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Anche le Forze Armate italiane si sono adeguate alle mutate esigenze strategiche: l’Esercito è passato<br />

dai 300mila uomini nel 2000 ai 110mila attuali; l’Aeronautica, dal 2000 ad oggi, ha ceduto ai civili<br />

15 aeroporti (Ciampino, il secondo aeroporto di Roma, dal 2013 è formalmente civile); nel 2001 è<br />

stata abolita la leva obbligatoria. Dalla polverizzazione delle forze e dalla loro dislocazione a est (nella<br />

regione del Friuli-Venezia Giulia soprattutto, sul confine che un tempo era stato il più nevralgico) si<br />

sta lentamente marciando verso una concentrazione militare in pochi siti, sostenibili economicamente<br />

e da un punto di vista logistico e ambientale.<br />

Oggi le ex aree militari costituiscono un patrimonio vasto, articolato e disperso, abbandonato o<br />

molto spesso sottoutilizzato, di cui però non è ancora disponibile un censimento completo. Tra le caratteristiche<br />

si riconoscono l’obsolescenza delle strutture, la scarsa integrazione con il territorio in cui<br />

si inseriscono, fenomeni di degrado e potenziali rischi ambientali derivati dalla presenza di amianto e<br />

suoli contaminati. I costi di bonifica delle aree condizionano in maniera determinante la riuscita di<br />

un’operazione; in taluni casi l’errata valutazione (generalmente sottostima) e le difficoltà tecniche<br />

d’esecuzione possono comportare ampie dilatazioni dei tempi di realizzazione del progetto o anche<br />

l’abbandono dell’iniziativa. Questa nuova tipologia di vuoto urbano è strettamente legata a quella<br />

delle aree industriali dismesse. Se da un lato il riutilizzo delle ex aree industriali è stato uno dei principali<br />

motori del cambiamento del quadro della pianificazione urbana avviatosi negli ultimi decenni,<br />

dall’altro non esiste ad oggi una riflessione adeguata sulle difficoltà che le amministrazioni locali si<br />

sono trovate ad affrontare nella costruzione di processi virtuosi di riutilizzo e reintroduzione nel ciclo<br />

economico dei patrimoni ex militari.<br />

3. DISPOSITIVI LEGISLATIVI IN MATERIA DI DISMISSIONE DEGLI IMMOBILI PUBBLICI E PRO-<br />

CEDIMENTI IN CORSO D’OPERA. — La vicenda normativa in materia di gestione degli immobili militari<br />

si caratterizza per una produzione normativa impetuosa, ma contradditoria; strumenti e procedimenti<br />

sono progressivamente affiancati o sostituiti da altri che negli auspici avrebbero dovuto essere<br />

migliorativi, ma spesso non si sono rivelati tali (Vaciago, 2007). Lo Stato italiano ipotizza le prime<br />

operazioni di dismissione sin dalla metà degli anni Ottanta e prosegue negli anni Novanta con<br />

l’esperimento di Immobiliare Italia e l’istituzione dei Fondi immobiliari pubblici. Dopo il 1999, anno<br />

in cui viene istituita l’Agenzia del demanio (ente pubblico al quale spetta il compito della gestione del<br />

patrimonio immobiliare pubblico in Italia), si avvia un percorso diverso rispetto agli anni Novanta,<br />

che mette in primo piano le operazioni di valorizzazione degli immobili alla quale far seguire<br />

un’eventuale alienazione, rivelatesi ambiziosi progetti rimasti in gran parte incompiuti e che hanno<br />

conseguito risultati assai modesti. Tra le varie iniziative nei primi dieci anni del Duemila si possono<br />

annoverare le operazioni di cartolarizzazione, i Piani unitari di valorizzazione (PUV) ed il federalismo<br />

demaniale (1).<br />

In una situazione di perduranti problemi delle finanze statali, a partire dal 2011 si introducono<br />

ulteriori disposizioni legislative – con i decreti “Salva-Italia, “Mille proroghe”, “Semplifica-Italia”,<br />

“Cresci-Italia”, “Spending Review”, il DL 83/2012 istituisce il “Piano <strong>città</strong>” ed il DL 87/2012 –, trasformando<br />

progressivamente in obbligo la valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico (compreso<br />

quello militare) come possibile mezzo per la riduzione del debito pubblico.<br />

Dal 2013, oltre a vari programmi di vendita (2), al fine di velocizzare gli iter di valorizzazione dei<br />

beni ex militari, sono stati ripresi due procedimenti: il “federalismo demaniale” e la stipula di nuovi<br />

protocolli d’intesa (Gastaldi, Camerin, 2014). Infine, l’articolo 26:“Misure urgenti per la valorizzazione<br />

degli immobili pubblici inutilizzati” del decreto “Sblocca Italia” (3) introduce la possibilità di<br />

(1) Emanato con il DL 85/2010 riguardo al “fenomeno devolutivo, accessorio al federalismo fiscale, che consiste nel trasferimento agli<br />

enti territoriali di beni di proprietà dello Stato”.<br />

(2) Si prevede che il Ministero della difesa debba assicurare la realizzazione di introiti derivanti dalle dismissioni degli immobili in<br />

proprio uso per un importo non inferiore a 220 milioni di euro nell’anno 2015 e a 100 milioni di euro annui negli anni 2016 e 2017.<br />

(3) Contenuto nella Legge 11 novembre 2014, n. 164.<br />

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