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lizzazione della c.d. “accumulazione per espropriazione” (1) (Harvey, 2004). Tuttavia nell’indagare le<br />

dinamiche di appropriazione dei beni comuni nei Paesi del Nord globale, è fondamentale interrogarsi<br />

su quale sia il “comune” da difendere e preservare in contesti prevalentemente urbani.<br />

Per rispondere a tale questione, un numero crescente di contributi ha evidenziato il carattere relazionale<br />

del “comune” in società e contesti urbani: al di là di quegli <strong>spazi</strong> fisici fondamentali per la vita<br />

quotidiana delle persone sempre più appetibili per le istituzioni finanziarie in quanto costituiscono<br />

un’importante riserva di valore, il “comune” urbano consiste nella serie di relazioni che rendono possibile<br />

la riproduzione della vita sociale quotidiana nelle <strong>città</strong>. Come discusso da Chatterton (2010), il<br />

“comune” non rappresenta un’entità statica e monolitica, ma relazionale a seconda dei contesti <strong>spazi</strong>ali<br />

e temporali che è sempre in grado di produrre delle forme di resistenza ai meccanismi di appropriazione<br />

da parte del capitale. Questo tipo di approccio è stato recentemente approfondito dai contributi<br />

di Bresnihan e Byrne (2015) e di Huron (2015), pubblicati entrambi sulla rivista Antipode. Guidati<br />

dalla letteratura femminista sulle pratiche di commoning come pratiche quotidiane di cura (si veda ad<br />

esempio Federici, 2012), questi contributi evidenziano la natura peculiare del “comune” urbano. Nel<br />

loro studio su quelli che definiscono “<strong>spazi</strong> indipendenti” a Dublino, Bresnihan e Byrne sottolineano il<br />

carattere simbolico delle pratiche di commoning, definite come “le modalità fluide, continue e relazionali<br />

in cui i beni comuni viventi, sia passati che presenti, vengono prodotti. Il comune inteso come<br />

verbo indica i limiti del pensare il comune come sostantivo, come risorsa fisica e statica, come, ad<br />

esempio, una porzione delimitata di <strong>spazi</strong>o urbano” (2015, p. 46; trad. dell’autore).<br />

Amanda Huron ha approfondito tale prospettiva evidenziando le due caratteristiche dell’“urbano”<br />

che rendono unica l’esperienza del comune nelle <strong>città</strong>. La prima è rappresentata dalla saturazione<br />

degli <strong>spazi</strong> urbani che costringe le persone a dover competere o condividere l’utilizzo delle risorse<br />

esistenti. La seconda è costituita invece dalla capacità degli <strong>spazi</strong> urbani di far incontrare persone<br />

che non si conoscono in partenza e farle cooperare per il raggiungimento di obiettivi comuni (si pensi<br />

ai comitati di quartiere).<br />

Questi contributi sottolineano quindi la necessità di difendere lo <strong>spazi</strong>o urbano in quanto incubatore<br />

di quelle relazioni sociali quotidiane che rendono possibile la riproduzione della vita sociale: in<br />

tempi di crisi e politiche di austerità, le persone non possono più contare su (limitate) risorse fisiche,<br />

ma devono far fronte ad una competizione sempre più estesa per l’accesso alle stesse. Questo tipo di<br />

riflessione risulta particolarmente rilevante per quei contesti, come quello spagnolo, dove le persone si<br />

trovano a far fronte ad un numero sempre crescente di difficoltà materiali. In questo contesto la perdita<br />

della casa – si pensi che tra il 2008 ed il 2012 oltre 360mila famiglie hanno perso la casa di proprietà<br />

(2) – rappresenta un momento drammatico che provoca un forte senso di perdita delle risorse<br />

materiali e simboliche di base. Contro la violenza di un sistema legale che provoca la perdita della casa<br />

per un numero così elevato di persone, coloro che vengono colpiti hanno due alternative: a) l’isolamento<br />

sociale caratterizzato da un forte senso di vergogna per aver “fallito” rispetto alle aspettative sociali<br />

di base verso un “buon cittadino” (Gonick, 2015b), spesso abbinato a depressione e perfino (tentativi<br />

di) suicidio; oppure b) unirsi agli altri attraverso pratiche di messa in comune della vita stessa per<br />

riaffermare il diritto alla casa e ad una vita dignitosa. Come vedremo nei prossimi paragrafi, la PAH<br />

rappresenta proprio quest’ultimo caso.<br />

3. UNA BREVE INTRODUZIONE ALLA PAH. — Nei decenni che hanno preceduto l’esplosione della<br />

crisi finanziaria globale, la Spagna ha registrato un forte processo di crescita economica trainato soprattutto<br />

dal settore immobiliare e delle costruzioni, mentre il tasso di produttività dell’economia è rimasto<br />

(1) L’espressione coniata da Harvey è quella di “accumulation by dispossession”; per una riflessione sulla complessità della traduzione<br />

di questo concetto in lingua italiana, si veda Mellino (2014).<br />

(2) Fonte dati: http://afectadosporlahipoteca.com/wp-content/uploads/2013/02/RETROSPECTIVA-SOBRE-DESAHUCIOS-Y-EJECUCIONES-<br />

HIPOTECARIAS-EN-ESPAÑA-COLAUALEMANY1.pdf.<br />

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