All'improvviso un temporale d'estate - di Valter ... - Nicola Saba
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to gira e rigira la busta. Poi, dopo <strong>un</strong> breve indugio, la apre, ne estrae il<br />
foglio e glielo porge senza aggi<strong>un</strong>gere parola.<br />
Il foglio è stato scritto con <strong>un</strong>a stampante da computer e non è datato.<br />
Per <strong>un</strong> attimo Umberto lo scorre sino alla firma, e subito inizia a leggere<br />
velocemente e sottovoce. “Ve<strong>di</strong>amo, d<strong>un</strong>que. ‘Cara sorellina, come stai?<br />
Anche questa volta, come ve<strong>di</strong>, invece <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbarti con <strong>un</strong>a telefonata,<br />
ho preferito scriverti. Troppo spesso non ti trovo in casa e tu sai bene che<br />
non voglio <strong>di</strong>sturbarti con telefonate invadenti quando sei al lavoro’…”<br />
Letizia interrompe senza indugio la lettura per chiarire: “Già queste<br />
parole, quando le ho lette, mi sono suonate molto strane, perché presentano<br />
<strong>un</strong>a realtà <strong>di</strong>ametralmente opposta alle abitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> mia sorella.” Il poco<br />
tempo a <strong>di</strong>sposizione la rende ansiosa <strong>di</strong> sottolineare imme<strong>di</strong>atamente<br />
quanto le sembra strano o anormale nelle parole della sorella, per <strong>di</strong> più<br />
vuole dare al più presto a Umberto il maggior numero possibile <strong>di</strong> informazioni,<br />
in modo che gli sia più facile capire subito la situazione. “Francesca<br />
o<strong>di</strong>ava scrivere, solo telefonate faceva. Ti assicuro che non ho mai<br />
ricevuto <strong>un</strong>a sola lettera da lei. Per <strong>di</strong> più non si faceva certamente scrupolo<br />
<strong>di</strong> telefonarmi in ospedale, anche per cose <strong>di</strong> poco conto, quando le<br />
andava.”<br />
“Se è come <strong>di</strong>ci, mi sembra quasi che tua sorella volesse attirare<br />
imme<strong>di</strong>atamente, già con le sue prime parole, la tua attenzione su qualcosa<br />
che non voleva <strong>di</strong>rti esplicitamente, che però voleva lasciarti intendere.<br />
Di sicuro voleva attirare la tua attenzione su questa stessa lettera, intanto<br />
e prima <strong>di</strong> tutto, visto che non aveva l’abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> inviare lettere e che,<br />
come sottolinei tu, scrive cose ben <strong>di</strong>verse da quanto era solita <strong>di</strong>re, oppure<br />
contrarie alle sue abitu<strong>di</strong>ni. E’ come se volesse <strong>di</strong>rti ‘sorellina, stai<br />
molto attenta a questa lettera così inusuale in rapporto alle mie abitu<strong>di</strong>ni, e<br />
d<strong>un</strong>que ve<strong>di</strong> <strong>di</strong> capire bene quello che ti ho voluto com<strong>un</strong>icare in modo<br />
implicito’. Questa, almeno, è la mia prima impressione.”<br />
“Se è questa l’impressione che ricavi tu dalle sue parole, io mi chiedo<br />
quali ragioni la spingevano a non essere del tutto esplicita. Insomma, questa<br />
è pur sempre <strong>un</strong>a lettera personale, e in<strong>di</strong>rizzata a me, a sua sorella.”<br />
“Mah, non so che <strong>di</strong>re. Ma ve<strong>di</strong>amo <strong>un</strong> po’ come continua - e Umberto<br />
riprende a leggere -. ‘Stamattina mi sono svegliata molto presto, dopo <strong>un</strong>a<br />
notte pressoché insonne, e sono stata letteralmente assalita dalla malinconia<br />
<strong>di</strong> ritrovarmi così sola, qui a Trieste’…”<br />
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