All'improvviso un temporale d'estate - di Valter ... - Nicola Saba
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“Lo spero proprio. Senti, volevo anche <strong>di</strong>rti che, quando tornerò dalla<br />
montagna, mi fermerò per qualche giorno a casa <strong>di</strong> Loris, a Mestre, e<br />
allora passerò da te a vedere.” E <strong>un</strong>a qualche speranza era risuonata<br />
nella voce <strong>di</strong> Francesca.<br />
“Bene, mi farà piacere riaverti qui. Ci ve<strong>di</strong>amo, allora. Per ora go<strong>di</strong>ti<br />
le vacanze e non preoccuparti per il <strong>di</strong>schetto. E intanto porgi i miei saluti<br />
più <strong>di</strong>stinti e cor<strong>di</strong>ali, anche se con<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> non poca invi<strong>di</strong>a, a quel mortale<br />
fort<strong>un</strong>ato che può godere della felicità <strong>di</strong> sentirsi chiamare da te moroso.”<br />
Alla fine Francesca De Stefani era com<strong>un</strong>que gi<strong>un</strong>ta a <strong>un</strong> compromesso<br />
temporaneo con le sue apprensioni e aveva preso a vivere giorni<br />
<strong>di</strong>scretamente belli e gradevoli in compagnia del fidanzato.<br />
Gino Molin era tornato al suo lavoro abituale, ma anche, nei ritagli <strong>di</strong><br />
tempo libero, al <strong>di</strong>schetto che non si lasciava violare e che rappresentava<br />
<strong>un</strong>a sfida ormai aperta e anche troppo l<strong>un</strong>ga alla sua intelligenza, alla sua<br />
abilità e alla sua astuzia. Non si trattava più, oramai, <strong>di</strong> fare <strong>un</strong> piacere a<br />
<strong>un</strong>a fascinosa e cara amica <strong>di</strong> vecchia data. Si trattava <strong>di</strong> vincere <strong>un</strong>a<br />
sfida aperta con la fantasia e l’intelligenza dello sconosciuto che aveva<br />
cifrato il <strong>di</strong>schetto. E per l’amor proprio <strong>di</strong> Gino poteva <strong>di</strong>ventare <strong>un</strong>a<br />
fonte <strong>di</strong> notevole imbarazzo perdere quella sfida.<br />
E però, quando erano terminati i giorni <strong>di</strong> ferie <strong>di</strong> Loris Chinellato, e<br />
Francesca, per trascorrere com<strong>un</strong>que in sua compagnia i giorni che mancavano<br />
alla fine delle sue stesse ferie, era ritornata con lui a Mestre, Gino<br />
Molin, a l<strong>un</strong>go oberato e <strong>di</strong>stratto da altri e più urgenti impegni <strong>di</strong> lavoro,<br />
non era ancora riuscito a superare le protezioni del <strong>di</strong>schetto, e intanto<br />
anche quella settimana passava veloce e con <strong>un</strong> senso crescente <strong>di</strong> frustrazione.<br />
“Un osso veramente duro quel floppy - aveva detto subito Gino a<br />
Francesca, non appena si erano rivisti -, ma cederà, vedrai che cederà, è<br />
solo questione <strong>di</strong> tempo. Purtroppo negli ultimi giorni ho avuto molto da<br />
fare, ma ora mi sono quasi del tutto liberato dai miei impegni più urgenti.<br />
Per quanti giorni conti <strong>di</strong> restare ancora qui a Mestre a casa del tuo<br />
ragazzo?”<br />
“Ho ancora due giorni <strong>di</strong> ferie, aggi<strong>un</strong>gi il sabato e la domenica, quattro<br />
giorni in tutto, e però l<strong>un</strong>edì mattina devo assolutamente tornare in<br />
ufficio, non posso mancare.” Proprio per non destare in ness<strong>un</strong> modo dei<br />
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