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All'improvviso un temporale d'estate - di Valter ... - Nicola Saba

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mente borbottato, quasi fosse <strong>un</strong>a pentolaccia, oppure ha biascicato <strong>un</strong><br />

paio <strong>di</strong> parole rivolgendosi piuttosto a se stessa che a lui, tanto è vero che<br />

a lui, più che attenta alla sua richiesta, quella è sembrata ancora immersa<br />

nei suoi pensieri, del tutto incapace <strong>di</strong> staccarsene.<br />

Chissà poi se quella ha veramente ascoltato la sua richiesta <strong>di</strong> sedere<br />

al tavolo, pensa Umberto, oppure ha avuto <strong>un</strong>a specie <strong>di</strong> reazione meccanica<br />

al tono della sua voce. Oppure anche ha ubbi<strong>di</strong>to a <strong>un</strong>a forma <strong>di</strong><br />

riflesso inconscio, e ha acconsentito perché si è sentita sovrastare dalla<br />

sua presenza immobile e tenace?<br />

Ebbene, argomenta Umberto, qual<strong>un</strong>que sia stata la ragione che ha<br />

motivato la sibillina risposta della sconosciuta, lui non si deve fare ness<strong>un</strong>o<br />

scrupolo <strong>di</strong> interpretare senz’altro quelle manifestazioni enigmatiche e<br />

quasi indecifrabili come <strong>un</strong> beneplacito chiaro e palese, come <strong>un</strong> assenso<br />

esplicito, anche se non entusiasta, alla sua richiesta. Ringrazia d<strong>un</strong>que la<br />

gentile signora, che ora, come è evidente dai suoi atti, si è <strong>di</strong> nuovo chiusa<br />

in se stessa, per la sua squisita gentilezza e subito, senza indugio, non si sa<br />

mai che quella all’improvviso cambi idea e rialzi la testa, siede compito a<br />

tavola.<br />

Non ci sarebbe mancato altro, pensa intanto ancora intimamente alterato<br />

con se stesso e con la sconosciuta per la prol<strong>un</strong>gata e inutile attesa,<br />

che quella avesse detto <strong>di</strong> no, quella <strong>di</strong>sgraziata incivile e insensibile all’urlo<br />

furibondo <strong>di</strong> dolore del suo povero stomaco, straziato da cotanto<br />

penoso <strong>di</strong>gi<strong>un</strong>o e, insieme, implacabilmente aizzato dai vari profumi invitanti<br />

e appetitosi che saturano la calda atmosfera del ristorante pizzeria.<br />

Lei intanto ha imme<strong>di</strong>atamente ripreso a fissare con incrollabile intensità<br />

quel maledetto foglio, che <strong>di</strong> sicuro non legge affatto, con quel<br />

derelitto bicchiere <strong>di</strong> vino davanti, che non ha ancora assaggiato, e con<br />

quella penna in mano, che non si decide a usare. Ma a Umberto, seduto<br />

<strong>un</strong>a buona volta a tavola e già alquanto più rilassato e tranquillo, non<br />

importa assolutamente nulla ormai <strong>di</strong> quella e delle sue beghe intestine.<br />

Finalmente ha preso posto a tavola e può sperare, con il sano e incrollabile<br />

ottimismo che <strong>di</strong> solito riesce ad avere nei confronti dei fatti del mondo, in<br />

<strong>un</strong>a soluzione assai rapida per la cena.<br />

In <strong>un</strong>a cosa almeno Umberto Ferrari si sente fort<strong>un</strong>ato. Non appena<br />

si è seduto, Franz, il cameriere così premuroso, garbato nei mo<strong>di</strong> e a l<strong>un</strong>go<br />

sollecito partecipe del suo inquieto e interminabile dramma gastronomico,<br />

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