08.01.2017 Views

geografie luoghi spazi città

AaVv_Commons_2016_intero

AaVv_Commons_2016_intero

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

2. IL QUADRO TEORICO: LA DERURALIZZAZIONE E L’ESPLOSIONE DELLA CITTÀ. — Come noto, le<br />

rappresentazioni del paesaggio persistono molto al di là della realtà che designano.<br />

Attualmente, per esempio, in Europa, i concetti come “periferia”, “suburbio”, “urbanizzazione<br />

diffusa”, “dispersione urbana”, ecc. utilizzati per descrivere le trasformazioni recenti del paesaggio edificato,<br />

denunciano piuttosto chiaramente la loro matrice teorica, ovvero il modello di urbanizzazione<br />

della vecchia <strong>città</strong>. Un territorio sempre confinato, densamente edificato, e dotato di forme e limiti<br />

precisi (Fantin et al., 2012). Analogamente, il modello concettuale dei grandi <strong>spazi</strong> campestri delle<br />

economie e delle culture rurali, è presente nelle rappresentazioni più recenti degli <strong>spazi</strong> aperti contemporanei.<br />

Questi ultimi, in rapporto alle trasformazioni subite dallo <strong>spazi</strong>o rurale, sono descritti come<br />

“periurbanizzati”, “industrializzati”, ecc. e persino paesaggi della “industrializzazione/urbanizzazione<br />

rurale diffusa” (Agnoletto, Guerzoni, 2012).<br />

Dietro queste denominazioni composite, ciò che di fatto è in causa è una duplice metamorfosi:<br />

– l’agricoltura e gli agricoltori (e anche i loro paesaggi…) sono passati ad avere un’espressione statistica residuale;<br />

le loro pratiche ed i loro riferimenti culturali si sono mischiati in una diversità enorme di referenti locali/globali –<br />

perché dunque “rurali” senza la centralità economica dell’agricoltura e le specificità culturali contadine?<br />

– l’urbanizzazione, intesa come edificazione, intensificazione infrastrutturale, diversità culturale, ecc. si è moltiplicata<br />

in modelli distinti di agglomerazione e dispersione, antichi e contemporanei, e, soprattutto, si presenta senza limiti<br />

stabili e definitivi; la <strong>città</strong> ha dato luogo all’urbanizzazione estensiva facilitata dalla dotazione infrastrutturale, soprattutto<br />

di sistemi di colonizzazione del territorio in profonda trasformazione socio-tecnologica (Domingues, 2009).<br />

Per fare un esempio dei cambiamenti territoriali introdotti da questi sistemi infrastrutturali di colonizzazione<br />

del territorio, si pensi ad uno degli elementi più banali delle forme e dei processi di urbanizzazione<br />

estensiva in Europa: le “strade-vie”. Nient’altro che urbanizzazioni lineari dove tutto si mischia<br />

– case, caffè, ristoranti, negozi, servizi, fabbriche – e la democratizzazione dell’automobile garantisce<br />

la fluidità degli scambi e delle relazioni, che sono a tutti gli effetti la genesi primordiale della vecchia<br />

<strong>città</strong>.<br />

Gli studiosi urbani hanno colto raramente la vera ragione della formazione delle strade-vie e si<br />

sono perlopiù concentrati sui capri espiatori, secondo i quali, tali materiali e processi del paesaggio<br />

contemporaneo sono il frutto della speculazione, della mancanza di pianificazione, dell’illegalità, e così<br />

via, quando in realtà la loro spiegazione è da ricercare nella connessione diretta dell’edificato alle protesi<br />

tecnologiche presenti nel territorio (strade, elettricità, telefono, ecc.).<br />

Considerando le strade-vie da questo punto di vista, non risulterà particolarmente complicato<br />

comprendere come in Paesi tipo il Portogallo, dove le autostrade e le vie rapide sono state realizzate<br />

solo negli anni Novanta, questo tipo di edificazione abbia costituito il principale prodotto territoriale<br />

della dinamica di crescita, che si è avuta a partire dal dopoguerra.<br />

L’esempio delle strade-vie, o quello delle polarità urbane di grande dimensione che si trovano<br />

normalmente vicino ai principali nodi autostradali, permette quindi di impostare su una considerazione<br />

il necessario superamento concettuale della dicotomia <strong>città</strong>/campagna, che inficia l’osservazione<br />

scientifica, e l’azione progettuale nel territorio contemporaneo da parte di politici, sociologi, economisti,<br />

urbanisti ed architetti. Tale considerazione è il semplice riconoscimento di come la <strong>città</strong> antica abbia<br />

avuto per secoli il monopolio delle infrastrutture, necessarie all’edificazione e all’organizzazione<br />

urbana.<br />

Attualmente, invece, le infrastrutture percorrono territori immensi, e facilitano un processo di colonizzazione<br />

urbana dove tutto si mischia in densità e diversità formale e funzionale (Easterling, 2014)<br />

(Fig. 1).<br />

3. IL PAESAGGIO TRANSGENICO E LA DIMENSIONE IPERTESTUALE DEGLI ELEMENTI URBANI<br />

CONTEMPORANEI. — Per convincersi della nuova condizione tecnologica del paesaggio, è oggi sufficiente<br />

osservare come gli usi che insistono attualmente sopra la ex-campagna siano praticamente infiniti.<br />

– 264 –

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!