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La necessità di gestire le aree marginali assicurando le attività antropiche ecosostenibili è vista dalla UE come un<br />

presupposto della conservazione degli stessi siti della Rete Natura 2000.<br />

Il documento di presentazione rinvenibile sul sito ufficiale della UE all’indirizzo http://europa.eu.int/comm/dg11/<br />

nature/home.htm recita: “La rete “Natura 2000” non è dunque rivolta alla creazione di santuari naturali in cui<br />

qualsiasi attività umana sia sistematicamente proibita. La tutela della biodiversità dei siti designati può richiedere<br />

la continuazione o la promozione di attività antropiche”. Tanto che in alcune regioni dell’Unione i tagli in zona<br />

SIC/ZPS non sono assoggettati a valutazione di incidenza nella misura in cui l’approvazione del Piano di gestione e<br />

assestamento forestale assorbe l’iter della valutazione stessa.<br />

La situazione descritta e, più in generale, la mancanza di un’efficiente programmazione dell’intero<br />

comparto silvo-pastorale, sono ben note e si estendono certamente oltre i confini della Regione Lazio<br />

andando ad interessare soprattutto le aree del Centro-Sud.<br />

L’importanza di “programmi di salvaguardia e manutenzione del patrimonio boschivo e naturale<br />

con la delineazione, a questo scopo, di una domanda specifica di lavoro a condizioni particolari” così<br />

come “il concetto che la salvaguardia ambientale non sono possibili senza l’impegno delle popolazioni<br />

che abitano il territorio da tutelare, esaltandone le funzioni di mantenimento e di controllo attivo”. Ciò<br />

è noto da tempo e ha trovato autorevole conferma nella 1° Conferenza nazionale della montagna<br />

(Roma 18-19 dicembre 1995) e da allora la situazione generale sembra ben poco cambiata.<br />

D’altra parte, la vera e propria scomparsa di maestranze specializzate e l’estinzione delle classiche<br />

attività dell’economia montana, possono a buon diritto considerarsi i motivi primi della generale situazione<br />

di precarietà ed abbandono in cui versano gran parte dei territori montani e delle aree ad economia<br />

marginale della Regione Lazio. Intervenire con professionalità e coerenza in questi ambiti, può<br />

quindi consentire la razionalizzazione eco-sostenibile delle attività silvo-pastorali tradizionali e costituire<br />

l’occasione per agevolare la creazione di imprese che consentano di intraprendere iniziative di vario<br />

tipo e che possano servire ad invertire l’attuale tendenza all’abbandono delle aree marginali e contribuire<br />

a creare una nuova mentalità (non più solamente consumistica) soprattutto nei giovani.<br />

Fig. 7 – a) Pecora Quadricorna b) Pecora Sopravvissana c) Capra Bianca Monticellana<br />

In questo contesto gli enti che amministrano terre collettive potrebbero giovarsi in modo diretto<br />

della razionalizzazione di queste attività (in primo luogo la selvicoltura) che da sempre hanno consentito<br />

la vita assicurando, nel contempo, la migliore tutela del territorio e dell’ambiente.<br />

Fig. 8 – a) Capra Grigia Ciociara b) Capra Capestrina c) Capra Fulva<br />

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