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TAB. I – LAZIO: CONSISTENZA E DISTRIBUZIONE DELLE TERRE COLLETTIVE<br />

Province Superficie<br />

territoriale<br />

totale<br />

(ha)<br />

Terre<br />

collettive<br />

(ha)<br />

%<br />

TC su<br />

totale<br />

Ha di TC<br />

gestite da<br />

università/<br />

associazioni<br />

Ha di TC in<br />

gestione ai<br />

Comuni<br />

Capi in agric.<br />

biologica<br />

finanziati<br />

(PSR Lazio)<br />

% capi in<br />

bio su tot.<br />

capi in bio<br />

Frosinone 334.800 71.200 19,4 0 71.200 197/3.500 0,6<br />

Latina 232.652 82.800 34,4 491 82.309 1.143/3.500 4<br />

Rieti 285.571 94.000 31,5 12.172 81.818 4.924/3.500 16<br />

Roma 565.243 174.000 28,3 31.031 142.969 7.034 22<br />

Viterbo 370.631 100.500 25,6 19.728 80.772 17.876 57<br />

Lazio 1.788.807 522.500 27,4 63.422 459.078 31.174 100<br />

Fonte: ARSIAL (2014).<br />

2.2 Per favorire i titolari dei diritti sulle terre collettive nell’accesso ai finanziamenti PSR. — Se si<br />

guarda all’agricoltura biologica su scala regionale, si può apprezzare quanto incide il ruolo gestionale<br />

delle Università Agrarie nel garantire agli allevatori l’accesso ai finanziamenti PSR.<br />

Nella precedente programmazione, mentre le università agrarie garantivano che il 70% delle risorse<br />

destinate alla zootecnia bio fosse appannaggio della Maremma, la non-gestione delle terre collettive<br />

ricadenti nei comuni laziali ex Regno di Napoli (per i quali il comune è ente esponenziale dei diritti<br />

delle popolazioni e non v’è soggetto gestore) ha fatto sì che solo il 5% delle risorse per la zootecnia<br />

bio fosse appannaggio degli allevatori della dorsale Lepini-Ausoni-Aurunci e della dorsale Simbruini-Ernici-Mainarde!<br />

E questo non perché non ci fossero i presupposti per l’adesione al biologico,<br />

ma solo perché le terre dell’Appennino vengono fruite secondo schemi secolari di fida pascolo stagionale,<br />

non più idonei a supportare la notifica di attività zootecnica in bio, per la quale l’operatore deve<br />

disporre del terreno per periodi non strettamente limitati al pascolamento (o, in generale, al mero conseguimento<br />

di uno o più cicli di produzione foraggera) bensì di una durata idonea a garantire il rispetto<br />

del periodo di conversione in biologico e la possibilità di sottoscrivere impegni per almeno cinque<br />

annualità.<br />

Inoltre, se si considera che per la stessa ragione (inadeguatezza della fida pascolo annuale rispetto<br />

alla concessione pluriennale) i pastori delle aree ex Regno di Napoli non hanno beneficiato di nessun<br />

primo insediamento di giovane imprenditore, in una realtà in cui l’80% dei pastori ha più di 65 anni, si<br />

comprende quanto sia grave il ritardo nell’introdurre strumenti di gestione idonei alla promozione<br />

dello sviluppo locale.<br />

2.3 Per una reale riattivazione del patrimonio di prodotti tradizionali di cui al DM 350/99. — Dalla<br />

ricognizione delle produzioni agroalimentari tradizionali che ARSIAL cura per conto della Regione Lazio<br />

è emerso che il 70% dei prodotti tradizionali è espressione dei sistemi territoriali marginali, ove si<br />

concentrano le terre collettive; non è un caso, infatti, che la biodiversità zootecnica di interesse agrario<br />

(dalle razze autoctone di capre, alle vacche da carne, agli equidi, ai suini neri) e le relative produzioni<br />

siano appannaggio di contesti estensivi, non irrigui, che tornano attuali ora che i costi energetici rendono<br />

proibitivo il sentiero tecnologico orientato alla forzatura produttiva. Se si guarda, ad esempio,<br />

alla situazione delle frisone nella filiera del latte alimentare, per le quali di registra la chiusura di centinaia<br />

di imprese, si coglie tutta l’inefficienza economica di una filiera energivora (oltre che la sua insostenibilità<br />

ambientale per i nitrati in falda).<br />

Questa evidenza non è certo una sorpresa se si tiene conto di quanto l’integrazione economica degli<br />

ambiti di pianura più sviluppati si traduca in crescita delle interdipendenze (nel senso di ricorso a<br />

fattori produttivi extraziendali secondo coefficienti crescenti) con un sentiero tecnologico costante-<br />

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