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Aa.Vv. (2016), Commons/Comune, Società di studi geografici. Memorie geografiche NS 14, pp. 277-286<br />

FRANCESCO DE PASCALE, VALERIA DATTILO,<br />

FRANCESCO NEBBIA, ALESSANDRO AGUS<br />

GEOETICA E BENE COMUNE NELL’ERA DELL’ANTROPOCENE<br />

1. INTRODUZIONE. — Il dibattito sulla geoetica (Peppoloni, Di Capua, 2012) si è allargato negli ultimi<br />

anni nell’ambito della salvaguardia dell’ambiente e del clima e la resilienza è divenuta un concettocardine<br />

anche all’interno di questa nuova disciplina, che si trova molto in sintonia con la geografia.<br />

In tale contesto, la geoetica, in collaborazione con la geografia del rischio (1), può certamente<br />

contribuire soprattutto nell’educare il territorio in termini di gestione integrata del rischio fino a divenire<br />

uno strumento in grado di potenziare la resilienza e tutelare il bene comune. La geoetica è una disciplina<br />

relativamente recente. Nasce nel 1991 avendo come obiettivo principale quello di porre<br />

l’attenzione sulla valorizzazione e la salvaguardia della geosfera (2) (Peppoloni, Di Capua, 2015).<br />

Quantunque la geoetica venga considerata come una branca delle geoscienze, tuttavia, i filosofi, i sociologi,<br />

gli economisti ed attualmente anche i geografi (De Pascale et al., 2014; 2015; 2016) hanno cercato<br />

di definirla dai propri punti di vista. In termini semplici, la geoetica fornisce delle linee guida (3)<br />

volte ad orientare la società nella scelta di comportamenti appropriati rispetto a problemi concreti<br />

della vita dell’uomo, cercando di trovare soluzioni compatibili con la preservazione della natura, del<br />

territorio e del bene comune (Peppoloni, 2011, p. 1). La geoetica, inoltre, è finalizzata alla creazione di<br />

un quadro per una significativa cooperazione tra i governi, le industrie (che rappresentano gli sviluppatori<br />

di georisorse), la società civile (gli utenti delle georisorse), le organizzazioni non governative<br />

(ONG) e i geoscienziati, con il fine di uno sviluppo ecosostenibile delle georisorse (4) (Limaye, 2015).<br />

I punti chiave di osservazione geoetica sono, quindi, i seguenti: promuovere la diversità degli ecosistemi;<br />

valutare gli effetti a lungo termine delle attività umane sull’ambiente e anche sulla specie<br />

umana; fare previsioni per invertire le conseguenze impreviste ed inattese derivanti da attività umane e<br />

mantenere adeguate opportunità e le alternative aperte ai posteri di utilizzare le risorse naturali (Cascio,<br />

2005). Ciò rappresenta il paradigma del tempo presente secondo cui il modello di produzione e<br />

(1) Con “geografia del rischio” si fa riferimento ad un settore specifico di studi, nell’ambito dei quali il rischio è considerato come<br />

l’interazione tra fenomeno naturale e società umana. Questo approccio viene formalizzato negli Stati Uniti, negli anni Quaranta e Cinquanta<br />

del secolo scorso, nell’ambito della cosiddetta “Scuola di Chicago”: partendo dallo studio sul campo delle pianure alluvionali americane, i<br />

ricercatori avevano rilevato, infatti, che, nonostante le ingenti somme spese per massicce opere di difesa idraulica, i danni prodotti dalle<br />

inondazioni erano addirittura aumentati. Giunsero allora alla conclusione che nessuna soluzione tecnica risulta efficace contro il rischio di<br />

inondazione se non c’è anche un adeguato coinvolgimento della popolazione. In Francia, la geografia del rischio è stata approfondita sin dagli<br />

anni Ottanta; all’inizio, i rischi naturali sono stati studiati soprattutto dal punto di vista della geografia fisica, che si interessa al fenomeno<br />

naturale; successivamente, prevarrà il richiamo alla necessaria unità tra geografia fisica ed umana nel trattare la questione del rischio<br />

(Bertoncin et al., 2014).<br />

(2) Si occupa di alcune tra le più rilevanti emergenze ambientali: inquinamento e problematiche dei rifiuti, effetto serra e variazioni<br />

climatiche. Si preoccupa di incoraggiare un’analisi critica sull’uso delle risorse naturali, di promuovere la corretta informazione sulla<br />

pericolosità e sui rischi del territorio, di favorire lo sviluppo di tecnologie ecocompatibili.<br />

(3) La geoetica si interroga sulle seguenti questioni: il confronto con i problemi geologici globali, così da individuare nella complessità<br />

quegli elementi che, pur distinguendosi, sono in grado di unirsi nel perseguimento di obiettivi comuni; l’uso razionale e sostenibile delle nostre<br />

georisorse; la diffusione adeguata e corretta dei risultati di studi scientifici e di informazione sui rischi, che permette ai ricercatori di ottenere<br />

la fiducia della comunità, al fine di garantire la qualità dei prodotti di ricerca; l’aiuto alla gestione efficiente delle emergenze, per proteggere<br />

la comunità dai rischi geologici nei momenti critici; il potenziamento dei rapporti tra la comunità scientifica, i mass media e l’opinione<br />

pubblica, attraverso la partecipazione costante negli <strong>spazi</strong> offerti dai media; il rispetto della legge e il supporto delle decisioni politiche;<br />

l’organizzazione di strumenti didattici efficaci per lo sviluppo della consapevolezza dei valori e dei comportamenti corretti; l’identificazione<br />

di nuovi elementi, sia in termini di contenuti e attività, che possano essere diretti verso nuove relazioni e visioni culturali ed etiche; il<br />

trasferimento dei valori culturali dell’ambiente a chi lo abita; la promozione di gruppi di lavoro all’interno delle università e delle associazioni<br />

di categoria, per lo sviluppo degli argomenti sopra elencati, anche con una prospettiva flessibile e prudente ai fini del riesame delle certezze<br />

scientifiche e della riflessione sulla mutevolezza della conoscenza e dei ruoli (Peppoloni, Di Capua, 2012).<br />

(4) Praticare la geoetica non è restrittivo per quanto riguarda l’uso delle risorse, ma richiede un’analisi delle ripercussioni a breve e a<br />

lungo termine dell’uso proposto degli ecosistemi correnti e dei servizi che questi ecosistemi rendono alla società.<br />

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