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All'improvviso un temporale d'estate - di Valter ... - Nicola Saba

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quello che mi è accaduto.”<br />

“Hai problemi in famiglia?”<br />

“Non proprio. Dopo ti <strong>di</strong>rò. Prima però vorrei parlarti <strong>di</strong> <strong>un</strong>’altra faccenda.<br />

Di <strong>un</strong>a faccenda veramente strana che mi è capitata la scorsa<br />

settimana.”<br />

“Dimmi pure. Anche se sono ancora vagamente addormentato, hai<br />

tutta la mia attenzione. E sono anche curioso <strong>di</strong> sapere perché <strong>un</strong>a ragazza<br />

equilibrata come te potrebbe essere scambiata per <strong>un</strong>a visionaria.<br />

Questa è <strong>un</strong>’idea che a me non passerebbe mai e poi mai per la mente.”<br />

“La scorsa settimana - riprende a <strong>di</strong>re Letizia - ho ricevuto <strong>un</strong>a lettera<br />

da mia sorella Francesca... Ma lei se ne è andata quasi tre mesi fa...”<br />

Letizia rimane allibita nel venire subito interrotta da <strong>un</strong>a risata vagamente<br />

maliziosa, e però piena, allegra e sonora, <strong>di</strong> Umberto, che ha equivocato<br />

sulle sue parole. Umberto non ha ancora smesso <strong>di</strong> ridere, che già<br />

prosegue con tono sorridente e scherzoso: “Bella la scusa che hai escogitato<br />

per risentirmi, anche se al telefono e dopo parecchio tempo.” Aveva l’intenzione<br />

<strong>di</strong> essere <strong>un</strong> poco spiritoso, ma subito si pente <strong>di</strong> quelle parole<br />

goffe e ri<strong>di</strong>cole, assolutamente fuori posto e imperdonabili. Vorrebbe proprio<br />

non averle pron<strong>un</strong>ciate. Vorrebbe ridurle a zero. Ma è impossibile<br />

farlo, lamenta tra sé e sé, e intanto si sente sempre più stupido e maleducato.<br />

Il rammarico <strong>di</strong> Umberto cresce a <strong>di</strong>smisura quando, dopo <strong>un</strong>a l<strong>un</strong>ga<br />

pausa, Letizia riprende a parlare con voce addolorata e sommessa, e gli<br />

<strong>di</strong>ce: “Non ridere, ti prego. Guarda che non sto affatto scherzando. Mia<br />

sorella è morta quasi tre mesi fa. E ora mi è gi<strong>un</strong>ta <strong>un</strong>a sua lettera.”<br />

Umberto, imbarazzato e a <strong>di</strong>sagio per la notizia inaspettata, non può<br />

fare altro che scusarsi e scusarsi <strong>di</strong> nuovo: “Mi <strong>di</strong>spiace molto, moltissimo<br />

per tua sorella, non ne sapevo proprio nulla del lutto da cui sei stata colpita.<br />

Immagino come tu possa sentirti dopo <strong>un</strong>a per<strong>di</strong>ta tanto grave. Ti<br />

chiedo ancora perdono, ma dalle tue parole mi era sembrato <strong>di</strong> capire che<br />

tua sorella era partita per <strong>un</strong> viaggio. Per questo mi sono messo a ridere<br />

e scherzare come <strong>un</strong> fatuo imbecille.”<br />

“Se tu hai equivocato, in parte è anche colpa mia - <strong>di</strong>ce Letizia -, per<br />

il modo in cui ho esor<strong>di</strong>to.”<br />

“No, no, scusami tu ancora. Mi <strong>di</strong>spiace <strong>di</strong> non aver capito subito la<br />

gravità della situazione. Mi sento davvero mortificato e imperdonabile.<br />

Nel ritardo <strong>di</strong> <strong>un</strong>a lettera, però - aggi<strong>un</strong>ge <strong>di</strong> seguito Umberto, per cercare<br />

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