<br />
Quella mummia continua invece a tenere quel foglio in mano e a<br />
guardarlo fisso fisso, probabilmente senza staccarne nemmeno per <strong>un</strong><br />
momento gli occhi, a quanto sembra. Anzi, al contrario, gli occhi <strong>di</strong> quella<br />
sembrano proprio immobili, paralizzati, come se non leggesse nemmeno,<br />
come se volesse trapassare il foglio e, attraverso il foro, spingere lo sguardo<br />
al <strong>di</strong> là del tempo e dello spazio, al <strong>di</strong> là della curvatura dell’infinito. Alla<br />
ricerca <strong>di</strong> quale evento? Vallo a capire, tu. E’ augurabile, prega in cuor<br />
suo Umberto, che quella non voglia farlo per <strong>un</strong> tempo infinito, vale a <strong>di</strong>re<br />
fino alla chiusura notturna del ristorante.<br />
Vuoi vedere, si mette ora a pensare Umberto Ferrari, sempre più<br />
irrequieto e impensierito con lo scorrere dei minuti, che quella sciagurata<br />
non solo non sta leggendo, ma che, a forza <strong>di</strong> fissare il foglio con quell’insistenza<br />
e quell’intensità, si è anche ipnotizzata da sola? E adesso, qui, a<br />
quest’ora, dove mai si riesce a trovare qualc<strong>un</strong>o che te la tiri fuori dall’ipnosi?<br />
Nel guardare quella ri<strong>di</strong>cola sciagurata così persa nel suo foglio <strong>di</strong><br />
carta, Umberto comincerebbe sconsideratamente a ridere, se non fosse<br />
veramente affamato, sull’orlo quasi <strong>di</strong> <strong>un</strong>a crisi ipoglicemica.<br />
Il cameriere, sempre solerte e così vigile, ha subito notato il suo sguardo<br />
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