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All'improvviso un temporale d'estate - di Valter ... - Nicola Saba

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ospedale e vorrei riposare <strong>un</strong> momentino nel pomeriggio.”<br />

“Ma puoi farlo anche qui <strong>un</strong> riposino, e poi tornare a Mestre con<br />

calma” <strong>di</strong>ce speranzosa, volgendo impercettibilmente lo sguardo verso la<br />

stanza che fu delle sue bambine.<br />

“Meglio <strong>di</strong> no, mamma - Letizia si mostra subito irremovibile e la sua<br />

voce suona decisa -. E intanto lui, Umberto, cosa fa? E io voglio tornare<br />

in<strong>di</strong>etro con lui.”<br />

“Hai ragione, figlia mia, scusami per non averci pensato prima <strong>di</strong> aprire<br />

bocca. Ma è così grande il piacere <strong>di</strong> averti qui con noi, che mi fa <strong>di</strong>re<br />

delle grosse stupidaggini. Ma è che non vorrei mai lasciarti andar via,<br />

quando vieni a trovarci.”<br />

Quando finalmente entrano nell’appartamento <strong>di</strong> Umberto, il pomeriggio<br />

se ne è mezzo andato, ma Letizia è incapace <strong>di</strong> arrestarsi e <strong>di</strong><br />

riposare. Vuole a tutti i costi sapere. Per questo non è tornata a casa<br />

neppure per <strong>un</strong> poco. Ha preferito ritornare <strong>di</strong>rettamente a casa <strong>di</strong> Umberto,<br />

per servirsi subito del suo computer, indubbiamente migliore <strong>di</strong> quello che<br />

lei possiede.<br />

“Come farai a restare sveglia e a lavorare questa notte, se non ti<br />

deci<strong>di</strong> a riposare almeno <strong>un</strong> poco?” le chiede lui perplesso e premuroso,<br />

mentre si siede davanti al computer.<br />

“In ospedale ho il mio lettino. Se non ci sono problemi, posso almeno<br />

stendermi e rilassarmi, e magari anche assopirmi. Qualche rara volta le<br />

notti sono tranquille anche in reparto, quando la situazione è già tutta sotto<br />

controllo. A meno che non arrivi qualche povero bimbo dal pronto soccorso.<br />

Speriamo che sia <strong>un</strong>a <strong>di</strong> quelle notti che filano via tranquille. Dai,<br />

accen<strong>di</strong> il computer, che ve<strong>di</strong>amo” lo incita, <strong>di</strong>vorata dall’ansia <strong>di</strong> sapere.<br />

I <strong>di</strong>schetti, per la prima volta possono esaminarli bene, sono contrassegnati<br />

con il numero <strong>un</strong>o e il numero due. Umberto trova ovvio cominciare<br />

con il <strong>di</strong>schetto numero <strong>un</strong>o. Lo inserisce nell’<strong>un</strong>ità a <strong>di</strong>sco flessibile<br />

e poco dopo Letizia si trova a leggere sul monitor <strong>un</strong>’altra lettera della<br />

sorella in<strong>di</strong>rizzata a lei. In essa Francesca espone prima <strong>di</strong> tutto e in succinto<br />

le circostanze in cui è venuta in possesso dell’altro <strong>di</strong>schetto; passa<br />

poi alle informazioni tecniche e spiega <strong>di</strong>ffusamente e con cura come<br />

riuscire a superare la protezione e a leggere il secondo floppy. Francesca<br />

riferisce in aggi<strong>un</strong>ta anche tutti i suoi dubbi sulle attività non palesi della<br />

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