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All'improvviso un temporale d'estate - di Valter ... - Nicola Saba

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Il giorno successivo però Francesca aveva casualmente colto parte<br />

<strong>di</strong> <strong>un</strong>a <strong>di</strong>scussione animata tra due voci sconosciute, e all’improvviso si<br />

era resa conto <strong>di</strong> trovarsi coinvolta in pieno nella faccenda sussurrata,<br />

enigmatica e fasti<strong>di</strong>osa, ma fino a quel momento per lei irrilevante, del<br />

misterioso computer, e ne era stata terrorizzata.<br />

Mentre in corridoio aspettava spazientita <strong>di</strong> parlare con il <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong><br />

filiale, al momento occupato al telefono, molto probabilmente per i cavoli<br />

suoi, e non sarebbe certamente stata la prima volta, da <strong>un</strong>’altra stanza<br />

vicina aveva all’improvviso sentito alzarsi fino a trapelare, nonostante la<br />

porta fosse accuratamente chiusa, <strong>un</strong>a voce sconosciuta e alterata dalla<br />

collera che minacciava palesemente qualc<strong>un</strong>o. “… ssicuro che se non fai<br />

in modo che salti fuori, e subito, quel cazzo <strong>di</strong> <strong>di</strong>schetto, per te è finita, e in<br />

malo modo. Mi hai capito bene, brutto stronzo?” aveva detto <strong>un</strong>a voce<br />

roca, brutale e piena <strong>di</strong> minaccia.<br />

“Ho capito, ma stai tranquillo e rassicura anche gli altri, vedrai che<br />

salterà fuori molto presto - aveva risposto <strong>un</strong>’altra voce, altrettanto sconosciuta<br />

e appena u<strong>di</strong>bile, ma guar<strong>di</strong>nga, esitante e allarmata -. Non capisco<br />

però come <strong>di</strong>avolo ha fatto il contabile a <strong>di</strong>menticare nel portatile il<br />

<strong>di</strong>schetto, visto che non lasciava mai che qualc<strong>un</strong> altro… e come <strong>di</strong>avolo<br />

ha fatto quel floppy a...”<br />

L’altro lo aveva interrotto incollerito: “Quel coglione che si è <strong>di</strong>menticato<br />

il <strong>di</strong>schetto nel computer ha già fatto <strong>un</strong>a brutta fine. Se non vuoi<br />

seguirlo, datti da fare, e in fretta. Trova subito quel cazzo dannato <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>schetto della malora e liberati subito dell’infame che lo ha preso. Ora<br />

sei avvisato. E uomo avvisato...”<br />

A quelle parole Francesca De Stefani aveva capito in <strong>un</strong> lampo la<br />

ragione oscura del rimescolio continuo e incomprensibile <strong>di</strong> quei giorni e si<br />

era imme<strong>di</strong>atamente ricordata del <strong>di</strong>schetto che aveva tolto dal portatile.<br />

Quella ne era la ragione, e lei era la causa involontaria <strong>di</strong> tutta l’agitazione<br />

insistente, nevrotica e sotterranea <strong>di</strong> quei giorni. Dapprima esterrefatta,<br />

subito dopo si era sentita in <strong>un</strong> attimo impalli<strong>di</strong>re e ricoprire <strong>di</strong> sudore<br />

freddo, sul p<strong>un</strong>to quasi <strong>di</strong> perdere i sensi. Il giorno prima non si era visto in<br />

ufficio il contabile, e ora quelle parole esplicite, brutali e spaventose lasciavano<br />

capire anche troppo sulle cause della sua assenza.<br />

E ora, lei, cosa, cosa mai poteva fare, come poteva uscire da quella<br />

situazione? Si era chiesta più e più volte angosciata e paralizzata dal ter-<br />

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