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Aa.Vv. (2016), Commons/Comune, Società di studi geografici. Memorie geografiche NS 14, pp. 225-226<br />

FEDERICO MARTELLOZZO, LUCA SIMONE RIZZO<br />

INTRODUZIONE<br />

Gli interventi presentati in occasione di questa sessione ben rappresentano le molteplici sfaccettature<br />

mediante le quali è possibile, ancorché necessario, declinare il nesso “paesaggio-sostenibilità”. Tre<br />

sono gli elementi emersi con vigore dagli interventi presentati in questa sede, che sia gli autori sia la<br />

prof. Paola Bonora (discussant che ha riassunto e orchestrato la discussione finale) e la prof. Roberta<br />

Gemmiti (chair che ha condotto e diretto i lavori della sessione) hanno saputo sottolineare. È emerso<br />

come il punto di partenza sia la compresenza di due piani dimensionali distinti entrambi funzionali ad<br />

una disamina corretta delle problematiche sin qui esposte. Da un lato l’aspetto teoretico, la cui<br />

elaborazione e avanzamento prescinde da evidenze empiriche particolari e mira alla definizione di archetipi<br />

generali inclusivi. In tal senso, l’osservazione del reale nella sua mutevolezza <strong>spazi</strong>o-temporale è<br />

strumento funzionale per una rivisitazione di teorie classiche e l’elaborazione di nuovi concetti (a volte<br />

audaci ed arguti) che mira alla comprensione del fenomeno e non alla quantificazione. Dall’altro,<br />

l’elaborazione di modelli e strumenti di indagine quali-quantitativa che superano l’obbedienza a rigidi<br />

costrutti teoretici (non rispettandoli e non considerandoli talvolta solo per scarsa conoscenza) avendo<br />

come scopo quasi esclusivamente la stima e la determinazione dell’estensione e dell’intensità dei fenomeni<br />

oggetto d’indagine. Il secondo punto cardine emerso dai contributi presentati e dal dibattito che<br />

ne è scaturito ha per oggetto la complementarietà, l’imprescindibilità, e la non esclusività e non supremazia<br />

di una dimensione sull’altra. Infatti, appare evidente come non si possa giungere ad una completa<br />

e robusta teoricizzazione dell’interrelazione paesaggio-sostenibilità senza il supporto di osservazioni<br />

empiriche che ben rappresentino la mutevolezza e cangianza del reale nelle sue innumerevoli<br />

forme dello <strong>spazi</strong>o-tempo. L’ignorare la magnitudine, l’intensità e l’estensione degli effetti osservabili e<br />

prevedibili funzionali alla descrizione dell’interrelazione paesaggio-sostenibilità farebbe perdere autorevolezza<br />

alla narrazione teoretica, slegando la memoria storica dalla mutevolezza del presente. Analogamente,<br />

l’elaborazione di un’analisi pratica non può prescindere dalla struttura teorica di riferimento,<br />

perché verrebbero a mancare sia i limiti che ne segnano percorso e focalizzano lo scopo, sia i postulati<br />

e gli assunti scientifici che ne supportano l’elaborazione e la stessa esecuzione. Infine, appare evidente<br />

dunque che è proprio mediante lo sviluppo sinergico di queste due dimensioni che si devono risolvere<br />

(o almeno vi si deve provare) le problematiche enunciate all’inizio di questa breve introduzione. Tale<br />

disamina deve essere funzionale ad un ripensamento del rapporto paesaggio-sostenibilità ed all’organizzazione<br />

del territorio sul quale questa relazione insiste. Tale ripensamento deve necessariamente interessare<br />

sia la parte politica che la parte civica nel comprendere e declinare nuove (più efficienti e<br />

meno dispendiose) forme organizzative del bene comune, in questo caso reificato nei vari elementi che<br />

costituiscono il paesaggio e che modellano il territorio. Da tale ripensamento deve scaturire un “genere<br />

di vita” capace di promuovere una giustizia ambientale e sociale a vasta scala, in grado di esaltare il<br />

rapporto paesaggio-sostenibilità, ridurre le conseguenze – ormai in alcuni casi – irreparabili prodotte<br />

da un’errata ed eccessiva antropizzazione degli ecosistemi naturali, e mettere in atto meccanismi che<br />

possano prevenire il futuro depauperamento di risorse (sia umane che naturali).<br />

In tal senso la ricerca scientifica deve essere strumento a supporto di polis e civitas, per la promozione<br />

di nuove forme organizzative e strutturali del bene comune paesaggio, non rispondenti a dinamiche<br />

di interesse particolare slegate ed antitetiche al rapporto paesaggio-sostenibilità ma funzionali ad<br />

un miglioramento di quest’ultimo. Definire parametri di ricerca e confrontarci da un punto di vista<br />

scientifico implica chiedersi come procedere per meglio coniugare razionalità sociale e territorializ-<br />

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