All'improvviso un temporale d'estate - di Valter ... - Nicola Saba
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strani nelle stanze degli uffici.<br />
Successivamente, il mattino dopo, mentre organizzava il lavoro della<br />
giornata, Francesca aveva subito notato che i due arma<strong>di</strong> archivio posti<br />
nella sua stanza e i cassetti della sua scrivania sembravano essere stati<br />
perquisiti <strong>di</strong> nascosto, con cura <strong>di</strong>screta e molta attenzione.<br />
Chi aveva fatto la perquisizione - quando? La sera prima e dopo l’orario<br />
d’ufficio? Oppure durante la notte? Si era chiesta perplessa - aveva spostato<br />
gli oggetti dentro gli arma<strong>di</strong> e i cassetti, per cercare meglio evidentemente,<br />
ma si era anche premurato <strong>di</strong> rimettere ogni cosa al suo posto. E<br />
però, nonostante la cautela <strong>di</strong> chi aveva frugato, era evidente qualche<br />
piccola <strong>di</strong>fferenza nella collocazione degli oggetti, e si sa che <strong>un</strong>a donna<br />
ha occhio per certe cose e vede quello che <strong>un</strong> uomo è incapace <strong>di</strong> scorgere.<br />
A Francesca la faccenda era sembrata bizzarra, anche se com<strong>un</strong>que<br />
ri<strong>di</strong>cola e irrilevante, visto che in ufficio lei non teneva assolutamente<br />
nulla <strong>di</strong> personale, nemmeno <strong>un</strong> misero accen<strong>di</strong>no da quattro sol<strong>di</strong> per le<br />
sigarette. A qualc<strong>un</strong>o doveva essere servita della cancelleria, aveva allora<br />
pensato con sbrigativa superficialità, e l’aveva cercata da lei, nei cassetti<br />
della sua scrivania. Lei però non aveva tempo per queste stupidaggini<br />
e, con <strong>un</strong>’alzata <strong>di</strong> spalle, si era allora messa imme<strong>di</strong>atamente al lavoro,<br />
lasciando da parte tutta quanta la faccenda.<br />
Francesca, del resto, non poteva certo immaginare, né avere sentore,<br />
che la causa <strong>di</strong> quell’oscuro rimescolio era dovuta alla scomparsa del<br />
floppy, anche perché l’or<strong>di</strong>ne impartito dal capo <strong>di</strong> rintracciare il <strong>di</strong>schetto<br />
era stato rigidamente circoscritto ai suoi accoliti ed era stato perentorio: i<br />
controlli andavano fatti con assoluta <strong>di</strong>screzione, senza lasciare la minima<br />
traccia e senza lasciarsi scappare parola <strong>di</strong> bocca con ness<strong>un</strong>o degli altri,<br />
prima <strong>di</strong> tutto per non allarmare l’infame che si era impadronito del <strong>di</strong>schetto<br />
e poi per non far circolare la notizia del trafugamento e non far sorgere il<br />
minimo sospetto in chi ignorava l’attività parallela e sotterranea, e assai<br />
rem<strong>un</strong>erativa, ma questo l’aveva soltanto pensato, della <strong>di</strong>tta.<br />
Nonostante gli or<strong>di</strong>ni del capo, nei corridoi c’erano stati com<strong>un</strong>que<br />
bisbigliamenti e sussurri su <strong>un</strong>a qualche dotazione dell’ufficio non chiaramente<br />
in<strong>di</strong>cata, <strong>un</strong> computer, a quanto pareva.<br />
Francesca De Stefani, come sempre oberata <strong>di</strong> lavoro, si era imposta<br />
deliberatamente <strong>di</strong> ignorare il tutto. Per l<strong>un</strong>ga abitu<strong>di</strong>ne, a parte il suo<br />
lavoro, ben poco <strong>di</strong> quello che accadeva in ufficio attirava la sua attenzione.<br />
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