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stanzialmente nell’abbandono da parte della popolazione. Comunque, il cammino per un recupero totale<br />

è ancora lungo e laborioso da compiere (7).<br />

Non è fuori luogo pensare che Pietracamela, nonostante i parziali interventi di risanamento, sia<br />

destinato a rientrare nel novero dei cosiddetti “paesi fantasma” (8). Secondo una ricerca, condotta,<br />

sotto forma di schede, dal gruppo Abarchive – Archivio borghi abbandonati, come c’era da attendersi<br />

figura anche Pietracamela, con un tipo di abbandono, conseguente al terremoto del 2009, medio<br />

(Abarchive – Archivio borghi abbandonati, 14 luglio 2010, s.p.) (9).<br />

3. PER UNA RIVITALIZZAZIONE DI PIETRACAMELA. — A questo punto, c’è da chiedersi quali<br />

strumenti adottare per far sì che un borgo così suggestivo come Pietracamela non sia destinato a<br />

scomparire per sempre.<br />

Si potrebbe pensare a trasformare il piccolo borgo appenninico in “albergo diffuso”, del quale<br />

tanto si è occupato, in vari scritti, Giancarlo Dall’Ara, una struttura orizzontale e non verticale.<br />

La prima idea di albergo diffuso ha preso origine in Carnia, a seguito del terremoto del 1976,<br />

dalla necessità di utilizzare a fini turistici case e borghi disabitati e ristrutturati a fini abitativi. Il termine<br />

viene utilizzato, per la prima volta, nel 1982, all’interno del “programma pilota Coneglians”, portato<br />

avanti da un gruppo di lavoro, seguito direttamente da Dall’Ara, come consulente esperto di turismo<br />

e di ospitalità alberghiera (Dall’Ara, 2010, p. 20) (10).<br />

Colui che, tuttavia diede impulso a questa forma di recupero di borghi fatiscenti è stato l’imprenditore,<br />

di origini italo-svedesi, Daniele Kihlgren, che, proprio per questo, ha ricevuto molti plausi,<br />

l’attenzione dei media, diversi premi (11).<br />

Daniele Kihlgren ha deciso di acquistare parte del borgo di Santo Stefano di Sessanio, in Provincia<br />

di Teramo ed a breve distanza da Pietracamela, per realizzare un albergo diffuso.<br />

Il caso di Sextantio ha fatto scuola e l’operazione di acquisto di parte del borgo, di recupero conservativo<br />

delle sue casette, di valorizzazione delle tradizioni ed infine della realizzazione dell’accennato<br />

albergo diffuso è diventato un metodo, il “metodo Kihlgren”, appunto. È stata, quindi, tracciata una<br />

strada che potrebbe portare, se diventasse un modo di pensare e di agire virale, al recupero di molti<br />

altri borghi sulla via dell’oblio, come in parte sta già avvenendo nel Sud Italia. Da allora, infatti,<br />

l’imprenditore non si è più fermato e la sua “visione” si è estesa anche ad altri territori, fra cui diciotto<br />

“sassi”, avuti in comodato dal Comune di Matera e ristrutturati, ma anche altri progetti nelle Regioni<br />

meridionali, come Abruzzo, Basilicata, Campania e Calabria, in corso di svolgimento. Nello stesso<br />

borgo di Santo Stefano di Sessanio, egli ha fatto da apripista, attirando altri imprenditori, che hanno<br />

recuperato ed avviato ulteriori attività all’interno della località.<br />

(7) Ci piace ringraziare, a questo proposito, per le informazioni cortesemente fornite, l’urbanista ed ingegnere Fabio Vanin, della<br />

Cooperativa Mate.<br />

(8) “I ‘paesi fantasma’ rappresentano il 72% di tutti i comuni italiani, uno spaccato d’Italia in cui vive circa un quinto della<br />

popolazione nazionale, più o meno dieci milioni di persone […]. Dei 5.838 ‘paesi fantasma’, son 2.831 i comuni che rischiano di scomparire,<br />

veri e propri centri a rischio di estinzione […]. Questi ultimi ricoprono una superficie di circa centomila chilometri quadrati. Il fenomeno dei<br />

‘paesi fantasma’ interessa molto il Centro-Sud e le zone appenniniche” (Il Tempo, 25 luglio 2005, cit. in publiarchitecture@polimi-DPA-<br />

Politecnico di Milano, 2009, s.p.).<br />

(9) Da segnalare è, a nostro modesto giudizio, il documentario di Stefano Saverioni, Diario di un curato di montagna, don Filippo Lanci. La<br />

sua parrocchia non è come tutte le altre e comprende borghi, come Pietracamela, Cerqueto, frazione di Fano Adriano, e Intremesoli, ormai semideserti.<br />

Il filmato, in realtà, ci rivela molti più segreti sulla montagna che sul giovane sacerdote. Non ci parla solo di don Filippo, ma della regione<br />

che la circonda, di una terra povera, rocciosa, umida, stretta tra boschi innevati e viottoli impervi. Pochi mesi dopo la fine delle riprese, il terremoto<br />

che ha colpito L’Aquila ha reso inagibile anche la casa del curato, al cui interno sono state girate varie scene del documentario, costringendolo<br />

a trasferirsi a Fano Adriano. Una tragedia collettiva che rende il film di Saverioni una vero e proprio documento storico, testimone di uno<br />

<strong>spazi</strong>o e di un tempo che ci appaiono sempre più remoti (Saverioni, 2009).<br />

(10) Oltre al riferimento appena citato nel testo, si rimanda anche a Dall’Ara, 2004, pp. 7-82, a Vignali, 2010, pp. 579-626, a Touring<br />

Editore, 2011, passim, 2011. È doveroso segnalare, inoltre, il sito gestito dallo stesso Dall’Ara, “Albergo Diffuso”, costantemente tenuto<br />

aggiornato con riferimenti a pubblicazioni, a tesi sull’argomento, alla voce della stampa ed altro ancora.<br />

(11) Tra questi, il più notevole è il “The Eco Award”, nella prima edizione degli “Smith Hotel Award”, un riconoscimento che spetta<br />

agli hotel maggiormente impegnati sui temi della sostenibilità e della conservazione, assegnato a Daniele Kihlgren a Londra, il 7 novembre<br />

2013 (Bergaglio, 2014).<br />

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