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economici, esecuzione e collaudo di opere pubbliche, ove applicabile”, ossia la necessità di una progettazione<br />

eseguita da un tecnico (“gli oneri conseguenti non possono concorrere in misura superiore al 50%<br />

alla determinazione dei costi rimborsabili”), con un certificato di collaudo e tutti i documenti necessari<br />

per garantire la sicurezza e tutelare il Comune in caso di incidenti.<br />

Alla fine del 2014 anche il comune di Chieri ha varato un proprio “Regolamento comunale per la<br />

partecipazione nel governo e nella cura dei beni comuni”. Secondo questo regolamento i beni comuni<br />

sono quelli riconosciuti dalla collettività e governati secondo principi di cura condivisa e partecipazione:<br />

Il Comune di Chieri, anche al fine di tutelare le generazioni future, tutela i beni che la collettività riconosce come<br />

comuni, in quanto funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali delle persone nel loro contesto ecologico urbano<br />

e rurale. Principi fondamentali nel governo dei beni comuni sono la cura condivisa e la partecipazione nei processi<br />

decisionali (art. 1).<br />

Il Regolamento di Chieri prende spunto da quello di Bologna e ne amplia alcune parti, inserendo<br />

come possibili strumenti di organizzazione le “Fondazioni aperte di scopo: Fondazioni organizzate in<br />

modo partecipato volte al perseguimento di un fine definito”, le “Fondazioni di vicinato o comprensorio”<br />

e i “Community land trust: trasferimenti di proprietà vincolati al perseguimento permanente di scopi<br />

legati all’interesse di una comunità di riferimento ed amministrata nell’interesse della medesima in modo<br />

aperto e partecipato”. Inoltre riconosce un ruolo più importante a quelli che nel Regolamento di Bologna<br />

erano definiti “cittadini attivi” e che qui vengono riconosciuti come “soggettività autonome”. Queste<br />

possono agire sia su beni pubblici, sia su beni privati, qualora questi versino in stato di abbandono, in<br />

base al principio di “funzione sociale della proprietà”, sancito dall’articolo 42 della Costituzione. Le modalità<br />

di governo dei beni comuni sono decise in base a regolamenti interni alle comunità di riferimento,<br />

che “dovranno garantire l’autogoverno, l’accessibilità e l’imparzialità nell’uso dei beni comuni e degli<br />

strumenti di produzione messi a disposizione dal Comune, mediante pratiche decisionali condivise che<br />

assicurino una gestione includente ed ispirata alla libera espressività del talento individuale nella cura e<br />

nel governo dei beni comuni”. In più il Regolamento di Chieri istituisce una sorta di arbitraggio per le<br />

controversie che possano nascere tra il Comune e le soggettività autonome: la Giuria dei beni comuni,<br />

composta da cinque persone sorteggiate, che hanno il compito di decidere anche “su istanza di una comunità<br />

di riferimento a cui sia negata la stipula di un patto di condivisione relativo a un bene da essa ritenuto<br />

comune”.<br />

Strumento principale di questo regolamento sono i “Patti di condivisione”, che di fatto non si discostano<br />

di molto dai “Patti di collaborazione” presenti nel regolamento bolognese, né per quanto riguarda<br />

le assunzioni di responsabilità, né per quanto riguarda la possibilità di azione all’interno dello<br />

<strong>spazi</strong>o condiviso riconosciuto come bene comune.<br />

3. IL PERCORSO DI CIVISM A FIRENZE. — CIVISM (ovvero Circolo Virtuoso di Sant’Ambrogio –<br />

Murate) è un processo partecipativo finanziato dell’Autorità per la partecipazione della Regione Toscana,<br />

promosso a Firenze da alcune associazioni che si raccolgono intorno allo Sportello EcoEquo,<br />

una struttura comunale cogestita insieme alle realtà cittadine sensibili al tema della sostenibilità e dei<br />

nuovi stili di vita. Il progetto, nato per promuovere forme di benessere collettivo a partire dalla condivisione<br />

tra persone nel quartiere pilota di Sant’Ambrogio (poi esteso a tutta la <strong>città</strong>), ha avuto, nel<br />

corso dei sei mesi di durata prevista, una decisa sterzata sulla questione della gestione condivisa degli<br />

<strong>spazi</strong> pubblici, emerso come tema comune e rilevante per molti dei partecipanti.<br />

La <strong>città</strong> di Firenze appare, in questi ultimi anni, attraversata da processi di riappropriazione dello<br />

<strong>spazi</strong>o da parte dei cittadini e in molti casi da esplicite azioni di rivendicazione del diritto a usarli, trasformarli,<br />

gestirli in modo autonomo, a fronte dei diffusi processi di abbandono, mercificazione e privatizzazione<br />

portati avanti dalla stessa pubblica amministrazione. La richiesta di <strong>spazi</strong> liberi dai condizionamenti<br />

del mercato (obbligo di consumare) e dalla soffocante morsa dei regolamenti comunali<br />

(che rendono impossibile qualsiasi uso creativo, spontaneo e conviviale di strade, piazze e <strong>spazi</strong> verdi)<br />

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