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All'improvviso un temporale d'estate - di Valter ... - Nicola Saba

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Una settimana prima <strong>di</strong> iniziare finalmente le sospirate ferie invernali,<br />

in <strong>un</strong>a giornata particolarmente caotica e frenetica <strong>di</strong> lavoro, e che già<br />

verso la fine della mattinata le era sembrata interminabile e faticosissima,<br />

Francesca De Stefani, al rientro dalla pausa consueta per il pranzo, aveva<br />

trovato occupati tutti i computer dell’ufficio, e senza intravedere la minima<br />

possibilità che <strong>un</strong> computer almeno venisse lasciato libero in breve<br />

tempo. Era seccata <strong>di</strong> doversi bloccare, fosse pure soltanto per le poche<br />

ore <strong>di</strong> quel pomeriggio, in <strong>un</strong>a parte essenziale del suo lavoro. Voleva<br />

proprio completare e accantonare definitivamente quella parte così noiosa<br />

e complicata, per affrettarsi a concludere altri lavori urgenti, prima <strong>di</strong><br />

partire per le vacanze programmate già da tempo con il fidanzato. Non se<br />

la sentiva <strong>di</strong> telefonare a Loris, il suo nuovo, impaziente e adorabile ragazzo,<br />

per <strong>di</strong>rgli che erano sorte delle <strong>di</strong>fficoltà con il lavoro e che doveva<br />

rimandare <strong>di</strong> qualche giorno la partenza. Se non lo avesse raggi<strong>un</strong>to a<br />

Bressanone a tempo debito e come avevano stabilito mesi prima, lui le<br />

avrebbe piantato storie a non finire, così esigente e focoso come era. E<br />

allegramente impu<strong>di</strong>co, e impertinente, e sfrontato, e beatamente insaziabile,<br />

aveva anche pensato Francesca con <strong>un</strong> sorriso intimo e compiaciuto,<br />

e, alla sola idea <strong>di</strong> raggi<strong>un</strong>gerlo, già si era sentita sciogliere.<br />

E così, per continuare il lavoro senza interruzioni, per finirlo entro la<br />

giornata e <strong>di</strong>menticarsene, dopo <strong>un</strong> breve momento <strong>di</strong> incertezza e <strong>di</strong><br />

esitazione, aveva pensato <strong>di</strong> servirsi <strong>di</strong> <strong>un</strong> computer portatile che non<br />

aveva mai visto usare da ness<strong>un</strong>o e che aveva visto giacere abbandonato<br />

e chiuso nella sua valigetta nell’ufficio del contabile, da quando quell’o<strong>di</strong>oso<br />

insopportabile dalla pelle grassa e lucida, eternamente sudaticcia, e sempre<br />

pieno <strong>di</strong> forfora, lo aveva portato con sé ed era venuto a lavorare <strong>di</strong><br />

frequente e con <strong>un</strong>a certa continuità, purtroppo, anche nella sede <strong>di</strong> Trieste.<br />

Per <strong>un</strong>a fort<strong>un</strong>a impreve<strong>di</strong>bile, aveva pensato Francesca con serafica<br />

ironia mentre, nonostante i rigori dell’inverno e la forte bora che imperversava<br />

sulla città, spalancava la finestra, il contabile era partito quella<br />

mattina sul tar<strong>di</strong> e con grande fretta per la sede <strong>di</strong> Ancona, e non l’avrebbe<br />

<strong>di</strong> certo <strong>di</strong>sturbata con il suo tanfo <strong>di</strong> sudore non lavato, che ancora<br />

ristagnava nella stanza, durante le poche ore residue <strong>di</strong> lavoro pomeri<strong>di</strong>a-<br />

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