All'improvviso un temporale d'estate - di Valter ... - Nicola Saba
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controlli meglio la data - le <strong>di</strong>ce in fretta, mentre appoggia la busta sul<br />
basso tavolino posto tra la poltrona e il <strong>di</strong>vano -. Vado a prendere <strong>un</strong>a<br />
lente <strong>di</strong> ingran<strong>di</strong>mento. Meglio esserne ben certi.” Umberto ritorna subito,<br />
controlla con molta attenzione la stampigliatura e conferma: “Sì. Non<br />
ci sono dubbi, la data è proprio quella, il ventinove <strong>di</strong> gennaio.”<br />
“Francesca imbuca la lettera qui a Mestre e nello stesso giorno, <strong>di</strong><br />
mattina, muore a Trieste? E avrebbe fatto <strong>un</strong> viaggio da Trieste a Mestre<br />
e ritorno soltanto per imbucare <strong>un</strong>a lettera? E quando ci sarebbe venuta,<br />
<strong>di</strong> notte, visto che il giorno prima era al lavoro? Lei poi, che non scriveva<br />
mai? Più che assurdo, tutto questo mi sembra allucinante.” Lo stupore <strong>di</strong><br />
Letizia è totale e palese. Ha parlato con <strong>un</strong> certo affanno ed è anche <strong>un</strong><br />
poco impalli<strong>di</strong>ta.<br />
“Cavolo, Letizia. Devo proprio ammettere che avevi veramente ragione<br />
nel sostenere che c’è qualcosa <strong>di</strong> particolare nella lettera <strong>di</strong> tua<br />
sorella. E adesso anche a me sembra molto ma molto strana questa lettera.”<br />
“Bisogna proprio riesaminare i dati con molta cura. E anche le parole<br />
scritte da Francesca vanno riconsiderate con maggiore attenzione.” La<br />
voce <strong>di</strong> Letizia suona determinata e vibrante, dopo l’emozione <strong>di</strong> <strong>un</strong> attimo<br />
prima.<br />
“Lasciami capire bene - riprende concitato Umberto dopo l<strong>un</strong>ghi<br />
momenti <strong>di</strong> silenzio assorto -. Il giorno prima, il ventotto <strong>di</strong> gennaio, Francesca<br />
è a Trieste, perché ha ripreso il lavoro. Il mattino del giorno dopo è<br />
ancora a Trieste, dove muore. Però quel mattino stesso con la posta <strong>di</strong><br />
Mestre parte anche la sua lettera. E questi sono dati <strong>di</strong> fatto.”<br />
“Questo vuol <strong>di</strong>re che la sera prima, oppure durante la notte, Francesca<br />
è venuta a Mestre per imbucarla” conclude Letizia.<br />
“Una bella corsa, andata e ritorno. E solamente per spe<strong>di</strong>re <strong>un</strong>a lettera?<br />
Francamente è <strong>un</strong> modo <strong>di</strong> agire che trovo piuttosto assurdo.”<br />
“Anche a me sembra <strong>un</strong>’assur<strong>di</strong>tà - conferma Letizia -. Non occorreva<br />
certamente che lei venisse a Mestre per imbucare <strong>un</strong>a lettera. Poteva<br />
benissimo spe<strong>di</strong>rla da Trieste, e senza scomodarsi tanto.”<br />
“E se l’avesse affidata a qualc<strong>un</strong>o perché gliela imbucasse?” azzarda<br />
Umberto perplesso.<br />
“Potrebbe anche essere. Quel qualc<strong>un</strong>o si sarebbe <strong>di</strong>menticato <strong>di</strong><br />
imbucarla subito, l’avrebbe portata con sé da Trieste. Soltanto il mattino<br />
dopo se ne sarebbe ricordato e l’avrebbe imbucata nel posto in cui ormai<br />
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