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AaVv_Commons_2016_intero

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Illustrazione. La capacità della lotta NoTav della Val di Susa di disinnescare ogni reazione nimby e di mettere a disposizione<br />

la propria esperienza come chiave di lettura di processi ben più ampi, con l’effetto di coinvolgere molte<br />

altre/i in territori distanti e diversi. Non per analogia, non per sola solidarietà, ma per moltiplicazione.<br />

b. Nel caso dell’occupazione del Teatro Valle, il motore d’azione iniziale, la pietra d’innesco, è stato<br />

proprio il prendere collettivamente coscienza della frammentazione e individualizzazione connaturata<br />

al settore artistico-culturale (16). Una soggettività precaria che subito si (auto)nomina come<br />

intermittente, in parte per richiamare le lotte francesi, ma anche per rivendicare un desiderio di<br />

autonomia e indipendenza di/dal lavoro e non rimanere intrappolata in una narrazione negativa<br />

del precariato legata al mero progetto di sussistenza. È attraverso questi iniziali passaggi che viene<br />

inaugurata la messa a tema delle questioni dell’ordine della materialità, dei bisogni, delle economie,<br />

del reddito, del welfare mancante. Che le politiche dei beni comuni potessero fornire una<br />

chiave per elaborare risposte, seppur provvisorie, anche a questo genere di bisogni lo si è scoperto<br />

facendo. La soggettività non preesiste all’azione, il programma non preesiste alle soluzioni escogitate<br />

di volta in volta. In un’accezione biopolitica della soggettività, scavalcando sia rivendicazioni<br />

corporative o professionalizzanti, sia definizioni legate unicamente a produzione e classe.<br />

Fig. 4 – Serata di performance itineranti site specific.<br />

Occorre uno slancio di immaginazione. Stare sul terreno dei processi di soggettivazione significa<br />

anche riaffermare il primato della relazionalità. E dunque, nominare e praticare le politiche dei<br />

beni comuni nei termini di politica delle “relazioni” (17). Mi sembra urgente aprire uno <strong>spazi</strong>o di<br />

ragionamento attorno al tema dell’organizzazione (“ovvero”: delle relazioni), per come possiamo<br />

percepirlo e riformularlo oggi, nella contemporaneità. La questione formale, in una fase di crisi<br />

dei tradizionali dispositivi della rappresentanza, ridiventa centrale, e dunque <strong>spazi</strong>o di sperimentazioni<br />

possibili dentro cui ripensare il linguaggio e le forme della politica. Come organizzare lotte<br />

trasversali in grado di coinvolgere ampi pezzi di cittadinanza? Quali forme collettive possiamo<br />

immaginare per soggettività precarie e intermittenti, che siano alternative alla connotazione territoriale<br />

e/o <strong>spazi</strong>ale, ma anche all’organizzazione di ceto politico (strutture organizzate, militanza)?<br />

Un’urgenza che deve essere affrontata con una modalità creativa, inventiva e capace di pensare il<br />

(16) Su questa questione esiste una ricca documentazione, a partire dall’esperienza seminale di zeropuntotre a tutta la prima<br />

produzione politica cfr. il sito www.teatrovalleoccupato.com e l’amplissima rassegna stampa. Cfr. inoltre Aa.Vv. (2012).<br />

(17) Sulla dimensione corporea e relazionale come costituente delle pratiche del comune, cfr. in particolare il lavoro di Giardini (2011)<br />

e inoltre Mattei (2011).<br />

– 19 –

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