All'improvviso un temporale d'estate - di Valter ... - Nicola Saba
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“Ecco spiegato l’improvviso viaggio notturno <strong>di</strong> andata e ritorno” conferma<br />
Letizia.<br />
“Tu hai capito a quale posto segreto allude tua sorella? Te lo ricor<strong>di</strong>,<br />
vero?”<br />
“Sì, certo. A casa dei miei, a Venezia, a pianterreno c’è <strong>un</strong> ampio<br />
magazzino con <strong>un</strong>a porta che si apre sul rio, dove mio padre tiene ormeggiata<br />
la barca. Quello è il posto in cui da bambine molto spesso giocavamo<br />
ai pirati con i nostri amici. La barca era la nave dei pirati e il magazzino<br />
era il loro covo e il nascon<strong>di</strong>glio dei loro tesori. Là c’è il posto dei<br />
messaggi più segreti, quello che conoscevamo solamente Francesca e io,<br />
e che non avevamo rivelato a ness<strong>un</strong>o, nemmeno ai nostri genitori. Era<br />
appena <strong>un</strong> piccolo buco nel muro, ma sai come è la fantasia dei bambini.”<br />
Tacciono a l<strong>un</strong>go entrambi, consapevoli <strong>di</strong> essere a <strong>un</strong> solo passo da<br />
<strong>un</strong>a prima conclusione, dallo scioglimento <strong>di</strong> <strong>un</strong> primo mistero.<br />
Letizia rompe il silenzio con voce determinata. Ha deciso per entrambi:<br />
“Ormai è troppo tar<strong>di</strong> per muoverci, ma domani mattina sul presto, se<br />
ci stai e ti è possibile, pren<strong>di</strong>amo l’autobus e an<strong>di</strong>amo a Venezia, a casa<br />
dei miei, a controllare se e che cosa Francesca può aver messo in quel<br />
nostro posto segreto. Ammettendo che il tuo ragionamento sia corretto, là<br />
troveremo <strong>di</strong> sicuro qualcosa. E io sono sempre più convinta che il tuo<br />
ragionamento non fa <strong>un</strong>a grinza.”<br />
“E adesso?” chiede Umberto.<br />
“Adesso mi sento esausta, svuotata, incapace <strong>di</strong> pensare. E’ meglio che<br />
ritorni a casa” mormora ora Letizia con <strong>un</strong> sorriso leggero, pallido e tirato.<br />
“Mi infilo la giacca e ti accompagno” decide Umberto, e si alza subito<br />
dalla poltrona.<br />
“Ma posso andarci da sola, non abito lontano e sono abituata a rientrare<br />
tar<strong>di</strong> dall’ospedale” lo assicura Letizia.<br />
“No, no, a quest’ora della notte non te ne esci <strong>di</strong> qui da sola. Voglio,<br />
desidero accompagnarti. Non mi piace saperti là fuori da sola, con quello<br />
che ormai gira <strong>di</strong> notte per queste nostre povere strade.”<br />
Escono nella notte e, quasi senza proferire parola, gi<strong>un</strong>gono rapidamente<br />
al condominio in cui abita Letizia.<br />
“A che ora passo a prenderti domattina?” le chiede Umberto sulla<br />
porta <strong>di</strong> strada.<br />
“Te lo saprò <strong>di</strong>re domani. Ti telefono io. Devo prima chiedere <strong>un</strong> altro<br />
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