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nel 2014 per forzare la dirigenza dell’istituto ad accettare le condizioni chieste dalla PAH. Inoltre la<br />

PAH di Sabadell è una delle più attive tra i nodi catalani nella campagna di “Opera sociale”, che consiste<br />

nell’occupazione a scopo abitativo di edifici vuoti di proprietà di istituti di credito.<br />

Per spiegare come sia stato possibile sviluppare un’agenda politica così ricca e variegata, prendo<br />

qui in considerazione il ruolo del “gruppo di supporto” nella “coltivazione” del nuovo soggetto che<br />

rompe la razionalità neoliberista. Infatti, affermare una pratica di rottura con la razionalità dominante<br />

è un processo lungo e difficile per le persone coinvolte ed è proprio su questo che gli istituti di credito<br />

fanno leva: l’enorme stress emotivo di chi colpito dalla perdita della casa. È per questo che si rendono<br />

necessari dei meccanismi costanti di supporto e mutuo aiuto, prima di tutto emozionale. Tale necessità<br />

si è manifestata ai militanti della PAH di Sabadell nel momento in cui l’assemblea settimanale ha iniziato<br />

a crescere notevolmente in termini d partecipazione, per cui risultava impossibile dare voce ai bisogni<br />

e le richieste di tutte le persone coinvolte. Come affermato da un’attivista a proposito della creazione<br />

del gruppo di supporto:<br />

L’assemblea del mercoledì cresceva sempre di più, […], ma ad un certo punto ti rendi conto che alcune persone<br />

dopo un paio di assemblee non vengono più, che non si ha più il tempo di seguire l’evoluzione di tutte le situazioni,<br />

[…], qui si parla di situazioni delicate di persone depresse che vivono una fase molto delicata a livello personale.<br />

[…] Abbiamo iniziato quindi a chiederci cosa non andasse, sai per noi non è questione di quante persone<br />

partecipino, ma vogliamo vedere le persone prendere forza, stare meglio, avere voglia di lottare per una società<br />

basata sull’uguaglianza, […], il gruppo di supporto è questo, ci prendiamo cura l’uno degli altri, le persone sono<br />

là per te (SH6, conversazione personale; trad. dell’autore).<br />

Centrati sulla pratica del mutuo aiuto, gli incontri settimanali del gruppo di supporto sono organizzati<br />

in maniera molto semplice. Ogni partecipante si presenta spiegando come è arrivata (3) alla<br />

PAH e richiamando l’attenzione su qualunque argomento senta la necessità di discutere e confrontarsi<br />

con gli altri. Durante la mia ricerca sul campo, queste discussioni hanno riguardato qualunque tipo di<br />

argomento, ben al di là delle sola questione della casa: dalle preoccupazioni per il futuro dei propri figli<br />

alla mancanza di lavoro, dalla violenza domestica al razzismo quotidiano. In questo modo, ogni partecipante<br />

sente che qualunque cosa le capiti, avrà qualcuno con cui condividere i propri sentimenti;<br />

ogni altra partecipante è infatti là per ascoltarti, darti conforto e sostenerti. Questa sensazione è rafforzata<br />

dalla durata indefinita degli incontri: le altre rimangono alle riunioni fino a che tutte abbiano<br />

presa parola.<br />

A mio avviso l’esperienza del gruppo di supporto della PAH di Sabadell costituisce dunque un<br />

esempio di commoning in cui a essere messa in comune è la vita stessa: private di quelle risorse materiali<br />

centrali (in primis la casa) nella definizione della loro identità sociale in un contesto urbano, le<br />

persone arrivano alla PAH provando disperazione e colpa e trovano un luogo in cui le altre sono pronte<br />

a condividere con te tutto il loro tempo, le loro conoscenze, esperienze di vita ed emozioni per darti<br />

supporto. Il “comune” diventa così un verbo, pratica collettiva di condivisione e cura verso gli altri.<br />

Grazie a tale supporto emotivo, le persone sono in grado di gestire i momenti più difficili del lungo<br />

percorso per affermare il proprio diritto alla casa; è attraverso questa pratica quotidiana e continua di<br />

cura delle altre che si riesce a costruire l’alternativa alla razionalità neoliberista. I benefici di tale pratica<br />

di cura sono riassunti chiaramente nelle parole di una delle più assidue frequentatrici del gruppo:<br />

Accettare che hai bisogno degli altri è forse la parte più difficile all’inizio, io mi vergognavo nell’esporre me stessa e il<br />

mio dolore a degli sconosciuti, ma ero esaurita, non riuscivo a trovare un modo per risolvere la situazione da sola,<br />

[…], il gruppo di supporto è stato un balsamo, la scoperta di un nuovo mondo di emozioni e affetti, […], ho trovato<br />

persone che senza conoscermi sono rimaste ad ascoltarmi per forse due ore, dandomi consigli, abbracciandomi<br />

(piange, n.d.r.), […], non avete idea di quanta energia io riesca a trovare anche solo pensando a questo luogo, […],<br />

anche dopo quegli incontri in cui non avevo praticamente parlato ma soltanto ascoltato gli altri, mi sentivo più forte<br />

(3) Userò il femminile universale nell’analisi del gruppo di supporto in quanto la maggioranza di chi vi partecipa è costituita da donne.<br />

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