All'improvviso un temporale d'estate - di Valter ... - Nicola Saba
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te, certo per non scoraggiarlo. Se lo desidera, può intanto accomodarsi al<br />
bar, conclude accennando.<br />
Le luci morbide e soffuse invitano a <strong>un</strong>a tranquilla e paziente attesa,<br />
ma Umberto non è molto tranquillo e il suo stomaco è piuttosto impaziente.<br />
Umberto non si siede al bar e, nonostante la speranza delusa, si muove<br />
com<strong>un</strong>que piano piano l<strong>un</strong>go la sala e i suoi occhi anticipano i suoi<br />
passi, già corrono desiderosi a vedere oltre l’angolo delle sorprese, a scoprire<br />
quale situazione cela lo spazio ancora invisibile.<br />
Avanza ancora <strong>di</strong> <strong>un</strong> passo e rimane allibito.<br />
Là, proprio là c’è <strong>un</strong> tavolo completamente libero, eccetto che per<br />
<strong>un</strong>a donna tutta sola con <strong>un</strong> bicchiere pieno <strong>di</strong> vino davanti.<br />
Ma come? E’ ancora seduta al tavolo? Ma non si era mossa <strong>di</strong> là e<br />
non se ne era andata via? Stai a vedere che più tar<strong>di</strong> ci ha ripensato ed è<br />
ritornata, e che da allora è sempre rimasta seduta. Sempre con quel bicchiere<br />
pieno <strong>di</strong> vino davanti. Eppure l’aveva bevuto, quel vino, <strong>di</strong> questo è<br />
sicuro. Ma forse la scorsa estate lui si è sognato tutto, è stato vittima <strong>di</strong><br />
<strong>un</strong>a l<strong>un</strong>ga, ininterrotta allucinazione per tutto il periodo <strong>di</strong> vacanza e non<br />
ha mai conosciuto Letizia De Stefani. Lei è sempre rimasta là,<br />
pervicacemente seduta a quel tavolo, il vino non è evaporato, ma è <strong>di</strong>ventato<br />
aceto. Questo passa in <strong>un</strong> momento per la mente <strong>di</strong> Umberto intanto<br />
che la raggi<strong>un</strong>ge, e allora, in pie<strong>di</strong> davanti al tavolo, non riesce più a trattenere<br />
<strong>un</strong>’allegra risata.<br />
Letizia De Stefani, colta <strong>di</strong> sorpresa dalla risata, alza il bel viso interdetta,<br />
volge lo sguardo sull’intruso in<strong>di</strong>screto e sfrontato, sul violatore<br />
impudente della tranquillità altrui, ma ha negli occhi la luce della lampada<br />
che pende sul tavolo e non <strong>di</strong>stingue bene chi le sta <strong>di</strong> fronte in pie<strong>di</strong>, non<br />
lo riconosce subito, e già si chiede chi mai può essere l’import<strong>un</strong>o indelicato,<br />
ma poi, dopo <strong>un</strong> attimo <strong>di</strong> esitazione, lo riconosce.<br />
“Ma guarda <strong>un</strong> po’ chi si rivede. Umberto Ferrari in persona!” esclama<br />
con <strong>un</strong> sorriso spontaneo e luminoso, anche se <strong>un</strong> poco tirato, quasi<br />
sofferente.<br />
“Ciao Letizia. Non mi sbagliavo, allora. Sei anche tu qui in montagna<br />
– esclama Umberto tutto allegro -. Dovevi essere proprio tu quella che ho<br />
ammirato sulla Sylvester. Tre o quattro giorni fa, mi pare. Non ne sono del<br />
tutto sicuro. Che vuoi, quando sono qui in montagna perdo subito la nozione<br />
del tempo e tenere il conto esatto dei giorni che passano <strong>di</strong>venta <strong>di</strong>ffi-<br />
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