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Aa.Vv. (2016), Commons/Comune, Società di studi geografici. Memorie geografiche NS 14, pp. 303-309<br />

ROSANNA DI BARTOLOMEI, MARCO ZITTI, LUIGI PERINI, LUCA SALVATI<br />

IL DIRITTO ALLA TERRA: CONSUMO DI SUOLO E CRESCITA<br />

URBANA IN UNA REGIONE MEDITERRANEA<br />

1. INTRODUZIONE. — Il suolo è lo strato superiore della crosta terrestre, ha una struttura complessa<br />

e dinamica, costituita da molteplici elementi di natura organica e inorganica presenti in quantità<br />

differenti e in proporzioni variabili, derivanti da frammenti di roccia madre sbriciolati e rimaneggiati<br />

chimicamente e da detriti di piante e animali. L’interazione tra elementi fisici, chimici e biologici ne<br />

determina il sua evoluzione (origine, sviluppo e fase terminale) e i tempi di rinnovo estremamente lunghi<br />

lo qualificano come una risorsa non rinnovabile, dalla quale dipende la disponibilità di elementi<br />

fondamentali per la vita. Esso è di importanza fondamentale non solo per la produzione alimentare e<br />

per le attività umane, ma rappresenta una riserva di biodiversità, un supporto per la chiusura dei cicli<br />

degli elementi nutritivi e per l’equilibrio della biosfera. Il suolo, inoltre è una risorsa fragile, poiché<br />

perde facilmente la propria funzionalità a causa di una pluralità di fattori che possono dare origine a<br />

gravi processi degradativi come le scorrette pratiche agricole, zootecniche e forestali, le dinamiche insediative,<br />

le variazioni d’uso. Ogni processo di degrado rappresenta una perdita quasi sempre irreversibile<br />

della sua integrità, che oltre ad avere conseguenze a livello globale, ha ripercussioni dirette sulla<br />

qualità delle acque e dell’aria, sulla biodiversità e sui cambiamenti climatici. Il suolo è una risorsa limitata<br />

e preziosa che svolge funzioni essenziali per l’ambiente e per l’economia, poiché su scala microscopica<br />

costituisce un ecosistema dal quale tutti gli essere viventi attingono. Ecco perché al suolo si riconosce<br />

la codifica di “bene comune”, in quanto condiviso tra tutti essere viventi, dal quale quotidianamente<br />

si trae sostentamento ed energia. Lo stesso Papa Francesco nella pubblicazione dell’enciclica<br />

Laudato si’ (2015) invita tutti gli uomini che abitano la Terra alla “cura della casa comune”, in quanto<br />

il suolo ha una valenza insostituibile in tutte le funzioni che svolge e il suo degrado e il suo continuo<br />

consumo rappresenta un grave rischio per il futuro dell’intera umanità.<br />

L’azione dell’uomo nei diversi usi del suolo diviene un elemento fondamentale per la tutela di<br />

questo bene comune. La trasformazione della copertura del suolo di aree naturali, seminaturali, zone<br />

umide, corpi idrici, in superfici artificiali rappresenta una grave minaccia per questa risorsa. Basti pensare<br />

come sia aumentato il fenomeno dell’urbanizzazione nell’ultimo secolo, secondo le stime delle<br />

Nazioni Unite (2012), metà della popolazione mondiale vive in aree urbane e le ultime previsioni evincono<br />

che entro il 2030 nelle <strong>città</strong> si concentreranno circa il 60% della popolazione (Alberti, 2005). Ciò<br />

comporterà un’ulteriore trasformazione della copertura del suolo limitrofo alle aree urbane. Basta osservare<br />

l’attuale morfologia delle <strong>città</strong> del mediterraneo, per delineare il passaggio da una struttura urbana<br />

compatta e monocentrica, ad un edificato diffuso e frammentato. Si assiste a livello <strong>spazi</strong>o-temporale<br />

ad una modifica del gradiente urbano-rurale, attraverso una proliferazione frammentata di<br />

nuove costruzioni e di infrastrutture stradali a discapito delle risorse naturali scarse e non rinnovabili.<br />

Uno sviluppo sostenibile dell’espansione urbana, attraverso un attento monitoraggio del processo di<br />

urbanizzazione, riveste sempre più importanza per una corretta politica di pianificazione del territorio.<br />

Nel presente studio si vuole fornire un quadro metodologico per valutare la distribuzione <strong>spazi</strong>otemporale<br />

di superfici territoriali parzialmente o totalmente sigillate nell’area urbana e periurbana di<br />

Roma. Si utilizza un approccio quantitativo, che considera i cambiamenti dell’uso del suolo ed elabora<br />

indicatori del grado di impermeabilizzazione, che consentano di classificare e di produrre rappresentazioni<br />

del territorio a scala locale ad alta risoluzione. L’area metropolitana di Roma è stata selezionata<br />

come un esempio paradigmatico di regione urbana mediterranea densa e semi-compatta che ha subito<br />

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