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2. IL PARCO NAVARINOU. — La mattina del 7 marzo 2009 attivisti di vecchia data e di più recente<br />

formazione, armati di picconi, pale e trivelle, si diressero verso un parcheggio all’angolo fra via Navarinou<br />

e via Zoodohou Pigis nel quartiere di Exarchia, a poca distanza dal punto in cui Alexander Grigoropoulos<br />

era stato ucciso, e iniziarono a rompere la superficie d’asfalto, piantandovi al suo posto delle<br />

piante. Il lotto, di proprietà della Camera tecnica di Grecia (TEE), da tempo e per un lungo periodo era<br />

stato utilizzato come un parcheggio a pagamento. Proprio nel 2008 la Camera Tecnica riprese una precedente<br />

idea di costruirvi i propri uffici. L’associazione dei residenti di Exarchia si oppose al nuovo<br />

piano, chiedendo la realizzazione di un’area verde, il cui bisogno era già stato manifestato dagli abitanti<br />

negli anni precedenti (1). Unendo le forze con un collettivo nato durante la rivolta del dicembre 2008, i<br />

cittadini decisero di occupare l’area e di creare autonomamente un parco. Dal secondo giorno di occupazione<br />

e di lavori si era già costituita un’assemblea aperta, volta a definire il carattere che l’organizzazione<br />

del parco avrebbe dovuto avere: autogestita, non gerarchica e non commerciale.<br />

Il quartiere in cui è nato il parco si caratterizza per alcune specificità <strong>spazi</strong>ali, sociali e politiche:<br />

almeno dalla fine della dittatura dei colonnelli è la “casa” di un gran numero di movimenti radicali, che<br />

negli anni hanno instaurato buoni rapporti con gli abitanti di tutto il quartiere. La sua stessa materialità<br />

è impregnata di significati e simboli di resistenza, prodotti in anni di pratiche quotidiane di rivolta<br />

e contrasto alla normalizzazione imposta dai poteri economici e politici urbani.<br />

Per capire il tipo di <strong>spazi</strong>alità che da allora si produce tramite il parco e come questa si opponga allo<br />

<strong>spazi</strong>o regolarmente prodotto nella <strong>città</strong> neoliberista, sono importanti alcune note teoriche. Nel modo di<br />

produzione capitalista lo <strong>spazi</strong>o viene prodotto da Stato e capitale come “striato” (Deleuze-Guattari,<br />

1997, p. 581), cioè come una superficie chiusa, ripartita in intervalli secondo determinati tagli o striature<br />

appunto, tramite le quali si cerca di fare valere al suo interno determinate relazioni sociali e <strong>spazi</strong>ali funzionali<br />

al potere economico e istituzionale. In questo modo il valore sensorio e immaginifico dello “<strong>spazi</strong>o<br />

vissuto” (Lefebvre, 1994, pp. 39-41; Soja, 1996, p. 67) viene negato e si cerca di neutralizzarne l’operatività<br />

fatta di pratiche quotidiane, immagini, memorie, e della loro capacità simbolica e di resistenza al potere.<br />

Lo “<strong>spazi</strong>o comune” del parco Navarinou emerge invece nel momento in cui lo “<strong>spazi</strong>o vissuto”<br />

supera la marginalità a cui viene relegato: solo abitando lo <strong>spazi</strong>o di Exarchia, conoscendone la sua<br />

materialità permeata di storia e significati, e vivendo il più generale contesto ateniese durante la rivolta<br />

del dicembre 2008 (“<strong>spazi</strong>o vissuto”), gli abitanti del quartiere e gli attivisti ateniesi, hanno potuto immaginare<br />

nuove conflittuali rappresentazioni dello <strong>spazi</strong>o (“<strong>spazi</strong>o concepito”) e promuovere delle<br />

pratiche che potessero modificare materialmente quel luogo (“<strong>spazi</strong>o percepito”), grazie alla produzione<br />

di idee, pratiche e simboli. Tutti gli attivisti e i membri dell’assemblea del parco intervistati, considerano<br />

l’esperienza del Navarinou come un’impronta speciale della rivolta “di dicembre” e come<br />

inevitabilmente legata all’identità del quartiere di Exarchia.<br />

Il parco è così divenuto nel tempo un luogo di confronto tra varie soggettività politiche, un luogo<br />

dove si proiettano film all’aperto, si ospitano eventi e concerti, dove si portano i figli a giocare, o dove<br />

semplicemente si trascorre il proprio tempo libero. Dopo sei anni di occupazione, l’assemblea del parco,<br />

aperta a tutti e tenuta regolarmente almeno una volta a settimana, è frequentata con costanza da poco più<br />

di dieci persone, ma ce ne sono molte altre che partecipano, quando possono, al mantenimento e al miglioramento<br />

materiale del sito, oltre che all’organizzazione degli eventi.<br />

In tutto questo periodo, ci si è trovati a dover fronteggiare numerosi problemi, a partire ad esempio<br />

dai raid della polizia che avevano caratterizzato soprattutto la prima fase dell’occupazione. Una questione<br />

di considerevole importanza è quella relativa allo spaccio di stupefacenti, che il parco condivide con tutto<br />

il quartiere di Exarchia. Gli intervistati hanno raccontato di una vera e propria “organizzazione mafiosa”<br />

all’interno dell’area, indirizzata e protetta, secondo il loro parere, dalle forze di polizia. In particolare nel<br />

parco Navarinou, ci sono stati periodi in cui sono stati necessari degli interventi da parte dell’assemblea e<br />

(1) Va sottolineato come quello di Exarchia sia uno dei quartieri più densamente popolati e con meno <strong>spazi</strong> pubblici del centro di Atene.<br />

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