08.01.2017 Views

geografie luoghi spazi città

AaVv_Commons_2016_intero

AaVv_Commons_2016_intero

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

non è in vigore il Fiscal Compact, la Federal Reserve stampa denaro e i nuovi Zuckerberg trovano facilmente<br />

finanziatori senza aspettare il piano Juncker. Non si tratta quindi di un rallentamento<br />

dell’economia, è solo il suo naturale andamento. D’altronde, da quant’è che BCE e Commissione parlano<br />

di uscita dal tunnel e di spiragli di ripresa? Più o meno dal fallimento della Lehman Brothers. Forse si<br />

dovrebbe prendere atto che il tunnel è finito da un pezzo ma corriamo su una strada provinciale e non su<br />

un’autostrada a otto corsie.<br />

Si badi bene, questo non è un ragionamento tecnofobico. Noi tutti ci avvantaggiamo della facilità di<br />

condividere una casa, un’automobile, un servizio alla persona, ma non si può negare che se questi giganti<br />

del web creano poco lavoro, ci sarà un impatto sul reddito disponibile e dunque, in ultima analisi, anche<br />

sull’andamento dei prezzi che vengono spinti dai consumi. Con diretta conseguenza su PIL, debito e listini<br />

della old economy. E visto che la quarta rivoluzione industriale permette a tutti, in qualsiasi luogo e<br />

in qualsiasi momento di comprare, scambiare e condividere beni e servizi di ogni genere, non si può addebitare<br />

a forze “oscure” la mancata crescita dell’inflazione nell’area euro (come ha fatto Draghi) o addebitare<br />

i nuovi tracolli sulle piazze finanziarie al solito governo greco del traballante Alexis Tsipras. C’è<br />

qualcosa di più. Si deve prendere atto che determinate consuetudini consumeristiche (uscita di casa, acquisto<br />

di un bene, trasporto e spedizione dello stesso con i costi connessi di carburante e di personale)<br />

stanno sparendo: è una faccia della medaglia del millennio globalizzato. Il modello che gli Stati Uniti<br />

stanno imponendo a tutti (nel 2020 il 40% dei lavoratori negli Usa sarà autonomo, Ricerca governo federale,<br />

2015) è quello della flessibilità del lavoro e della massima remunerazione del capitale. Tra questi due<br />

fattori della produzione, resta sempre il primo la catena di trasmissione dei prezzi e in fondo l’ingrediente<br />

fondamentale della crescita, mentre il secondo condiziona i rendimenti. Noi europei abbiamo fatto una<br />

scelta fatale: abbiamo imbrigliato le spese degli Stati e dunque i consumi, gli americani hanno lasciato liberi<br />

entrambi. La caduta di tutte le borse alla fine è anche una conseguenza di questo insieme di fattori.<br />

Ma le borse prima o poi si risollevano. L’old economy resta tale.<br />

Marx aveva già a suo tempo trovato una definizione perfetta per questa rivoluzione digitale,<br />

quando definì la società comunista, “la possibilità di fare oggi una tale cosa e domani un’altra, di cacciare<br />

al mattino e di pescare nel pomeriggio, di praticare l’allevamento la sera e di fare della critica<br />

dopo i pasti. Tutto a proprio piacimento, senza essere pescatore, cacciatore o critico”. Sono passi<br />

scritti dal filosofo due secoli fa (L’ideologia tedesca, 1846) eppure sembrano pensati oggi per il capitalismo<br />

della Rete, che ha creato <strong>spazi</strong> inimmaginabili per i consumatori, la concorrenza e la creazione di<br />

plusvalore. Quello che sorprende economisti anche non ortodossi (Piketty, 2014a) è che lo stesso consumatore<br />

si è fatto mercato – tanto che in America un neologismo, prosumers, indica il consumatoreproduttore<br />

– diventando fattore propulsivo dell’economia condivisa e in ultima analisi anche del corso<br />

dei titoli di Google & C. Se dunque i prezzi non salgono è anche perché si acquistano beni e servizi<br />

potendo scegliere i costi minori, talvolta prossimi allo zero. Questo ha effetti negativi non solo<br />

sull’inflazione ma sull’old economy in generale.<br />

2. QUANTO PESA LO SBOOM DELLE NOTIZIE. — Ma c’è un settore della old economy che più di altri<br />

vive il suo drammatico sboom: è l’informazione a pagamento. Se noi occidentali siamo arrivati a vivere<br />

l’età del benessere lo dobbiamo alla conoscenza. E questo lo sa bene proprio chi muove da sempre<br />

le fila della grande finanza o governa un grande Paese. Senza l’uso dei piccioni viaggiatori che gli<br />

permisero di sapere ben prima degli altri della sconfitta di Napoleone a Waterloo, si racconta che i Rothschild<br />

non sarebbero infatti mai diventati dei banchieri così ricchi. E se un piccolo cronista non si<br />

fosse insospettito per una banale effrazione in un grande albergo di Washington, Richard Nixon non si<br />

sarebbe mai dimesso dopo una lunghissima e solitaria campagna di stampa. Arrivando ai giorni nostri,<br />

il meccanismo con cui si trattano alla velocità della luce enormi transazioni finanziarie (high frequency<br />

trading) sarebbe ben poca cosa non potendo contare su informazioni privilegiate. La rete vive della sostanza<br />

di cui sono fatti i giornali, ma i quotidiani con l’unica alimentazione delle notizie sembrano non<br />

farcela più. Verrebbe da dire, sempre sull’onda delle citazioni: questo è il problema! L’acquisizione di<br />

– 418 –

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!