Storia popolare della filosofia - prova-cor
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Su alcune recenti interpretazioni platoniche.<br />
Per un’interpretazione “sistematica” del pensiero di Platone.<br />
Gadamer ha osservato che non si possono leggere i dialoghi platonici senza tenere conto <strong>della</strong> tradizione indiretta<br />
(che comprende le “dottrine non scritte”). 231 E in ciò egli si riferiva alla sua ermeneutica, per la quale<br />
l’interpretazione di un testo (ma anche la sua composizione e scrittura) avviene nell’ambito di un contesto di<br />
pensiero che è già, in qualche modo, una concezione del mondo. Già lo stesso Platone nel Fedro aveva<br />
rilevato l’insufficienza del dis<strong>cor</strong>so scritto e la funzione del pensiero vivo, solo traducibile nel <strong>cor</strong>so del<br />
dialogo e <strong>della</strong> discussione orale (in cui si dà una dinamica di interrogare e rispondere). Solo in funzione di<br />
un pensiero interpretante un testo può avere significato. Platone, dunque, supponeva l’esistenza di un<br />
pensiero non scritto, come strumento in virtù del quale i testi scritti potessero essere compresi nei loro<br />
significasti. Gli scritti avrebbero, in questo senso, la funzione di richiamare alla memoria ciò che già si sa,<br />
non quella di elaborare nuove conoscenze. Prima che nel dis<strong>cor</strong>so scritto, il pensiero e la conoscenza<br />
prendono <strong>cor</strong>po nella mente del soggetto che indaga. Perciò Gadamer ha parlato del “circolo ermeneutico”<br />
come del contesto culturale complessivo in cui ogni opera “vive”. Se in tale contesto non si pongono<br />
domande che in un testo possono trovare risposte, questo testo può dirsi “inutile”. Ogni opera si iscrive in<br />
un dis<strong>cor</strong>so aperto e “<strong>cor</strong>rente”. Platone scrisse i dialoghi per fissare quelle domande e quelle risposte che<br />
scaturivano dal generale contesto di pensiero del suo tempo: la morte di Socrate era, ad esempio, la grande<br />
componente problematica di quel pensiero in cui interrogativi pressanti urgevano con particolare vivacità.<br />
Giovanni Reale ha rilevato che in funzione delle “dottrine non scritte” le teorie di Platone acquistano una<br />
significativa unità e sistematicità. Gadamer rifiuta una interpretazione “sistematica” di Platone, ma ciò nel<br />
senso del “sistema” come costruzione artificiale, in cui ogni sviluppo e ogni parte hanno la loro ragion<br />
d’essere nell’insieme già progettato. Sappiamo, invece, che il pensiero di Platone è come un fuoco vivo, un<br />
<strong>cor</strong>so di pensiero che di volta in volta accoglie ciò che vi si presenta nel suo cammino. Kramer ha precisato<br />
che il progetto filosofico di Platone “era mantenuto piuttosto elastico e flessibile”; Gaiser ha osservato che “il<br />
sistema platonico comporta un costante sviluppo”; Reale ha inteso sottolineare l’interna coerenza di quel<br />
pensiero.<br />
231 Cfr. G. Girgenti (a cura di), La nuova interpretazione di Platone. Un dialogo tra H. G. Gadamer e la Scuola di<br />
Tubinga-Milano, Rusconi, Milano 1998.