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All'improvviso un temporale d'estate - di Valter ... - Nicola Saba

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lavoro. Subito dopo se la sarebbe filata via senza indugio.<br />

Rientrata nella stanza che <strong>di</strong>videva con altri due colleghi, e ormai<br />

deserta, si era messa a ricollocare in fretta al loro posto i <strong>di</strong>schetti su cui<br />

aveva lavorato, e soltanto allora era risp<strong>un</strong>tato il floppy estraneo, quando<br />

ormai anche nelle altre stanze non c’era più ness<strong>un</strong>o cui poter chiedere<br />

istruzioni. Non voleva perdere tempo a ritornare nella stanza del contabile<br />

per reinserire il <strong>di</strong>schetto nel portatile. Era stata, piuttosto, sul p<strong>un</strong>to <strong>di</strong><br />

gettarlo via, nel cestino della carta straccia. In fondo non doveva essere<br />

altro che <strong>un</strong> <strong>di</strong>schetto inutile, <strong>di</strong>menticato da chissà chi, si era detta. E chi<br />

lo aveva scordato, ebbene, meritava proprio <strong>di</strong> non trovarlo più. Ma, dopo<br />

<strong>un</strong> attimo <strong>di</strong> indecisione, ci aveva ripensato e lo aveva gettato nel raccoglitore<br />

della posta in arrivo. Su quello aveva poi appoggiato in fretta anche<br />

i molti fogli <strong>di</strong> corrispondenza che aveva esaminato e lasciato sul tavolo<br />

alla rinfusa subito prima della pausa per il pranzo, e che, dopo la pausa,<br />

aveva sbrigativamente raccolto e abbandonato in <strong>un</strong> fascio sul tavolo, per<br />

correre a terminare il lavoro al computer. Tra quei fogli non c’era nulla <strong>di</strong><br />

urgente. Si trattava <strong>di</strong> corrispondenza al momento irrilevante, quella che<br />

avrebbe potuto archiviare con tutto comodo anche al ritorno dalle ferie,<br />

aveva concluso <strong>di</strong> nuovo, uscendo in gran fretta dall’ufficio, senza nemmeno<br />

preoccuparsi <strong>di</strong> chiudere la porta, perché intanto erano arrivate le<br />

donne delle pulizie. E già, scendendo <strong>di</strong> corsa le scale e tirando fuori <strong>di</strong><br />

tasca le chiavi dell’auto, si era <strong>di</strong>menticata del <strong>di</strong>schetto involontariamente<br />

trafugato dall’ufficio del contabile.<br />

Per <strong>un</strong> paio <strong>di</strong> giorni Francesca De Stefani, tutta presa e affannata da<br />

altri lavori urgenti, si era completamente scordata del <strong>di</strong>schetto che giaceva<br />

bellamente ignorato sotto i molti fogli della corrispondenza da<br />

archiviare senza fretta alc<strong>un</strong>a.<br />

La vita dell’ufficio, intanto, era continuata come sempre, non era accaduto<br />

nulla <strong>di</strong> nuovo o <strong>di</strong> particolare. Non costituiva certo <strong>un</strong> avvenimento<br />

o <strong>un</strong>a novità per Francesca e per gli altri impiegati dell’ufficio il ritorno<br />

da Ancona del contabile, il Di Maria ragionier Giovanni, quell’emerito<br />

rompiballe che guardava tutti <strong>di</strong> traverso e con <strong>un</strong> muso sempre torvo e<br />

sospettoso, <strong>un</strong> in<strong>di</strong>viduo da trattare con le molle e da lasciar cuocere nel<br />

suo brodo.<br />

Ma subito dopo, quella mattina stessa, c’erano stati litigi rapi<strong>di</strong> e furiosi<br />

e a voce bassa nell’ufficio del contabile, e poi ancora movimenti<br />

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