All'improvviso un temporale d'estate - di Valter ... - Nicola Saba
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Senza dubbio è <strong>un</strong>a sensazione assai gradevole, in montagna, in <strong>un</strong>a<br />
serata d’inverno limpi<strong>di</strong>ssima e fred<strong>di</strong>ssima, con molti e molti gra<strong>di</strong> sotto<br />
lo zero e <strong>un</strong> incre<strong>di</strong>bile cielo stellato, invisibile in questo suo palpitante<br />
splendore in pianura, andare a passo tranquillo verso il ristorante, che da<br />
tempo è pronto ad accogliere confortevole l’affamato e ad avvolgerlo<br />
con il suo caratteristico, odoroso e caldo abbraccio, quello che fa subito<br />
scordare i rigori dell’aria aperta.<br />
Di lontano lo sguardo è attirato verso il ristorante dalle ampie finestre<br />
panoramiche con le tende aperte sulla notte. Di là <strong>un</strong>a luce dorata, calda<br />
e invitante si spande all’esterno e accende il persistente luccichio della<br />
neve ghiacciata.<br />
E’ bello, dopo <strong>un</strong>a meravigliosa giornata trascorsa per intero sugli sci<br />
e dopo il freddo intenso della breve passeggiata serale l<strong>un</strong>go <strong>un</strong>a strada<br />
quasi deserta, spingere <strong>un</strong>a <strong>di</strong> seguito all’altra la porta e la controporta<br />
dell’ingresso, abbandonare sull’attaccapanni il giaccone pesante ed entrare<br />
nella l<strong>un</strong>ga sala ospitale, calda e profumata <strong>di</strong> cibi stuzzicanti. Quando<br />
poi tutti all’interno ti conoscono e ti accolgono con <strong>un</strong> sorriso cor<strong>di</strong>ale,<br />
è ancora più bello entrarci, pensa Umberto Ferrari, mentre si inoltra nel<br />
locale con passo agile e deciso.<br />
L’or<strong>di</strong>nata <strong>di</strong>sposizione del locale lascia scorrere liberamente lo sguardo.<br />
Le persone sedute ai tavoli, molto numerose ahimè, nota subito<br />
Umberto, sbirciano appena il nuovo arrivato, solo qualche sguardo femminile<br />
vagamente ammirato indugia <strong>un</strong> poco, e continuano a consumare i<br />
loro piatti o a parlare sottovoce e con tono tranquillo e sod<strong>di</strong>sfatto.<br />
Gli occhi <strong>di</strong> Umberto percorrono impazienti la sala, spinti dal desiderio<br />
<strong>di</strong> scorgere <strong>un</strong> tavolo libero. Non ci sono persone in attesa, per fort<strong>un</strong>a,<br />
ma tutti i tavoli subito in vista sono occupati. Chissà se in fondo, <strong>di</strong>etro<br />
l’angolo, nell’altra ala, ci sono ancora tavoli liberi, si chiede speranzoso.<br />
Il cameriere, ma non è Franz, è <strong>un</strong>o nuovo, <strong>un</strong>o che lui non ha mai<br />
visto prima, gli si fa incontro con <strong>un</strong> sorriso e delude subito ogni sua speranza.<br />
Alla richiesta <strong>di</strong> <strong>un</strong> tavolo per cenare, gli risponde che è molto, ma<br />
molto spiacente, ma per il momento non c’è nemmeno <strong>un</strong> tavolo libero.<br />
Bisogna aspettare. Solamente <strong>un</strong> pochino però, aggi<strong>un</strong>ge imme<strong>di</strong>atamen-<br />
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