All'improvviso un temporale d'estate - di Valter ... - Nicola Saba
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“E allora possiamo andare <strong>di</strong>rettamente a casa mia.”<br />
Mentre proseguono, Umberto, suggestionato forse dalle parole dette<br />
da Letizia quando si trovavano nel bar della stazione, cercando <strong>di</strong> non<br />
farsi scorgere da lei, controlla più volte che non ci sia qualc<strong>un</strong>o sui loro<br />
passi. Ma le strade sono quasi deserte, e non può certo seguirli quella<br />
vecchia signora che cammina lenta appoggiandosi al bastone e che invariabilmente<br />
tutte le sere porta a spasso il cagnetto, perché sparga qua e là<br />
il bisognino serale, con grande gioia dei pedoni malcauti e ingannati dall’oscurità.<br />
Non appena entrano nell’appartamento, Umberto sembra ricordare<br />
all’improvviso <strong>un</strong>a cosa molto importante, che la presenza accentratrice<br />
e appagante <strong>di</strong> Letizia gli aveva fatto scordare.<br />
“Senti, Letizia, siamo quasi oltre l’ora <strong>di</strong> cena, e devo confessare che<br />
il mio frigorifero è vergognosamente vuoto, ma...”<br />
“Ma allora potevamo fermarci a casa mia per cenare - si interpone<br />
Letizia con <strong>un</strong> leggero tono <strong>di</strong> rimprovero nella voce -. Che sciocca, avrei<br />
dovuto pensarci prima. Del resto, è talmente logico. Tu sei appena rientrato<br />
dopo <strong>un</strong>a l<strong>un</strong>ga assenza, e non si può <strong>di</strong> sicuro pretendere che...”<br />
“Aspetta - la interrompe a sua volta Umberto -, il frigorifero è certamente<br />
vuoto, ed è anche vero che non ho ness<strong>un</strong>a voglia <strong>di</strong> uscire <strong>di</strong><br />
nuovo per cenare. Ma, se anche tu, come me, desideri rimanere in casa e<br />
se ti piace la cucina cinese, o orientale che sia, che ne so io, posso or<strong>di</strong>nare<br />
per telefono <strong>un</strong>a cena a domicilio per due. Qui vicino c’è <strong>un</strong> ottimo<br />
ristorante cinese. E così possiamo cenare in casa e poi starcene tranquilli<br />
a riesaminare con calma tutto quello che riguarda tua sorella e la sua<br />
lettera. Che ne pensi? Ti va?”<br />
“Per me va bene - risponde Letizia dopo <strong>un</strong>a breve esitazione -. Ma<br />
accetto soltanto se facciamo alla romana.”<br />
“Questo mai, caspita. Sei in casa mia, e perciò sei mia ospite. Cucina<br />
orientale, allora. Che ne <strong>di</strong>ci <strong>di</strong> involtini primavera con la salsina, spaghetti<br />
<strong>di</strong> mare spadellati, pollo alle mandorle e bambù, riso in bianco al posto del<br />
pane, che, tra l’altro, nemmeno ho in casa? Che te ne pare?”<br />
“Mi fido <strong>di</strong> te - risponde lei con <strong>un</strong> sorriso, poi, ancora dubbiosa, esterna<br />
<strong>un</strong>a richiesta -. Mi basta soltanto che non ci sia del pesce crudo.” La<br />
cucina orientale non rientra nelle sue abitu<strong>di</strong>ni e le ripugna la sola idea <strong>di</strong><br />
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